Un paio di settimane fa ho parlato di alcuni aspetti legati alla campagna Un libro è un libro mirata a chiedere l’equiparazione dell’IVA sugli e-book (oggi al 22%, mentre sui libri cartacei si applica l’aliquota del 4%). Il differente trattamento tributario è dato dal presupposto che l’e-book è formalmente considerato come un servizio digitale concesso con licenza d’uso, quindi l’acquirente non ne acquista la proprietà. In questi giorni il ministro dei Beni e delle attività culturali Dario Franceschini ha annunciato la presentazione di un emendamento all’articolo 17 della legge di stabilità 2015, con lo stesso obiettivo della campagna:
L’emendamento – che prevede “di considerare libri tutte le pubblicazioni identificate da codice ISBN e veicolate attraverso qualsiasi supporto fisico o tramite mezzi di comunicazione elettronica” – va nella direzione giusta e segue un analogo provvedimento adottato in Francia, ma è una posizione coraggiosa da sostenere.
Come spiegavo giorni fa, il concetto di e-book come servizio digitale (e non bene acquistabile come invece è la pubblicazione cartacea), con tutte le conseguenze tributarie che ne derivano, è una definizione dell’Unione Europea ed è dunque a quel livello che va aperta e condotta una trattativa.
Andare contro questa disposizione significa rischiare di subire una procedura di infrazione (che porterebbe ad invalidare il provvedimento), ma il governo ne è ben consapevole: la scorsa primavera, nel decreto legge per la promozione della Cultura e del Turismo, era stato già previsto un precedente tentativo di abbassamento dell’IVA sugli e-book, che non fu approvato proprio in quanto contrario alle norme dell’Unione Europea.
Da allora nulla è cambiato su questo fronte, quindi non ho modo di capire quali siano le aspettative reali del ministro e del governo in merito a questa nuova iniziativa. Nella speranza non si tratti di un refresh di facciata, spero possa essere il primo passo verso un risultato concreto.