IVAN MASTRO dottore in Lettere ....

Creato il 08 luglio 2013 da Massimocapodanno
Questa sera presso l'Università degli Studi Suor Orsola Benincasa di Napoi Ivan con 104 su 110 si è laureato in Lingue e culture moderne con una Tesi di Laurea in Letteratura Tedesca sullo scrittore tedesco Stefan Andres: un esilio letterario su mare.  Relatore : Prof.ssa Paola Paumgardhen .
Il sostegno morale delle sue amiche di sempre
SCRIVE IVAN MASTRO
"Positano, celebre meta di turismo della Costa d’Amalfi, durante il periodo del Nazionalsocialismo (1933-45) soltanto un borgo di pescatori, rappresenta per emigranti e rifugiati politici in fuga dalla Germania e dall’Austria una seconda patria, un rifugio «precario», «nascosti ai margini della storia». Tra coloro che trovarono la salvezza a Positano ci fu la famiglia di Stefan Andres.
Andres nasce il 26 Giugno 1906 nella regione della Mosella. Dopo la morte del padre, all'età di dodici anni entra come novizio nel convento di Redentoristi a Vaals, che ben presto lascia per dedicarsi alla vita da letterato. All’Università di Köln sceglie di studiare germanistica, filosofia e storia dell’arte. Con la pubblicazione del suo primo romanzo Bruder Luzifer nel 1932, vince la borsa di studio Abramo Lincoln, ed il suo primo pensiero è venire in Italia. In quel periodo vive per qualche mese ad Anacapri, da dove visita Napoli, Pompei, la Costiera Amalfitana e Paestum. Al Sud, ricorderà più tardi, trova «la solitudine appartata e la luce chiarificatrice e acquietante su ogni cosa». Nella primavera del 1933 si reca una seconda volta al Sud: è allora che scopre per sé Positano e, con la moglie Dorothee, prende alloggio per qualche mese a “Casa Carmela”. Dopo l’ascesa di Hitler al potere, la vita in Germania diviene sempre più difficile, per la sua avversione al potere e per il fatto di essere sposato con una “mezza ebrea”. Così Andres e famiglia decidono, nel settembre del 1937, di emigrare nell’appartata Positano «per nascondersi per un paio d’anni ai margini del mondo». Nella località abitano, già dagli anni ’20, numerosi stranieri: scrittori, artisti e «stravaganti giramondo», come li definisce lo stesso Andres, ma anche emigranti politici dalla Germania e dall’Austria, tra cui Armin T. Wegner, Martin Wolff, Walter Meckauer, Elisabeth Castonier, Irene Kowaliska, Kurt Craemer. La famiglia Andres si stabilisce dapprima a “Casa Santa Croce”, poi nella penultima casa prima del cimitero, nell’attuale Via Stefan Andres. La vita a Positano a quei tempi costa poco - l’affitto annuo di una casa ammonta a 70 marchi, ­­- la popolazione locale si contraddistingue per la gentilezza nell’accoglienza, e la repressione politica inizialmente è piuttosto debole. Spesso le ordinanze di espulsione o di arresto della Wehrmacht vengono annullate grazie a certificati umanitari del medico di Positano o all'intervento del Parroco di allora. Dalla Germania gli giungono esigui compensi per pubblicazioni giornalistiche e librarie, così Andres si attiva come traduttore o impartendo lezioni private di tedesco. Dopo la visita di Stato di Hitler in Italia nel 1938 e la successiva promulgazione delle “Leggi razziali” nella Penisola, la situazione peggiora, specialmente per gli emigrati di origine ebraica. Gli anni di guerra recano nuove limitazioni agli Andres a Positano: con l’espulsione dalla Reichsschriftumskammer (“Camera degli scrittori del Reich”) gli introiti dalla Germania cessano quasi del tutto, e la famiglia conosce così la fame e la povertà. Nel novembre del 1942, per la malnutrizione, muore di tifo la figlia primogenita Mechthild, di soli 9 anni, sepolta ancora oggi nel cimitero di Positano, a due passi dalla loro abitazione. Con il protrarsi della guerra l’isolamento cresce. Tagliato fuori dagli avvenimenti, e
  
dagli sconvolgimenti a livello mondiale, Andres lavora ai suoi romanzi. Durante la mattinata scrive, e la moglie Dorothee corregge e ricopia con la piccola macchina dattilografica le sue opere. La speranza nella fine della guerra e nella caduta del nazismo si fa più tangibile nel settembre del’43, quando dall’alta terrazza sul golfo si osserva lo sbarco degli Alleati nel porto di Salerno, e ciascuno anche le bambine di Andres imparano la parola “armistizio”. Certo, la liberazione si fa attendere ancora. Dopo l’occupazione dell’Italia Meridionale, Andres è considerato “straniero nemico”. Nei turbolenti anni alla fine della guerra, la terrazza di casa Andres diviene un crocevia di incontri con soldati alleati e prigionieri di guerra tedeschi. Solo nel 1949, dopo dodici anni dal suo trasferimento a Positano, l’emigrazione termina e Andres torna in Germania, ove risiede ad Unkel. Nel 1961 decide di far ritorno in Italia, la sua seconda patria. Muore a Roma il 29 giugno 1970.   Le opere scritte a Positano fanno di Andres uno degli scrittori più letti nella Germania del dopoguerra, imprimendo nelle menti di molti lettori l’immagine della «piccola, bianca città sul mare». Il nome di Positano, nelle opere di Andres, viene mascherato con nomi come «Poseidonia» o «Città-morta», in tal modo da proteggerla dalla curiosità del mondo, dai turisti, e farla diventare un rifugio fuori dal tempo. «Città-morta» per gli eroi di Andres era il luogo del ritiro dal mondo, della vita che si è fermata e dell’incontro con l’eterno. Per Andres stabilirsi a Positano significa esprimere quel desiderio di distanza dal mondo, quel «rifugiarsi ai margini della storia». Tra il 1937 e il 1948 furono scritte a Positano diverse opere, tra cui ricordiamo Der Mann von Asteri, Der gefrorene Dyonisos, Wir sind Utopia, Die Hochzeit der Feinde e Ritter der Gerechtigkeit. Il tema del rifugio è il Leitmotiv delle sue opere, e lo ritroviamo anche nella trilogia Die Sintflut, scritta una volta in Germania nel’49.
Ma l’opera che è considerata un omaggio a tutta la cittadina di Positano è senz’altro, Positano, Geschichte aus einer Stadt am Meer,(Positano, Storie da una città sul mare), pubblicata nel 1957, dopo il suo rientro in Germania. Questa si compone di una serie di racconti che ritraggono un mondo nuovo, fatto di uomini semplici e dimessi, ove Andres svela finalmente la vera identità di «Città-morta», descrivendo realisticamente alcuni abitanti che l’hanno accompagnato nel suo esilio italiano, e la colonia di artisti che vivevano rifugiati ai margini del mondo. Andres in questi racconti ha concentrato tutta la sua attenzione artistica sulla vita interiore di questi personaggi. Infatti, nelle sue opere, egli vuole rappresentare proprio quella forma cristiana di esistenzialismo, nella quale mettere a confronto la conformazione della vita umana, che si alterna tra la libertà e il senso di colpa che l’uomo sente dentro di sé. Perciò la sua opera non verrà mai dimenticata: perché essa mette in moto quella autocritica contemporanea, che ci spinge alla ricerca di Dio e alla ricerca della verità.
  E' FINATAAAAAAAAAAAA... il via ai festeggiamenti al dott. Mastro     e poi tanti abbracci  da amiche e parenti         con le sorelline, con papà e le sorelline  
con le inseparabili amiche Ines e Giovanna
    Una foto ricordo con parenti ed amici ...ma a me con Ivan nessuno ha fatto una foto ????? jaaa mandatemela please....

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