Il monologo del corvo
La colomba, credo, è molto più idonea
a svolgere il compito, a portare la novella
nel piccolo becco stanco, già raddensata in simbolo,
in ramoscello, speranza, modello per pittori
nei manifesti di pace. Perciò scelgo l’assenza,
ora che sono chiuse le sorgenti all’abisso
e le cateratte del cielo. Scelgo limpida coscienza:
prima di me il diluvio. Sulle piume nere porto il sole,
guardo acuto i fatti miei, sotto il limo
becco abilmente gli occhi al peccatore. Gracchio,
mi pingeranno sugli stemmi, e dritto sulla neve
nero come una parola. M’insegneranno a dire
nevermore. Sarò famoso. La colomba, tuttavia,
è proprio fatta per svolgere questo compito:
si ricopra di piume nel suo volto la speranza,
nelle mie piume acquisti sembianze l’orrore.
Critica di Pilato
Poteva, forse, tentare un’altra volta
di fermare il meccanismo, di spostare lo scambio
e andarsene così, in beato oblio. Poteva,
certamente, impedire almeno ai suoi mascalzoni
di burlarsi così dell’arrestato,
e di uccidere così all’inizio la metafora
della corona di spine. Poteva, infine,
essere più prudente nel porre le domande,
magari anche retoriche; è un pericolo cercare
cos’è la verità quando la storia,
come vento innanzi all’alba, muta direzione,
e tintinnano gli anemometri. E disse, tuttavia:
ciò che scrissi, scrissi, e in tal modo salvò
un poco di autostima, una briciola d’oro,
schiacciata nella polvere, al patibolo.
Ciò che non disse va sofferto
nel quotidiano sforzo di rispettabilità,
e questo è il peggio: come aggirare
il suo modello fissato di comportamento,
il rinnovare l’equità dentro scodella d’acqua
e la coscienza tranquilla: il delitto, sono gli altri.
da Lalić Poesie, Jaca Book, 1991 a cura di Aleksandar V. Stefanović, traduzione Eros Sequi
per i testi in originale (e il libro): QUI
per leggere un’intervista al poeta: questo link
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