Ivan Zaytsev, un russo in maglia azzurra che cerca una finale Mondiale come il suo papà

Creato il 07 ottobre 2010 da Mariellacaruso

Il pensiero mi ha sfiorata per la prima volta in aprile dopo le convocazioni di Andrea Anastasi per la stagione azzurra che portava al Mondiale. Nel 'listone' c'era pure il nome di Ivan Zaytsev. E non per la sua chiara origine poco italiana - basta che il biondo schiacciatore apra bocca per capire che è solo una questione nominale - ma perché il suo papà Vyacheslav è stato il palleggiatore dell'Unione Sovietica schiacciasassi dalla fine degli anni '70 ai primi anni '80. La stessa che nel 1978 fece rimanere d'argento il sogno del Gabbiano azzurro.
Ecco. Pensavo non alla nazionale multietnica - oltre Zaytsev ci sono Dragan Travica,figlio di Ljubo, allenatore ed ex pallavolista croato, e Michal Lasko, figlio di Lech campione olimpico polacco nel 1976 - ma alle strane coincidenze del destino. Qualcuno mi disse che era un puro esercizio mentale perché il giovane Ivan più che probabilmente non sarebbe stato nei 14 Mondiali. Invece Ivan Zaytsev c'è. E se sabato 9 ottobre l'Italia batterà il Brasile 'rischia' di giocare una finale mondiale nello stesso palazzetto in cui la giocò il padre... ma con una maglia diversa.
"Sarebbe stupendo se questo rischio diventasse realtà - dice Ivan -. Quando vinse papà erano altri tempi, lui era l'icona della sua nazionale. Io invece faccio parte di un gruppo fantastico che sta lavorando benissimo da sei mesi".
Cosa ti ha raccontato papà di quella finale?
"Nulla. Mi ha sempre detto e sottolineato che l'ha vinta. Del resto erano gli anni in cui i russi erano i più forti del mondo e vincevano tutto un po' come l'Italia degli anni '90".
Come ti sei sentito quando hai saputo che avresti fatto parte del gruppo dei 14?
"E' stata una bella soddisfazione, ho tirato un bel respiro di sollievo. C'era da tempo il ballottaggio tra me e Maruotti, mi dispiace per lui. Abbiamo sempre dato tutto entrambi in allenamento, alla fine Andrea (Anastasi, ndr) ha fatto la sua scelta e io sono contento di essere qua".
Ti senti più italiano o più russo?
"Il mio passaporto dice italiano ma caratterialmente mi sento più russo. Ma sto in Italia da una vita, tutta la mia vita è qui e ogni volta canto l'inno italiano più forte che posso, forse più forte degli altri".
Che rapporto hai con gli altri due esponenti della Nazionale multietnica?
"Siamo molto uniti, giochiamo ogni giorno nella squadra di riserva e si sta creando un'amalgama ancora più forte nella squadra dei panchinari".
Tornando a papà... pensi che aver cambiato ruolo passando da palleggiatore a schiacciatore ti abbia liberato psicologicamente dal confronto con lui?
"La tensione e la paura del confronto con lui non l'ho mai avuta. Magari perché non sono mai arrivato all'affermazione come palleggiatore. Adesso mi sto dedicando totalmente al nuovo ruolo e anche mio papà sta cominciandosi ad abituare al mio cambio di ruolo e alla mia presenza in Nazionale".
Essere russo nel carattere significa essere più freddo nel gestire le situazioni?
"A 22 anni è difficile essere freddo. Sono in un periodo di maturazione personale, pallavolistico e caratteriale. Sto scoprendo nuovi lati di me e come cercare di perseguire i miei obiettivi. Sono testardo e non mi accontento mai di quello che faccio".
Qualcuno ha detto molto sottovoce che nel caso in cui la vostra avventura dovesse concludersi con un sogno qualche scalpo andrà via... anche il tuo ciuffo?
"Non lo so... forse non si riferivano ai miei capelli visto che ho cominciato l'estate rasato a zero. Ma in quel caso si potrà fare di tutto".