J’accuse: Lettera aperta a Michel Martone

Creato il 25 gennaio 2012 da Ifioribludizazie

Per Michel Martone

Solo uno spunto di riflessione. Vorrei sapere quante persone in Italia si sono laureate nei tempi richiesti dall’ordinamento e sono ancora prive di un’occupazione stabile.Quante, dopo la laurea, si sono specializzate, hanno seguito la strada della formazione permanente, hanno svolto tirocini, work experience e via di seguito. E ancora, quante, per la propria libertà, sono soggiogate dalla perdita di dignità “sociale” non riuscendo a produrre un reddito costante. Gli unici parametri per misurare capacità d’intelletto sembrano essere il ruolo che si occupa e il reddito prodotto. Questo avviene perché i meccanismi di inserimento post universitari, nel pubblico così come nel privato, non sono trasparenti e non soddisfano principi di equità. I giovani avrebbero riposto maggiore fiducia nei rappresentanti della propria generazione presenti nel governo in carica, se avessero messo da parte giudizi generici e superficiali su un problema annoso che riguarda la disoccupazione giovanile e le difficoltà generate da un sistema universitario oramai scisso dalla sua componente produttiva sul territorio. Una persona capace avrebbe riconosciuto le falle di un sistema obsoleto fondato su rapporti di potere, inciuci parentali e “spintarelle delle disuguaglianze”. Chi non rappresenta la mediocrità ma neppure la componente intellettuale preparata avulsa dal mercato degli scambi per parentela dovrebbe avere almeno il buon gusto di stare in silenzio, osservare la realtà quotidiana e avere un pò di umiltà. Anzi, avendo ottenuto tale privilegio dovrebbe adoperarsi per trovare qualche soluzione per gli altri nel breve periodo. La categoria più massacrata negli ultimi dieci anni, sono proprio alcuni laureati, svegli e aggiornati che, dopo l’agognata pergamena, hanno cominciato a studiare di nuovo partecipando a concorsi pubblici per esami. Concorrere con 10.000 candidati è una sfida più che impavida. Dopo il superamento delle prove sono rimasti a casa a causa del blocco delle assunzioni. Sono invecchiati aspettando l’immissione in ruolo. 10.000 laureati vincitori di concorso parcheggiati a casa. Ovviamente mi riferisco a concorsi di tipo ministeriale ed enti economici pubblici. Leggi applicate in maniera distorta? o funzionari inetti, reclutati con la stessa modalità del privilegio a scapito degli altri? governo iniquo? disinteresse per i figli di nessuno? E così gli epiteti si rinnovano e dopo bamboccioni, fannulloni, anche sfigati. I soliti ricorsi vichiani.

Indignati è dir poco. Se si stritolano i nostri titoli ne esce sangue. Vecchio e nuovo sono solo facce diverse della stessa medaglia e come pillola rivendicativa  propongo una poesia di Rocco Galdieri interpretata anche da E.De filippo che s’intitola E pè me…

E pe’ me ‘o Signore ha scritto
‘nu destino ‘ntussecuso.
“Chesta è ‘a stoppa, tie’. – m’ha ditto –
Fila!” E nun m’ha dato ‘o fuso.
Fila! Fila? È ‘na parola
cu’ ‘stu munno malamente…
Chi t’aiuta e te cunzola?!
Chi te guarda? Chi te sente?!
- “Ah! Signo’, vuie m’îte dato
stoppa assaie… Sta bbene; ‘o ssaccio…
Ma… vedite: ‘Stu ffilato,
senza ‘o fuso i’ comm’ ‘o ffaccio?…”
M’ha risposto: – “E quanno maie?
Mo’ mettevemo n’ at’uso?!
Penz’ a’ vecchia ca filaie
cu’ ‘nu spruoccolo pe’ fuso…”

La “stoppa” viene intesa come talento e il “fuso” come la raccomandazione. Lo spruoccolo è un umile pezzo di legno..della serie :”il talento si fa strada da sé” o così avrebbe dovuto essere…Oggi i fusi abbondano ma dov’è la stoppa? Ai posteri l’ardua sentenza.