J. Edgar è un film di Clint Eastwood. Non un regista qualsiasi, ma una delle massime voci del cinema americano di oggi, e quindi impossibile da valutare senza tenere conto dell'aspettativa.
Un biopic su John Edgar Hoover storico direttore dell'FBI per 48 anni, dagli albori del proibizionismo alla discussa presidenza Nixon. Una figura ingombrante nella storia americana, una delle persone più potenti del secolo scorso a capo del bureau investigativo numero uno nel mondo. Un'impresa ardua riuscire a condensare in poco più di due ore una vita del genere.Eastwood abbandona lo stile classico, e preferisce una struttura frammentaria già testata con il precedente Hereafter; continui salti fra passato e presente scandiscono la storia di un uomo pieno di segreti in bilico tra la figura di eroe nazionale a quella di uomo cinico e assetato di potere. Gli inizi della carriera, la carica di direttore, i cambiamenti attuati al bureau, la lotta al crimine, le geniali intuizioni e la ricerca spasmodica di giustizia. Insieme a questo il regista infila nelle pieghe di questa biografia il lato oscuro di un Edgar Hoover ossessionato dal controllo, preso da manie di protagonismo, reticente ad abbandonare la sua poltrona di direttore e un odio profondo contro i cosiddetti "cospiratori" che di volta in volta chiedono giustizia, pace e misure più eque. Emerge inoltre con grande impeto il lato privato e sentimentale di quest'uomo, dove scopriamo il rigido e fascista direttore preso da pulsioni omosessuali represse e impegnato a gestire una fredda relazione con il suo assistente personale Clyde Tolson; in ultimo la figura della madre (inperpretata da Judi Dench), donna iperprotettiva e capace di creare vere ossessioni nel maturo Edgar.
Come avrete capito carne al fuoco ce n'è tanta, e altissime erano le aspettative. Purtroppo il film naufraga in una piattezza sconcertante, mai un sussulto e con un'ultima parte in bilico tra la noia e lo scontato che rischia di rovinare quel poco di buono visto qua e là durante il film. Clint dimostra (ancora una volta) di non riuscire a tramutare in poesia le grandi figure storiche, dove i fatti ti costringono a restare dentro delimitati binari che il grande regista sembra voler eludere a ogni inquadratura. J. Edgar nonostante tutto strappa un 6 politco grazie a Leonardo Di Caprio che si dimostra nuovamente all'altezza del compito. Una grandissima interpretazione (rovinata dal doppiaggio italiano) che sicuramente merita una nomination ai prossimi oscar e una possibile statuetta.
Ah c'è anche Naomi Watts e il gemello di Social Network, tutti e due molto bravi, ma rovinati da invecchiamento posticcio di incredibile mediocrità, roba quasi da anni '80.