Il modo in cui Clint Eastwood si ricollega al patrimonio cinematografico a stelle e strisce non è dunque un semplice rimando, più o meno criptico, a Orson Welles, che certo non gli è lontano per molti aspetti; abbiamo qui, semmai, un'esplicita carrellata di come la fondazione dell'FBI influenzi l'immaginario collettivo cinematografico (splendida la citazione di Nemico pubblico di James Cagney) e non. Nel film si fa cenno al modo di intendere le aspirazioni e i sogni giovanili, alle proiezioni del pubblico e per il pubblico, indipendenti dalla realtà degli eventi. Di contro, mi sembra che il film di Eastwood non funzioni nell'intersezione tra ordine cronologico e meccanismo di flashback attraverso l'abusato strategia dell'intervista per costruire un libro biografico (strategia che ha esito già migliore ne Le passeggiate al campo di Marte). Mi sembra, insomma, che se si voleva puntare a scavare nell'intimo di una persona, di un uomo così potente e così solo, il risultato è qui insufficiente. C'è la possibilità che Eastwood volesse sfocare e lasciare nel vago il ritratto, ma J. Edgar lascia comunque uno spiacevole senso di incompiuto, soprattutto in rapporto all'impegno di un film d'autore così elaborato ed elegante.
Il modo in cui Clint Eastwood si ricollega al patrimonio cinematografico a stelle e strisce non è dunque un semplice rimando, più o meno criptico, a Orson Welles, che certo non gli è lontano per molti aspetti; abbiamo qui, semmai, un'esplicita carrellata di come la fondazione dell'FBI influenzi l'immaginario collettivo cinematografico (splendida la citazione di Nemico pubblico di James Cagney) e non. Nel film si fa cenno al modo di intendere le aspirazioni e i sogni giovanili, alle proiezioni del pubblico e per il pubblico, indipendenti dalla realtà degli eventi. Di contro, mi sembra che il film di Eastwood non funzioni nell'intersezione tra ordine cronologico e meccanismo di flashback attraverso l'abusato strategia dell'intervista per costruire un libro biografico (strategia che ha esito già migliore ne Le passeggiate al campo di Marte). Mi sembra, insomma, che se si voleva puntare a scavare nell'intimo di una persona, di un uomo così potente e così solo, il risultato è qui insufficiente. C'è la possibilità che Eastwood volesse sfocare e lasciare nel vago il ritratto, ma J. Edgar lascia comunque uno spiacevole senso di incompiuto, soprattutto in rapporto all'impegno di un film d'autore così elaborato ed elegante.
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