"Ogni libro rappresenta un momento in cui una persona in silenzio - e quel silenzio è parte del miracolo, ricorda - cerca di raccontare a tutti noi una storia".
Bud poteva parlare senza sosta della speranza dei libri, della promessa dei libri. Diceva che non era un caso se un libro si apriva proprio come una porta.
Inoltre, diceva, intuendo una delle mie nevrosi, potevo usare i libri per mettere ordine nel caos. A quattordici anni mi sentivo più vulnerabile che mai al caos. Il mio corpo cresceva, si riempiva di peli, era animato da pulsioni che non capivo. E il mondo fuori dal mio corpo sembrava altrettanto volatile e capriccioso.
Le mie giornate erano controllate dagli insegnanti, il mio futuro era in mano alla genetica e alla fortuna. Ma Bill e Bud mi garantivano che il cervello era mio e lo sarebbe sempre stato.
Dicevano che scegliendo i libri, i libri giusti, e leggendoli lentamente, attentamente, avrei potuto tenere sotto controllo almeno quello.
(J.R. Moehringer, Il bar delle grandi speranze, Piemme)