Anno: 2012Durata: 130'
La trama (con parole mie): l'ex soldato Barr, tiratore scelto, mette in atto l'omicidio senza apparente motivo di cinque apparenti innocenti, finendo per essere arrestato e posto di fronte alla scelta di confessare in cambio della condanna a morte oppure andare incontro ad un processo.Ma proprio mentre lo stesso Barr viene ridotto in fin di vita a seguito di un pestaggio avvenuto nel corso del suo trasferimento in carcere, Jack Reacher, ex membro della polizia militare in cerca di Giustizia esce dal suo volontario anonimato per scoprire se la ricostruzione delle forze dell'ordine corrisponda oppure no a verità.Aiutato dall'avvocato della Difesa Helen, l'investigatore dovrà dare spazio a tutte le sue abilità per poter chiudere il caso, identificare i colpevoli e fare in modo che i torti vengano riparati, anche a scapito di quello che è l'ordine costituito.
A volte ci starebbe proprio di ringraziare per l’esistenza di film come Jack Reacher ed affini: roba di grana grossa – ma neppure troppo, a ben guardare – lineare e semplice, senza pretese, con quel giusto equilibrio che passa tra divismo tamarro ed una robusta dose di attrazione che, neanche ci trovassimo nel più serrato dei thriller, calamita allo schermo dal primo all’ultimo minuto.
Non che avessi dubbi, rispetto a quest’ultima fatica di Tom Cruise che, come al solito, nelle produzioni cui prende parte non in mano a registi di nome e di carattere, assume un controllo pressoché totale sull’intera opera, finendo per esaltarne il lato “cruisiano”, per l'appunto, ai massimi livelli: eppure, nonostante Scientology ed un ego che può tranquillamente rivaleggiare con quello del Cannibale, il buon Tom continua a non riuscire a darmi sui nervi o crearmi problemi a godermi tutto il suo lavoro, in parte perché è indubbia la sua professionalità, in parte perché questo suo fare perennemente sopra le righe pare in qualche modo divertito e divertente.
E così, nel pieno di una pellicola che ha più il sapore dell’intrigo anni settanta che non dell’action anni ottanta, scopriamo che il Nostro – che non va propriamente fortissimo in altezza – pare sempre aggirarsi attorno al metro e novanta, lo osserviamo sfoderare un paio di momenti al limite del trash che fanno sorridere – il petto nudo di fronte alla procace avvocatessa Rosamund Pike è già un piccolo cult – ed un’aura a metà tra gli Expendables e Jack Bauer, il tutto comunque senza far risultare ridicolo o al limite dell’assurdo un personaggio tosto e cazzutissimo – come, del resto, il genere vuole – evitando figuracce come quella di Liam Neeson nel recente, e pessimo, Taken 2.
Ma lasciando per un momento da parte l’ingombrante Tom, la riflessione più importante rispetto a Jack Reacher va riservata allo script – oltre al sempre mitico Robert Duvall, che porta sullo schermo un personaggio fordiano fino al midollo -, che a dispetto delle aspettative e nonostante una certa linearità a tratti telefonata risulta intrigante quanto basta per ricordare, per l’appunto, più Il giorno dello sciacallo – quello originale, non la schifezza colossale che fu il remake – che non Die hard – tanto per citare due pellicole con protagonista un altro simbolo del Cinema d’azione che una ventina d’anni fa sarebbe stato perfetto nel ruolo di un Reacher meno rigido e più scombinato – anche se, a ben guardare, il passato da militare del protagonista rende quasi più adatto Cruise a prestare corpo ed anima a questo spaccaculi tutto d'un pezzo -: l’intrigo che ruota attorno all’ex soldato Barr – colpevole, tra l’altro, di una serie di omicidi a sangue freddo compiuti sotto le armi nella stessa modalità di quelli che aprono il film e che vanno a toccare un nervo decisamente scoperto per quanto riguarda la società USA –, che piuttosto che essere incriminato e schiaffato sul tavolo dell’iniezione letale preferisce rivolgersi a quella che, di fatto, è la sua nemesi – Reacher, per l’appunto – in modo che la verità venga a galla risulta funzionale e sicuramente efficace, benchè non tamarro quanto ci si potrebbe aspettare.
Nonostante questo non mancano i momenti sopra le righe, entrata ad effetto del protagonista compresa: l’invisibile – se vuole, altrimenti molto visibile ed ovviamente molto alto – uomo d’acciaio ed ex investigatore della polizia militare prende in questo modo e da par suo a cuore la difesa di un individuo che lui stesso aveva consegnato alla Giustizia proprio in nome della stessa, nel pieno rispetto di quei valori tutti a stelle e strisce che prevedono, di fronte ai massimi sistemi, un piuttosto evidente sprezzo delle regole e delle strutture che potrebbero impedire la riuscita dell’impresa stessa.
In questo senso, Jack Reacher è un antieroe profondamente statunitense, una sorta di “reazionario positivo” simile ai pistoleri senza macchia dei vecchi western che prende il pubblico per mano grazie all’attore che lo interpreta e lo conduce attraverso una vicenda che non avrà gli acuti dell’instant cult ma che risulta assolutamente una goduria dall’apertura ai titoli di coda, una proposta senza pretese, realizzata con ottima perizia e perfetta per la tipica serata d’intrattenimento che possa impegnare solo parzialmente il cervello e regalare il numero giusto di passaggi che possano anche solleticare l’esaltazione del pubblico – maschile o femminile poco conta -.
Dovesse dunque capitarvi per le mani, buttatevici a capofitto senza troppa preoccupazione: in fondo, a guidarvi ci sarà qualcuno che, in un modo o nell’altro – sempre poco ortodossi, ma sicuramente efficaci – saprà condurre l'audience intera alla risoluzione della vicenda senza che ci siano dubbi sul fatto che, quando lui entra in gioco, non ci sono cazzi per nessuno.
Soprattutto per chi è parte della squadra sbagliata.
E allora, beh, non vorrei proprio essere nei loro panni.
MrFord
"Fight fight fight
just push it away
fight fight fight
just push until it breaks
fight fight fight
don't cry at the pain
fight fight fight
or watch yourself burn again."The Cure - "Fight" -