Magazine Musica

Jaco, il più grande bassista di tutti i tempi

Creato il 14 ottobre 2014 da Lucastro79 @LucaCastrogiova
Musica Foto del bassista Jaco Pastorius

Published on ottobre 14th, 2014 | by radiobattente

0

La mattina del 21 settembre del 1987, le apparecchiature poste accanto al letto di un reparto del Broward General Medical Center di Fort Lauderdale si spengono. Il cuore del paziente appena trentacinquenne che tenevano in vita cessa di battere tre ore dopo. Nove giorni prima era giunto in coma, con fratture multiple al cranio e al braccio e l’occhio sinistro quasi del tutto fuori dall’orbita. Nonostante gli scarni progressi all’interno del quadro clinico che vedevano il paziente reagire agli stimoli elementari, seppur mai effettivamente cosciente, una fatale emorragia spinge i medici a dichiararlo cerebralmente morto e i familiari a far cessare quell’agonia artificiale.

Tra quelle mura asettiche si è appena spento colui che portò un’innovazione incredibile sul suo strumento, paragonabile a quella di Hendrix per la chitarra, Armstrong per la tromba e Parker per il sassofono: John Francis Pastorius III, per gli amici Jaco. Il più grande bassista di tutti i tempi, per sua stessa definizione.

Il pestaggio da parte di Luc Havan, venticinquenne esperto di arti marziali e proprietario del Midnight Bottle Bar, nel quale tentò di entrare sfidando le minacce del gestore, ridusse Jaco in coma e col volto orrendamente sfigurato. Secondo la versione di Havan, il bassista quella notte era incontrollabilmente su di giri, e ciò lo avrebbe indotto a colpire alla tempia il bassista dopo aver cercato di allontanarlo senza risultati. Jaco a quel punto sarebbe crollato accidentalmente sull’asfalto battendo violentemente il capo a seguito del forte impatto. Le testimonianze di quella notte e i referti medici raccontano, tuttavia, di una bestiale e violenta aggressione. Nonostante le dichiarazioni contrarie, Havan riuscì comunque ad ottenere una condanna per omicidio preterintenzionale a 22 mesi di carcere e 5 anni di libertà vigilata. Dopo appena quattro mesi fu scarcerato per buona condotta e adesso è agente immobiliare a Palm Beach.

La diapositiva di quel fatale 11 settembre ritrae uno Jaco ormai succube preda della sua follia e dei suoi eccessi, in un vortice delirante di inesorabile decadimento e consapevole autodistruzione.
Era giunto a Fort Lauderdale per assistere al concerto di Santana, ma fu prontamente allontanato dalla sicurezza dopo essersi catapultato sul palco con l’intento di alzare il braccio ad Alphonse Johnson, bassista della band, come un improvvisato e grottesco arbitro di un incontro di pugilato. Santana salutò comunque l’esaltato musicista alla fine del concerto, ma ciò non avrebbe placato l’ira e l’avvilimento di Jaco che, furibondo, si diresse verso il Midnight Bottle Bar, ignaro che quella fosse la sua ultima notte.

Lasciati alle spalle i fausti di un passato da mito indiscusso ed emulato, negli ultimi anni il celebre bassista è oramai un vagabondo senza fissa dimora che offre lezioni di basso o un autografo in cambio di pochi spiccioli. Un’accertata sindrome bipolare affianca lo smodato uso di droghe e di alcol, tracciando le linee frantumate di un quadro assolutamente privo di prospettiva. Ben lontano dai tratti di un geniale “Monet con molto più ritmo”, come fu battezzato da un suo amico.
Jaco è da considerarsi IL bassista, citato nei conservatori di tutto il mondo con la medesima riverenza riservata a Mozart.

La sua fu un’esistenza inaccettabilmente breve. Una genialità libera, anarchica, ma eccezionalmente lucida e razionale, la attraversò come una scarica elettrica capace di sovvertire i canoni generali e l’ordine secondo il quale fino ad allora era stato confinato il basso. Fornì una nuova visione delle cose, dipinse scenari tecnici inimmaginabili, in una ricerca continua e disperata verso nuovi orizzonti in cui proiettare inediti contesti musicali. E parte di sé.
Con il suo basso elettrico fretless, già utilizzato negli anni Sessanta da John Entwistle degli Who e John Paul Jones dei Led Zeppelin, Jaco iniziò a suonare le melodia dei pezzi che ascoltava in radio non limitandosi più a replicare le semplici linee di basso.
Per la prima volta, dunque, attribuiva il ruolo solista a quello che era sempre stato considerato strumento di puro accompagnamento. L’intensità eccezionalmente profonda delle sue esecuzioni, la complessa tecnica che lo rese capace di suonare simultaneamente melodie, effetti percussivi, accordi e armonici, e la visionaria creatività, lo resero un punto di riferimento indiscusso per i bassisti di tutto il mondo e di ogni generazione.

Il primo approccio musicale avviene attraverso la batteria, dimostrando un forte talento repentinamente dissolto da una frattura al polso riportata durante una partita di football. A 19 anni incontra lo strumento che segnerà il suo destino: un Fender Jazz del 1962 da cui rimuoverà tutti i tasti presenti, riempendo i solchi con mastice per legno e rivestendo il manico con una decina di strati di resina epossidica per barche, consegnando alla leggenda la sua (attribuita) invenzione del basso elettrico senza tasti

Avviò la sua carriera dapprima con uno straordinario e maniacale studio dello strumento, cui si accompagnavano tournée logoranti per tutti gli stati dell’America. L’esordio rivoluzionario è segnato dall’omonimo album “Jaco Pastorius”. Successivamente nascerà un fondamentale sodalizio artistico con il gruppo fusion dei Weather Report, capitanati da Joe Zawinul e Wayne Shorter. In uno dei tour intrapresi con la band, Jaco scopre l’alcol e la cocaina, fino ad allora sempre allontanate a causa dell’alcolismo del padre, anch’egli musicista jazz. Il rapporto con Zawinul è incentrato su una simbiosi perfetta tra allievo e mentore, e l’allontanamento dalla band segna un punto di non ritorno nel crollo psicologico dell’artista.

Nel 1976 inizia un’importante collaborazione con la musicista Joni Mitchell, cui seguiranno incisioni con artisti minori. World of Mouth rappresenta invece uno strabiliante progetto orchestrale curato personalmente da Pastorius. Finita l’esperienza dei grandi gruppi, la carriera di Jaco inizia a essere sostituita da una buia lotta contro droga, alcol e i demoni che tormentavano il suo animo frantumato. La vita di Jaco si spegne piano piano, striscia dopo striscia, bicchiere dopo bicchiere, consumando indegnamente l’esistenza di un’anima inarrestabile, mossa costantemente da una scintilla di estro che ancora oggi riesce a vibrare tra le casse di chi ascolta uno dei suoi live o si cimenta nell’esecuzione di uno dei suoi brani. E di lui ci resta questo: il mito, i dischi, e il rammarico per un contributo svanito troppo presto.
Jaco ha assecondato il suo talento allineandolo a studio innovativo e dedizione, aprendo le porte di un mondo che noi tutti, adesso, stiamo percorrendo.

Ilaria Coppolino

print

About the Author



Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :