Jacopo Cirillo: il suo Topolino tra Stephen King e il “Dottor Who”

Creato il 04 aprile 2014 da Lospaziobianco.it @lospaziobianco

Jacopo Cirillo si è laureato in semiotica a Bologna ed è corso subito a Milano per lavorare con i libri. Intanto che aspettava ha co-fondato “Finzioni”, un progetto di lettura creativa. Adesso collabora con Rizzoli, sceneggia storie per Topolino, fa il ghost writer di Paperinik, scrive cose per Linkiesta e prova a fare il canottiere sui Navigli, preferendo di solito l’aperitivo sugli argini.

Una laurea in semiotica, un progetto culturale “Finzioni” dichiaratamente dalla parte del lettore e le recensioni di serie televisive per “Serialmente”. Cosa c’entra tutto questo con il mondo Disney?
La laurea in semiotica, materia notoriamente priva di utilità pratica, almeno secondo il senso comune, mi ha insegnato soprattutto che il mondo funziona secondo criteri narrativi e che quello che qualcuno chiama provvidenza, o caso, o spirito, io lo chiamo narratività. Allora il parlare di lettori e di serie tv e lo scrivere storie per Topolino fa tutto più o meno parte della stessa roba e, soprattutto, funziona tutto più o meno allo stesso modo. In più, scrivere storie per Topolino per me è molto catartico: come parecchi della mia generazione, ho imparato a leggere sulle sue pagine e mi ha dato talmente tanto, in termini di divertimento e di cultura, che mi sembra quanto meno doveroso ripagarlo con il mio piccolo contributo alla sua continuità.

Come è iniziata la tua esperienza in Disney?
E’ iniziato tutto in maniera molto naturale, quasi ovvia. Ho proposto un soggetto – ispirato a una storia vera perché nell’estate del 2011, insieme alla mia fidanzata e futura moglie, mi sono trovato senza casa per più di un mese (l’affitto della vecchia era scaduto e la nuova non era ancora pronta) e abbiamo girato un po’ tra amici e conoscenti. Da qui ho avuto la mia prima idea, in cui Paperino cerca ospitalità nelle case dei parenti. Il soggetto è piaciuto e dopo qualche negoziazione su vari dettagli, ho scritto la sceneggiatura. Non avendo alcuna esperienza in merito, prima di iniziare mi sono studiato tonnellate di vecchie sceneggiature, confrontandole con le rispettive storie pubblicate, per iniziare a imparare il meccanismo. Dopo la prima, venuta tutto sommato bene, ho provato con la seconda, sempre basata su un’esperienza personale e cioè la fondazione di un sito web, in cui Tip e Tap creavano il giornalino on-line della scuola. Da lì è partito tutto e non mi sono più fermato. Ho appena concluso la ventunesima, dunque se fossimo in America la mia creatività potrebbe chiedere una Bud light al bar.

Come ci si accosta alla scrittura di personaggi impressi nell’immaginario collettivo?
Innanzitutto bisogna conoscerli a menadito e solo l’averli frequentati per tutta la vita permette di padroneggiarli al meglio. La sfida più difficile e divertente è provare a rinnovarli (più che innovarli) e calarli nella contemporaneità senza tradire la loro identità, formatasi in anni di storie. Topolino è uno di noi, bene o male sappiamo sempre come affronterà qualsiasi tipo di situazione. Non bisogna forzarlo – i lettori se ne accorgerebbero subito – ma nemmeno aggrapparsi troppo alla tradizione classica. Un misto di rispetto per quello che è stato e di presunzione per quello che vorresti che fosse, ecco.

Dove trai ispirazione per le tue storie?
Un po’ dappertutto. Spesso nella vita di tutti i giorni, nelle cose che succedono a me e alle persone che mi stanno intorno. Mi piace molto studiare e articolare i rapporti tra i personaggi, farli interagire tra loro e vedere che cosa succede. Io penso che personaggi così famosi e conosciuti abbiano una vita propria: molto spesso basta metterli vicini, guardarli da fuori e vedere che cosa fanno. Poi cerco di mettere dentro alle storie tutto quello che vedo e che leggo: film, libri, serie tv. Non solo parodie (anche se mi divertono molto, soprattutto ‘Miseriaccia’, il rifacimento di Misery di Stephen King con Trudy e Topolino, di prossima uscita) ma anche piccoli riferimenti all’interno della singola scena o vignetta. Un sacco di easter egg e di citazioni che non intralciano la lettura per chi non le riconosce e che la migliorano o, forse, la insaporiscono, per chi le coglie. Penso che, soprattutto per chi scrive storie per mestiere, gli input debbano essere pari agli output. Mi spiego: se io leggo cento libri, guardo cento serie tv e cento film, tutto quello che so e che imparo lo devo riversare in egual misura in quello che creo. Sempre, ovviamente, filtrandolo secondo i rispettivi canoni e codici linguistici e visivi.

Quale è il tuo metodo di lavoro?
Il soggetto, solitamente, lo butto giù di getto. Lo creo e me lo scrivo tutto in testa nei momenti in cui la memoria muscolare fa il resto: mentre guido, corro, faccio la doccia, passeggio, vado in autobus o in metro eccetera. Poi semplicemente lo ricopio su un foglio word. Approvato il soggetto, per ogni tavola che devo scrivere faccio prima un (orribile) disegno preparatorio con i volumi, gli spazi e le inquadrature. Successivamente metto i dialoghi. Considero la singola tavola come un sistema autosufficiente che deve avere il proprio ritmo e la propria simmetria interna. Dalla prima poi passo alla seconda e così via. Alla fine inizia il processo di revisione, sia per affinare descrizioni e dialoghi, sia soprattutto per testare la tenuta della storia nel suo complesso.

Nell’approccio alla scrittura quali sono i tuoi autori di riferimento?
Sicuramente Tito Faraci, che mi ha insegnato tutto quello che so. Il lavoro che ha fatto su Topolino (personaggio) e soprattutto attorno a Topolino, dunque l’esplosione di personaggi come Manetta e l’invenzione di Rock Sassi, ha segnato una delle pagine più importanti per il fumetto disneyano. Poi mi ispiro molto a Giorgio Pezzin e alle sue storie su Paperone degli anni ’80: lo zione intercetta un bisogno, crea un prodotto o un’invenzione, spesso strampalata, la cittadinanza approva, accoglie e poi rigetta, scoperto l’inghippo. In quelle storie Pezzin è riuscito perfettamente a inquadrare la società italiana del tempo traslandola a Paperopoli. Penso che sia importante fare la stessa cosa anche adesso. E poi va bé, i maestrissimi Rodolfo Cimino e Massimo De Vita. “La Trilogia della Spada di Ghiaccio” è una vera opera d’arte.

Paperino o Topolino? E soprattutto, perché?
A chi me lo chiede di solito dico: i paperi sono i preferiti dai lettori e i topi dagli sceneggiatori. Questo perché a Paperopoli i personaggi sono (sembrano, in realtà) molto più definiti e calati – quasi intrappolati – nei loro ruoli di avaro, sfortunato, pasticcione, genio eccetera, mentre a Topolinia ci sono molte più sfaccettature e i confini sono più labili. L’ho sempre pensata così, anche se ultimamente mi sto divertendo molto a scrivere storie brevi (4-6 tavole) sui paperi, approfondendo le relazioni tra i cugini Paperino-Paperoga-Gastone, un trio che ha ancora moltissimo da dare e da scoprire. Quindi direi che siamo pari!

Quali sfaccettature dei personaggi ritieni più interessanti?
Paperino non è sfortunato, né astioso e antipatico. Paperino è un uomo del nostro tempo che combatte contro le normali avversità di tutti i giorni. Ed è il suo ingegno, quello che gli permette tutto sommato di cadere in piedi, a stupirmi sempre di più. Gastone, poi, mi affascina tantissimo. Me lo immagino molto tormentato: è talmente fortunato da annullarsi quasi nella sua fortuna. Non può mai dimostrare agli altri e soprattutto a se stesso quanto vale veramente, perché non riesce ma a staccarsi dalla buona sorte che, se troppo insistente, può assomigliare sempre di più a una maledizione. E poi Topolino quando perde. Quando fallisce. Quando dimostra che non è il detective perfettino che ci hanno mostrato molte, forse troppe volte, ma uno che ci prova sempre, che a volte sbaglia ed è capace di ammettere tranquillamente i suoi limiti. E infine la grandezza della Spia Poeta, personaggio dimenticato dai più ma, a mio parere, di una potenzialità immensa. L’ho usato per la storia che uscirà nel numero di Capodanno, mettendolo vicino agli altri “cattivi” e mi piace tantissimo quel suo misto di cattiveria senza scrupoli e sensibilità poetica.

Le tue prossime sceneggiature uniscono elementi letterari e di ispirazione televisiva. Quale è il punto di sintesi di questi linguaggi e come si adatta alla gabbia fumettistica?
Secondo me il problema sta nel porsi il problema. Io non lo so come si integrano, né il loro punto di sintesi. Cerco di bombardare continuamente il mio cervello con tantissimi stimoli diversi che tendono a mescolarsi, unirsi e confondersi. In maniera abbastanza naturale, poi, prendono l’aspetto di una storia. Un po’ come quella cosa dell’acqua che prende la forma del contenitore in cui viene versata. Se provassi a razionalizzare la cosa, a dividerla in momenti e in provenienze diverse, romperei tutto il meccanismo.

Il web è prepotentemente entrato nella nostra quotidianità e nelle tue storie gioca un ruolo di rilievo. Hai riscontrato problemi nell’introduzione di questa innovazione?
Per quanto mi riguarda, nessun problema. Internet fa parte delle nostre vite e non vedo nessuna stranezza nel pensare che i nipotini usino un tablet e Paperina scriva a Paperino con Whattsapp. D’altra parte lo faccio anch’io tutti i giorni. Il più grande insegnamento che ho avuto da Tito Faraci è stato: pensa ai personaggi Disney come esseri umani e a Paperopoli e Topolinia come due città vere. E gli esseri umani che abitano in vere città usano internet con lo stesso spirito con cui guidano la macchina o vanno a lucidare monete. Forse qualche resistenza è venuta dai puristi del genere, quelli che un po’ rimpiangono gli anni d’oro di Topolino (’70 e ’80) e storcono un po’ il naso nel leggere Tip e Tap che si fronteggiano in una gara a chi ha più follower su TwitterSquitter, nel loro caso.
Ma Topolino deve crescere e cambiare assieme al mondo che lo circonda e lo contiene, e su questo non ho nessun dubbio.

E’ stata annunciata una tua storia in tre parti liberamente ispirata al “Dottor Who”. Perché hai scelto questo personaggio? Puoi darci qualche anticipazione?
Ho scelto questo personaggio per due motivi. Il primo è sentimentale: il Dottore è una delle mie serie tv preferite, capace di toccare picchi di qualità e di scrittura che non ho trovato in nessun altro prodotto televisivo. Poi, per provare a fare un ragionamento più articolato sui viaggi nel tempo. La visione del tempo del Dottore è molto diversa, quasi antitetica rispetto alla linearità classica di Zapotec e Marlin (quella di Ritorno a futuro, per capirci) e mi divertiva mettere le due teorie una contro l’altra e vedere che poteva succedere. Per adesso posso dire che sono tre puntate, i protagonisti sono i topi e che il Dottore non è né Topolino, né Pippo ma un personaggio inedito. La storia comunque è liberamente ispirata a, quindi anche chi non conosce il Dottore può tranquillamente leggerla e capire tutto quello che succede.

Facciamo un salto nel passato e uno nel futuro: come è nata l’idea e come ti aspetti che venga accolta la storia ispirata al “Dottore” alla sua uscita?
L’idea è nata da due concetti: quello dell’anacronismo e quello della direzione di percorrenza del tempo. Ma non voglio dire altro altrimenti devo raccontare tutto! Spero che venga accolta bene dai fan della serie – che non devono essere però troppo fiscali perché, appunto, è solo liberamente ispirata – e altrettanto bene da chi non ne ha mai sentito parlare.  E, come si dice, se anche solo un lettore si avvicinerà al Dottore grazie a questa storia, allora ne sarà valsa la pena.

Sei il ghost writer del Blog di Paperinik. Quale è il rapporto dei lettori di Topolino con il modo social?
I ragazzini sono molto più svegli di quello che si pensa. Molto. Per loro non c’è differenza sostanziale tra on-line e off-line, sono parti dello stesso flusso di informazioni e approccio al mondo.  L’esperienza del blog di Paperinik è bellissima perché, con i commenti, riesco a interagire molto con i lettori. Recentemente ho chiesto ai ragazzi di inventarsi degli incipit per una storia a puntate e sono venute fuori delle cose bellissime: www.paperinikmagazine.it/2013/10/15/la-costruzione-di-una-saga-autunnale-le-votazioni. Un altro aspetto quasi commovente è il loro rapporto con Paperinik: sanno ovviamente che è un personaggio di fantasia ma, nonostante questo, si rivolgono a lui (a me, quindi) come se esistesse davvero. E lui (io, quindi) gli risponde con lo stesso tono. Mi sembra una cosa molto bella.

I lettori Disney formano community molto compatte e critiche. Partecipi ai forum, interagisci con i lettori?
No, assolutamente no. Io ho messo su Finzioni con questa idea: l’autore non conta nulla. Crea delle storie, le dona alla comunità e poi si fa da parte e quelle storie diventano di proprietà assoluta dei lettori. Sono le loro interpretazioni che contano, non quelle dell’autore. Possono e devono farci ciò che vogliono. La stessa cosa vale, ovviamente, per Topolino. Io non devo spiegare quello che volevo dire o quello che volevo fare con le mie storie. Dal momento in cui sono pubblicate non conto più nulla. Per questo non leggo né partecipo ai forum, credo che non sia il mio posto, che non ne abbia diritto di cittadinanza. E mi va benissimo così! Ovviamente questa è la mia personalissima opinione. Ci sono molti autori che invece sono attivi sui forum e fanno benissimo anche loro.

Cosa puoi dirci della recente acquisizione di Topolino da parte di Panini?
C’è molto entusiasmo per questa nuova avventura editoriale e siamo tutti molto carichi per continuare sempre meglio. Topolino continuerà ad affermarsi come prodotto di qualità elevatissima, migliorando sempre di più.

Qualche anticipazione sulle prossime storie che leggeremo?
Ci sarà quella in due parti su Gambadilegno, ambientata in tribunale e in carcere, con qualche omaggio più o meno deliberato a The Shawshank redemption di Stephen King e alla serie tv Prison Break. Poi una storia scritta a quattro mani con un altro giovane sceneggiatore, molto bravo, su Zio Paperone.

I LAVORI DI JACOPO CIRILLO

Paperino in: cerco casa ostinatamente –  Topolino n. 2954 10/07/2012
Tip & Tap e i complotti del web magazine –  Topolino n. 2967 09/10/2012
Paperino in: un papero in carriera – Topolino  n. 2983 29/01/2013
Paperinik e la sovraesposizione multipiattaforma – Paperinik Appgrade n. 7 04/2013
Zio Paperone e il piede fatato - Topolino n. 2995 23/04/2013
Topolino uno di noi - Topolino n. 2996 30/04/2013
La nuova vita di Paperinik - Paperinik Appgrade n. 10 07/2013
Tip & Tap fino all’ultimo follower - Topolino n. 3005 02/07/2013
Zio Paperone e la percentuale di successo - Topolino n. 3016 17/09/2013
Macchia Nera e il botto di capodanno - Topolino n. 3032 07/01/2014
Brigitta e l’intervento amichevole - Topolino n. 3033 14/01/2014
Zio Paperone e la risposta pronta - Topolino n. 3039 25/02/2014
Paperino e la lettura obbligatoria - Topolino n. 3041 11/03/2014
Un Bassotto in: Fratelli dove siete? - Topolino n. 3041 11/03/2014
Topolino in: Miseriaccia – Topolino n. 3043 20/03/2014

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