Di estrazione laica, dichiaratamente agnostico ma ammiratore dei Santi cattolici di cui scrisse importanti biografie (come quella su San Luigi), Le Goff fu sopratutto un accanito demolitore dei pregiudizi contro il Medioevo, definito dagli ignoranti come “secoli bui”. Proprio pochi mesi fa ha sostenuto che il Rinascimento non è mai esistito ma si è trattato di un lungo Medioevo, dal VI al XVII secolo. Nessun “uomo nuovo”, il progresso è il Medioevo stesso.
«Il Medio Evo è stato sempre considerato come un periodo di passaggio tra l’Antichità e la Modernità», ha spiegato, «ma passaggio significa soprattutto sviluppo e progresso. Nel Medio Evo progressi straordinari ci sono stati in tutti i campi, con i mulini a vento e ad acqua, l’aratro di ferro, la rotazione delle culture da biennale a triennale. Ma non c’è nessuna rottura fondamentale tra Medioevo e Rinascimento, tra il 14esimo e il 17esimo secolo. Ci sono cambiamenti che non modificano in modo sostanziale la natura della vita dell’umanità. L’economia resta rurale, ciclicamente caratterizzata da carestie. Nonostante la rottura – importante – tra cristianesimo tradizionale e riformato, è sempre il cristianesimo a determinare una visione omogenea e religiosa di un’eternità definita da Dio».
Non solo progressi materiali ed intellettuali, ma anche sociali. Nel Medioevo, infatti, per la prima volta la donna acquisì l’uguaglianza sociale: «Io ritengo», scrisse Le Goff nel 2006, «che l’idea che la donna sia uguale all’uomo abbia determinato la concezione cristiana della donna e abbia influenzato la visione e l’atteggiamento della Chiesa medievale nei suoi confronti» (J. Le Goffe, “Un lungo Medioevo”, Dedalo 2006, p. 92). Anzi, ribadì in un’intervista per “Avvenire”, «credo che tale rispetto della donna sia una delle grandi innovazioni del cristianesimo; pensiamo alla riflessione che la chiesa ha condotto sulla coppia e sul matrimonio, fino a giungere alla creazione di tale istituzione, ora tipicamente cristiana, formalizzata dal quarto concilio Lateranense nel 1215, che ne fa un atto pubblico (da cui la pubblicazione dei bandi) e, cosa fondamentale, un atto che non può realizzarsi se non con il pieno accordo dei due adulti coinvolti».
Paolo Nanni, ricercatore di Storia medioevale presso l’Università di Firenze, ha valorizzato il lascito di Le Goff: «un Medioevo sottratto alla riduttiva definizione di età frapposta fra altre epoche: l’età di mezzo, quella dei “secoli bui”».
I secoli bui non sono mai esistiti, semmai ci sono state innovazioni nel Medioevo che hanno irradiato il Rinascimento e l’Illuminismo e ci sono stati momenti crudeli, non certo peggiori della ghigliottina e dei massacri degli ottocenteschi rivoluzionari francesi. Bisogna ricordarlo, anche per onorare davvero l’opera intellettuale di Jacques Le Goff.
La redazione