Jafar Panahi, il regista iraniano che filma la marginalità democratica

Da Ifioribludizazie

Il vincitore del Festival del cinema di Berlino 2013 è il regista rumeno Calin Peter Netzer. L’orso d’oro è stato assegnato al suo film Child’s pose. Secondo posto e orso d’argento a David Gordon Green, premiato per Prince Avalanche. Per la sceneggiatura si è distinto il regista iraniano Jafar Panahi che ha girato Closed curtain in completa clandestinità. Il regista dissidente è noto per il suo interesse verso la condizione umana, specie quella non pienamente riconosciuta ma addirittura giudicata, sospettata, violata, repressa. I suoi film Lo specchio del 1997 e Il cerchio del 2000, entrambi premiati, affrontano rispettivamente la condizione femminile in una società dominata dalla cultura islamica e la condizione esistenziale di alcune donne recluse nell’Iran contemporaneo. Arrestato nel 2010 per aver partecipato a movimenti di protesta contro il regime iraniano, Panahi è stato condannato alla pena della reclusione per sei anni e per altri venti gli sarà precluso scrivere, girare film, viaggiare, rilasciare interviste sia in Iran che all’estero. Sensibilità e sguardo critico sono impressi nelle riprese cinematografiche come in una scatola che amplifica senso claustrofobico e impossibilità di azione e parola.  E’ un invito alla riflessione, è un atto di consapevole coscienza rispetto all’emergenza politica del suo paese che invita a ripensare anche agli aggiustamenti da avviare nelle storture occidentali in tema di democrazia e di differenza di genere. Una democrazia divenuta insipida perché irriconoscente della storia dell’Italia passata, dei sacrifici e dei valori umani e civili che ci hanno accompagnato sinora; una democrazia poco rosa perché culturalmente permette di considerare le donne assoggettate e svantaggiate, mortificate nei ruoli, codificate in linguaggi stereotipati e costrette ancora ad assumere modalità di pensiero e di azione tipicamente virili. I paesi con una democrazia marginale devono volgere verso una sua piena realizzazione, quelli caratterizzati da regimi democratici devono tendere a dare concretezza ai principi ad essi sottesi come anche a convenzioni internazionali come la CEDAW (Convention on the Elimination of All Forms of Discrimination Against Women), un accordo internazionale legalmente vincolante sui diritti delle donne emanato dalle Nazioni Unite nel 1979. Il nostro paese vi ha aderito nel lontano 1985. Le istituzioni hanno il compito di garantirne il rispetto e la tutela arrestando immediatamente l’ondata di femminicidio che sta avanzando in tutti i paesi, democratici e non.


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