21 marzo 2016 Lascia un commento
Tuggener fu fortemente influenzato dal cinema espressionista tedesco e quello fu il taglio impresso alle fotto di strutture, impianti e ai volti duri, scolpiti nelle ombre profonde, nella serieta’ di occhi che paiono non vedere nulla oltre il lavoro. Dal fuochista all’impiegato, dal fattorino all’ingegnere, ritratti aderenti alla nuova oggettivita’ ma nel contempo esasperati nel segno netto e nel tratto obliquo, nel grigio che e’ sinonimo d’esistenza. La critica anche politica e’ evidente ma non e’ un fine ma una conseguenza di stile.
Il fotografo svizzero non ebbe molta fortuna in vita. Poco incline ai compromessi, nessuna concessione ai committenti o agli editori, una fermezza che impedi’ alle suo opere di diffondersi e che comunque non lo fermo’ dal comporre le proprie raccolte e collezioni. "Fabrik" il libro oggi ricordato come opere fondativa tra la fotografia industriale, ebbe al tempo scarso successo, oggi pero’ viene ampiamente recuperato e messo in mostra assieme ad altre foto di macchine, ritratti e costruzioni. Cinematografico anche nel raccontare storie con le singole immagini, come fotogrammi discontinui ma progressivi di una sola narrazione. A contrasto troviamo foto della ricca nobilta’ svizzera nei fasti del capodanno, rappresentazione che stride innanzi il duro lavoro dell’operaio, un occhio forse erroneamente ritenuto maligno al punto da impedire la pubblicazione da parte dei diretti interessati e solo recentemente recuperati. Non mancano video nei quali Tuggener sfogava la passione del cinema e in quale riconosciamo lo stile e il contenuto. Ancora una mostra importante, un pezzo di storia recuperato e diffuso, il giusto omaggio ad uno dei padri della fotografia di genere.
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