James Garner (1928-2014)

Creato il 20 luglio 2014 da Af68 @AntonioFalcone1

James Garner (Wikipedia)

E’ morto ieri, sabato 19 luglio, nella sua abitazione di Los Angeles, l’attore James Garner (James Scott Baumgarner, Norman, Oklahoma, 1928), noto soprattutto come interprete di serie televisive baciate dal successo (Maverick, 1957-1960; The Rockford Files, Agenzia Rockford, 1974-1980), ma che ha dato molto anche al cinema. Il modo di porsi in scena, infatti, sornione e ricco di spunti umoristici, l’eleganza e la prestanza fisica unite ad una certa sfacciataggine (negli anni contornata efficacemente da toni autoironici), hanno fatto sì che nel corso della sua carriera Garner potesse spaziare fra i vari generi, rivelando una certa duttilità.
Il debutto sul grande schermo, una volta completata la formazione attoriale presso gli Herbert Berghof Studios, risale al 1954 (una semplice apparizione in The Caine Mutiny Court-Martial, Herman Wouk), cui seguirono tutta una serie di ruoli secondari (Soli nell’infinito, Toward the Unknown, 1956, Melvyn LeRoy; Sayonara, 1957, Joshua Logan) e man mano più rilevanti (Darby’s Rangers Commandos, 1958, William A. Wellman), inframmezzati da interpretazioni in serie televisive, come su scritto (la citata Maverick), che ne consacrarono la definitiva affermazione, oltre a conferirgli notorietà presso il grande pubblico.

(antoniogenna.net)

Garner ha sempre offerto valide prove recitative, caratterizzate da una certa naturalezza, dalla commedia brillante, classicamente americana, con titoli come Boys’ Night Out, al fianco di Kim Novak (Venere in pigiama, 1962, Michael Gordon) o The Thrill of it All (Quel certo non so che, Norman Jewison, 1963), dove si rivelò un partner perfetto per Doris Day (con la quale diede vita ad un sapido duetto anche in Move Over, Darling, Fammi posto, tesoro, nuovamente Gordon alla regia), alla sua declinazione tragicomica e farsesca su sfondo bellico (The Americanization of Emily, Tempo di guerra, tempo d’amore, 1964, Arthur Hiller), passando per interpretazioni in film d’azione e drammatici (The Great Escape, La grande fuga, John Sturges, 1963; The children’s hour, Quelle due, William Wyler, 1961; Grand Prix, John Frankenheimer, 1966). Al suddetto fare sornione si aggiunse in seguito un suggestivo sentore malinconico, in particolare tra la fine degli anni ’60 (Hour Of The Gun, L’ora delle pistole ‒ Vendetta all’O.K. Corral, J.Sturges, 1967; Marlowe, Paul Bogart, 1969) e l’inizio degli ’80 (Victor/Victoria, 1982; Sunset, 1988, diretti entrambi da Blake Edwards), fino ad offrire la zampata propria del grande attore anche negli anni “col doppio zero” (Space Cowboys, Clint Eastwood, 2000; Le pagine della nostra vita, The Notebook, Nick Cassavetes, 2004, dal romanzo di Nicholas Spark).


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