Rieccoci con un po' di news, da cui prendo spunto per scrivere un post su questo film, grandioso, drammatico, carico come le nuvole che promettono pioggia e grigio allo stesso modo come lo voleva la sua creatrice Charlotte Bronte.
Spulciando tra gli aggiornamenti dei miei blog preferiti, ed in
Assolutamente imperdibile!
Adoro questo film, ma più di tutto ne adoro le ambientazioni, una fotografia e una scena specialissime, curatissime, splendide. E un fotografo che meriterebbe ben più di un Oscar.
Zeffirelli, artista della macchina da presa, pittore del colore e delle ambientazioni naturali, confeziona una specie di controparte femminile del suo Fratello sole, sorella luna, trasponendo la famosissima storia della Bronte, che conta edizioni filmiche fin dalla primissima storia del cinema, così come innumerevoli miniserie per la televisioni, prodotti sia nostrani che esteri di qualità abbastanza buona.
Il suo risultato finale, posso quasi dire che surclassa tutti gli altri per la sua elevatezza psicologica, per la sua rappresentazione dei caratteri, per la sua fedeltà alla narrazione originale.
Per riuscire a trasmettere allo spettatore le stesse sensazioni del libro, senza cambiare una sola virgola.
Tra tutte le versioni, e credete ad una che le ha viste davvero quasi tutte, questa spicca senz'altro.
E il motivo per cui lo fa è proprio per la sua essenza austera e triste. I personaggi sono assolutamente grigi, rigidi, fin troppo moralisti, non sono quegli eroi senza macchia e senza paura, fieri, algidi e orgogliosi come quelli della Asuten, nè ironici come i protagonisti dei romanzi
Lui è un uomo decisamente privo di carattere, lei è bruttina ed insignificante, insomma, ci si chiede, che cosa può trasmettere un film del genere? Come può piacere?
Eppure amano, vivono, sognano, sperano... in modo diverso dalla nostra abitudine ma con altrettanta passione e con molto sentimento.
Sta, a mio dire, proprio qui la sua grandezza, che porta sullo schermo tutta la verità dell'esistenza trasmessa dal libro della zia Charlotte, fatto di personaggi che procrastinano all'infinito perchè non hanno mai sufficiente forza di volontà per opporsi a determinate situazioni, persone che pur di non scegliere decisono addirittura di andare non solo contro la legge degli uomini, ma anche contro quella di Dio contraendo un secondo matrimonio ed essendo quindi accusati di poligamia.
Eppure tutto il loro tormento traspare dalle espressioni di questa Jane, dagli ambienti grigi, dagli abiti sgualciti e qui sta la grandezza di Zeffirelli che riesce a dare a chi guarda le sensazioni di chi vive quell situazini, una cosa che non tutti i registi riescono a fare, creando prodotti fenomenali, ma che lasciano lo spettatore freddo e poco coinvolto.
Il cielo della brughiera come gli occhi persi di chi riflette sulle proprie scelte, i prati verdeggianti coperti di pioggia e sferzati dal vento come l'animo di questo protagonisti, non arido come si potrebbe credere, ma vivo, fiorente, eppure costretto e segnato dalla vita come il terreno e le piante lo sono dagli agenti atmosferici.
E anche l'erica, piccola, semplice, un tocco di colore in un mare senza fine di verde, è la speranza, l'amore che questa Jane e questo Mr Rochester provano l'uno per l'altra, vissuto intensamente, ostacolato più dalla staticità che dal susseguirsi degli eventi.
Ma i temporali, continui come sono nell'Inghilterra del nord, assolutamente normali, rappresentano tutto il dilemma di quest'uomo e questa donna e della governante, che sa ma non può parlare. Dell'avvocato, che interviene proprio il giorno del matrimonio, così come della moglie di lui, folle, pazza, incoerente, scatenata.
E per finire, c'è il sole quando Jane e Mr Rochester si incontrano nuovamente dopo la disgrazia del castello, sole e bruma sulla riva del fiume quando escono per una passeggiata e lei lo accompagna, da allora e per sempre.
Io credo che sia difficile rappresentare un carattere differente dal proprio, i caratteri forti, forse, sono più facili rispetto a questi remissivi, silenziosi, timidi, timorati di Dio e degli uomini, così diversi da come siamo abituati a porci nella vita moderna, difficili da comprendere e, quindi, ancora di più da concepire e interpretare.
Zeffirelli è riuscito a creare un'ennesima opera d'arte, tanto reale, tanto opaca e grigia da sembrare surreale, come L'impero delle luci di Magritte, un mondo troppo simile al nostro perchè noi riusciamo ad associarlo ad un'avventura, ad una storia, ad un romanzo.
Un libro (e un film) basati sulla quotidianità, sulle piccole cose, più sui pensieri che sulle azioni.
Attori bravissimi come se ne trovano pochi danno i volti e i caratteri di questi personaggi eterni nel passato e nel presente, classici fino alla nausea, tanto che, all'ennesimo film di Jane Eyre mi sono veramente chiesta se il cinema avesse mai prodotto qualcosa di diverso, tante erano le versioni e le sfaccettature di questi.
Assolutamente consigliato agli amanti del genere Period Dramas che adorano i film in costume (e la buona recitazione), ma anche per gli appassionati dell'Ottocento, così come delle storie vere e autentiche.
Un film che in Italia è stato praticamente dimenticato, tanto ignorato che è diventato un habitué come riempitivo di Rete4 quando termina temporaneamente le puntate di Poirot o i telefilm di terza mano e terza categoria (salvo solo il mio adorato Bones).
Sabadi Blog scrive un interessante post su questo libro e questo film, intitolandolo significativamente:
Jane Eyre, la rivoluzionaria
Curioso definire un personaligno grigio e puritano come Jane "rivoluzionaria", ma la motivazione e l'analisi che ne fanno meritano davvero di essere divultate, ecco quindi il testo (una parte) dell'articolo originale che consiglio caldamente di leggere.
Perché un romanzo come Jane Eyre riscuote subito successo e viene preso di mira?
L’epoca vittoriana (Vittoria regnerà dal 1837 al 1901) è adombrata da un potente alone di puritanesimo – si dice che si coprivano persino le gambe dei tavoli - che corre in parallelo all’ingresso delle donne nel mondo del lavoro: in fabbrica, nell’artigianato, nell’istruzione.
Fu un evento di necessità contingente, scaturito da nuove identità sociali che la produzione di massa, transitata dalle campagne alla città, stava generando inesorabilmente. Jane Eyre è il simbolo di una nuova categoria di lavoratori: le istitutrici.
Le istitutrici sostituiscono i precettori che istruivano la nobiltà. Le governess sono i precettori della nuova alta borghesia. Sono giovani donne della classe media, ben istruite, che lasciano la famiglia per motivi di ristrettezza economica, e prestano servizio insegnando ai figli della piccola nobiltà e della ricca borghesia.
La governess rappresenta una figura sociale assai controversa. Non è un caso che proprio in quest’epoca saranno dati alle stampe oltre cento romanzi con protagonista un’istitutrice. L’ondata di puritanesimo che pervade l’Inghilterra, prende di mira le donne che lavorano e che di conseguenza cercano di emanciparsi dall’ineluttabile legame di dipendenza sociale ed economica che le lega prima al padre e poi al marito. Il ruolo dell’istitutrice viene guardato con sospetto, disprezzo, come una figura ibrida di donna: né madre, né moglie, forse pazza o isterica, potenzialmente puttana, destinata a finire i suoi giorni in un ospizio nella più tetra solitudine.
Il fatto che Jane Eyre riesca a riscattarsi da questo inevitabile destino, la rende bersaglio degli attacchi di molti commentatori puritani suoi contemporanei, come Lady Eastlake, che la considerano il simbolo della dissolutezza dei costumi sociali [chi??? Jane Eyre? Ma stiamo scherzando?Dove credeva di essere, su Candid Camera???].
Questo perché Jane Eyre, nella sua durezza di fondo, è pur sempre una storia a lieto fine, dove trionfa l’amore e i cattivi muoiono. Muore la matrigna, muore la pazza moglie di Rochester, muore il terribile cugino John che aveva vessato la piccola Jane. Inoltre Jane Eyre sposa un uomo che le è superiore per classe sociale. C’è abbastanza per far vacillare il solido impianto morale vittoriano che non poteva tollerare l’esito di una trama narrativa che di fatto sanciva, per la prima volta, il diritto all’autodeterminazione di una ragazza, soggetto sociale all’epoca inesistente.
Alla luce di quanto detto da me e da quanto esposto da Sabadi Blog (detto per quanto concerne il libro, ma attualissimo anche per il film che ne è una trasposizione ben più che fedele), io vi suggerisco di guardarlo e farvi una vostra opinione, poi ditemi se non vale la pena di riabilitarlo un pochino, per l'Italia che lo ha prodotto, per il grande regista che l'ha girato, per la recitazione sublime e per la storia senza età che rappresenta.