Partigiano della cultura umanistica, Kounellis si è imposto sin dagli anni Sessanta con una lingua più densa e più ricca, fatta di presenze e assenze, di peso e leggerezza. Con lo sguardo spesso rivolto all’indietro, vagando tra le ombre della pittura rinascimentale e seicentesca di Masaccio, Piero della Francesca e Caravaggio, dei quali ammira la forza ideologica che diventa pittura, Kounellis ha elaborato il senso moderno del suo viaggio nell’arte. Da questo approdo in Italia nasce l’idea completamente nuova e insieme antichissima del quadro come struttura di pensiero che polarizza le tensioni culturali del proprio tempo.
Aperta all’incontro e allo scontro di reperti linguistici sempre reali, portatori di senso e di vita, l’opera di Kounellis non ha infatti mai indugiato nell’esposizione analitica e intellettualistica di un concetto o di una visione estetica e sentimentale. Aldilà della cornice, espandendosi nello spazio, immerse nella vita, come in un epos, le sue immagini accumulano e trascinano con sé tracce di altre vicende, lontane memorie e premonizioni.
Fuori dai confini intimisti delle pareti domestiche, tutto il mondo che si apre diventa la cornice dell’opera. Le cose con i lori volumi, odori, colori ne fanno la superficie, moltiplicandosi lungo una linea di proliferazione inarrestabile: ed è l’arte a portare ordine e misura, indicando una centralità della visione che dà sostegno e stabilità ma nessuna certezza. Il lavoro della pittura è in questo viaggio di ritorno che rifonda la centralità di ogni immagine nel teatro reale della comunità a cui apparteniamo insieme, artisti e spettatori. Dice Kounellis: “Bisogna incidere dentro la carne della pittura i problemi e i dolori, sussurrare all’orecchio della gente il canto antico che spinge a riconoscere nel nuovo estremo l’ultimo tratto di un millenario accumulo; e so anche che è puerile immaginare che si possa realizzare tutto questo nel silenzio di una stanza vuota”.
Kounellis è tra gli artisti italiani quello che ha esposto più frequentemente nei musei più importanti del mondo. Ha partecipato per sette edizioni alla Biennale di Venezia a partire dal 1972 (una sua opera sarà presentata al Padiglione Italiano nell’edizione di quest’anno) e a Documenta a Kassel nel 1972 e nel 1982. Tra le esposizioni più recenti, si ricordano quella al Musée d’Art Moderne de la Ville de Paris nel 1980, al Museum of Contemporary Art di Chicago, allo Stedelijk Museum di Amsterdam nel 1990, al Museo Nacional Centro Reina Sofia di Madrid nel 1996, al Ludwig Museum di Colonia nel 1997, al Museo Pecci di Prato nel 2002, al Museo Madre di Napoli nel 2006, al Neue National Galerie a Berlino nel 2007, al Museo Heart di Herning nel 2009, al Today Art Museum a Pechino nel 2011, al Museum of Cycladic Art di Atene nel 2012, al Musée d’art contemporain a Saint-Etienne nel 2014. Dal 28 Aprile 2015 al 25 Settembre 2015
Pero | Milano
Luogo: Galleria Christian Stein Telefono per informazioni: +39 02 76393301