Jean-Baptiste Hollande

Creato il 16 gennaio 2014 da Keynesblog @keynesblog

di Francesco Saraceno

le temps est venu de régler le principal problème de la France: sa production.
Oui, je dis bien sa production. Il nous faut produire plus, il nous faut produire mieux.
C’est donc sur l’offre qu’il faut agir. Sur l’offre!
Ce n’est pas contradictoire avec la demande. L’offre crée même la demande.

François Hollande – 14 gennaio 2014

La Francia è spesso citata come “il malato d’Europa”. La bassa crescita, le finanze pubbliche deteriorate, i crescenti problemi di competitività, una strutturale incapacità di riformare un’economia eccessivamente regolamentata. Riforme che, è inutile dirlo, aprirebbero la strada a una nuova era di crescita, di alta produttività, e di ricchezza.
François Hollande inizia la seconda metà del suo mandato presidenziale aderendo a questo punto di vista. 

Nella terza conferenza stampa da quando è diventato Presidente, ha illustrato le principali linee di intervento per rilanciare l’economia francese; la misura principale è una forte riduzione dei contributi sociali per le imprese (circa € 30 miliardi entro il 2017), finanziato da riduzioni ancora non specificate di spesa. Durante la conferenza stampa, Hollande ha giustificato la misura sostenendo che per far riprendere la crescita è necessario che le imprese producano di più: È sull’offerta che dobbiamo agire. Sull’offerta! Questo non è in contraddizione con la domanda. L’offerta in realtà crea la domanda ”. Hmmm, fatemi pensare. L’offerta crea la domanda. Dove lo ho letto?

Dal tempo di Say e Ricardo gli economisti classici hanno insegnato che l’offerta crea la propria domanda, intendendo con questo in un certo senso, ma non chiaramente definito, che la totalità dei costi di produzione deve necessariamente essere spesa in aggregato, direttamente o indirettamente, nell’acquisto del prodotto. Nei Principi di JS Mill la dottrina è espressamente stabilita: “Ciò che costituisce il mezzo di pagamento per le merci è semplicemente merce. I mezzi di pagamento di ogni persona per le produzioni di altre persone sono composti da quello che egli stesso possiede. Tutti i venditori sono inevitabilmente, letteralmente , gli acquirenti. Potremmo improvvisamente raddoppiare le forze produttive del paese, dovremmo raddoppiare la fornitura di materie prime in ogni mercato, ma dovremmo, con lo stesso colpo, raddoppiare il potere d’acquisto. Ognuno porterebbe [sul mercato] una domanda doppia, così come l’offerta; tutti sarebbero in grado di acquistare il doppio, perché ognuno avrebbe il doppio da offrire in cambio

John Maynard Keynes, Teoria Generale, Cap. II

Sì, questo è il capitolo due della Teoria Generale di Keynes  (il grassetto è mio), dove egli contesta la nozione (neo)classica, che le variazioni di prezzo possano generare la domanda in grado di assorbire qualsiasi livello di offerta.
Hollande sembra quindi fare propria la visione del suo connazionale Jean-Baptiste Say che per rilanciare la crescita e il benessere bisogna solo preoccuparsi di creare condizioni ottimali per la produzione e l’offerta, e che la domanda seguirà automaticamente grazie alle forze di mercato.
La discussione teorica tra gli economisti neoclassici e keynesiani ha alimentato gran parte del dibattito in macroeconomia dalla pubblicazione della Teoria Generale ad oggi. E non è questa la sede per riaprire il vaso di Pandora.
Quello che vorrei valutare è se François Hollande ha ragione nel sostenere che abbassando il carico fiscale delle imprese, queste riprenderanno ad investire e assumere, innescando così crescita e prosperità.
Per fortuna, c’è un modo quasi diretto per valutare l’affermazione di Hollande. Grazie ad una interessante indagine trimestrale condotta dall’Ufficio di statistica francese, Insee, sulle condizioni economiche fronteggiate dalle imprese. L’indagine è condotta dal 1991, e le imprese intervistate sono invitate a valutare la propria situazione rispetto a molte dimensioni, tra cui il tipo di difficoltà che incontrano (se ne incontrano). In particolare, gli viene chiesto se le loro difficoltà possono essere imputate a fattori di domanda o di offerta. Ed ecco il risultato:


La figura ci racconta almeno due cose interessanti: in primo luogo, la linea blu, il numero di imprese che affrontano problemi della domanda, segue da vicino gli sviluppi della crisi: un picco nel 2008-2009 durante ha crisi finanziaria globale, un forte miglioramento nel 2010, e poi una ricaduta in coincidenza la crisi del debito sovrano europea. Il messaggio sembra chiaro: dall’inizio della crisi il problema per le imprese francesi è venuto da una domanda insufficiente. Keynes uno – Say (e François Hollande, e la Commissione, e Angela Merkel), zero. Il secondo fatto interessante è la sostanziale invarianza lungo il ciclo del numero di imprese che hanno problemi esclusivamente (giallo) o parzialmente (viola) di offerta. Negli ultimi sei anni, a seconda delle condizioni cicliche le imprese hanno dichiarato di avere difficoltà di domanda, o di non averne. La loro opinione su lungaggini burocratiche, peso della regolamentazione, e costo del lavoro, non è mutata sostanzialmente. Ciò significa che probabilmente le misure di Hollande non modificheranno in modo sostanziale le aspettative e lo stato d’animo delle le imprese francesi. La ripresa della produzione arriverà solo quando riprenderà la domanda. Ancora una volta, Keynes ha ragione, Hollande e compagnia molto meno. Per inciso, questa diagnosi è confermata se osserviamo la serie più lunga; basta guardare questa tabella:

Il numero di imprese che dichiarano di avere difficoltà dal lato dell’offerta, o di non averne, dal 2008 si è ridotto. Quelle che dichiarano di avere difficoltà di domanda (o entrambe) è aumentato notevolmente.
Questo significa che in Francia tutto va bene? Certo che no. Gli oneri sulle imprese francesi, e in particolare il cuneo fiscale, rappresentano un problema per la loro competitività. Trovare modi e risorse per ridurlo, in linea di principio è cosa buona e giusta. Il problema è l’ordine delle priorità. Le imprese francesi sembrano condividere la mia impressione che la priorità principale sia quella di riavviare la domanda, e che facendo questo ” la domanda creerà la propria offerta”. In caso contrario, le imprese francesi saranno forse più competitive, ma in un contesto di domanda aggregata stagnante non avranno altra scelta che esportare. Vorrebbe dire l’adozione del modello tedesco con dieci anni di ritardo. Ho già detto in più occasioni che la sequenza delle riforme è quasi più importante quanto il tipo di riforme attuate.

Sono sicuro che Hollande potrebbe fare meglio di così …

Francesco Saraceno è senior economist presso l’OFCE, Parigi. Sito web: fsaraceno.wordpress.com


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