Con l’articolo che vi apprestate a leggere, LoSpazioBianco intende sperimentare una nuova modalità di recensione: “una recensione seriale per un fumetto seriale”. Il primo dei fumetti che sottoporremo a questo trattamento è Tuki Save the Humans, il neonato webcomic di Jeff Smith. Tuki non sarà l’unico webcomic su cui punteremo i nostri occhi. Con una cadenza regolare, infatti, seguiremo alcuni di essi – che eccellono per qualità e importanza – quasi in tempo reale, riportandovi di volta in volta le nostre impressioni, riflessioni e seguendone l’evoluzione da vicino, per così dire “a caldo”. Dalla prossima settimana, il nostro piccolo esperimento, che oggi vi proponiamo in forma autonoma, proseguirà all’interno della rubrica Nella Rete del Fumetto, l’appuntamento quattordicinale de LoSpazioBianco dedicato al mondo dei webcomics.
Tuki saves the humans è la più recente serie a fumetti creata dal cartoonist americano e ha la peculiarità di essere un web comic, almeno in questa prima incarnazione.
Il fumetto ha esordito a fine novembre sul sito di Smith (www.boneville.com) e, in circa due settimane, sono state pubblicate sette tavole della storia.
Se da un lato è ancora prematuro esprimere un giudizio su questa nuova creatura smithiana, dall’altro è già possibile analizzarne alcune caratteristiche evidenti fin dall’esordio.
Partiamo dalla prima scelta fondamentale fatta dall’autore, cioè quella di cimentarsi con la pubblicazione digitale. L’intenzione iniziale di Smith era di pubblicare una tavola al giorno per cinque settimane consecutive, fermarsi per due mesi e ricominciare con un’altra “stagione” lunga cinque settimane. E così via.
Al momento l’autore sembrerebbe aver disatteso questa impostazione poiché la frequenza delle tavole postate è di circa una ogni due giorni. Se questa fosse, in effetti, l’andatura “a regime” della serie potrebbe rivelarsi una criticità del progetto, costringendo spesso i lettori alla rilettura delle tavole postate nei giorni precedenti per riallacciare il filo della narrazione.
Soffermandosi sul formato, Smith ha scelto, oculatamente, un layout rettangolare orizzontale, ottimale sia per la lettura su dispositivi quali tablet, smartphone e laptop, sia per una successiva trasposizione in formato cartaceo. In queste prime sette tavole pubblicate l’autore ha intervallato splashpage con all’interno piccole finestre narrative a pagine impostate tradizionalmente con una gabbia di vignette variabili.
Altra caratteristica è di accompagnare alcune tavole con una didascalia di commento sottostante, esplicativa di un particolare della sequenza narrativa in atto oppure atta a spiegare un aspetto del mondo primitivo in cui si muove il protagonista.
La tavola iniziale della serie
Spostandoci sul versante dell’analisi della vicenda, da queste prime tavole l’atmosfera del fumetto appare molto più vicina a quella di Bone che non a quella di Rasl. Seppur il protagonista sia un umano, Tuki, il mondo nel quale muove i suoi passi richiama molto da vicino la foresta e gli ambienti nei quali si muovevano i tre cugini Bone. Gli immensi paesaggi montagnosi, la savana africana e gli enormi alberi che per il momento fanno da sfondo alla narrazione richiamano alla memoria la “fantasia” presente nella prima opera di Smith.
Anche il tono della vicenda, che al momento si adagia su una leggera comicità di fondo, avvicina questa serie a quella di Bone e, come in quella, qui finora si sono ritrovati molti passaggi e sequenza narrative mute, prive di dialogo (la prima nuvoletta è comparsa al momento solo nella settima tavola), giocate ottimamente sulla mimica e le espressioni del protagonista che, per simpatia e modo di fare, è più vicino alla creatura antropomorfa che rese famoso Smith, piuttosto che al protagonista controverso e combattuto di Rasl.
Seppur comprensibile come scelta – il colore ben si adatta agli schermi dei dispositivi digitali –, se Jeff Smith avesse optato anche stavolta per la presentazione delle tavole in bianco e nero, il fumetto non ne avrebbe assolutamente risentito. Data la qualità e la definizione del tratto del disegnatore, l’uso che fa delle ombre piene e delle campiture nere, il colore appare come un semplice “optional” che sicuramente rende più appetibile agli occhi il fumetto, ma non ne è elemento narrativo portante.
Abbiamo parlato di:
Tuki Save The Humans, tavole #1-7
Jeff Smith
Novembre-Dicembre 2013
boneville.com/tuki
Tavola 7
L’appuntamento è tra una settimana, all’interno della rubrica Nella rete del fumetto, per la recensione delle nuove tavole pubblicate di Tuki saves the humans.
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