JekoLab ha creato una nuova sezione nel proprio sito, Question Room, allo scopo di indirizzare e supportare i genitori verso un uso corretto ed educativo delle nuove tecnologie rivolte ai più piccoli. Le risposte saranno fornite dagli esperti della Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università di Torino
Grazie a questa iniziativa, le mamme e i papà, ma anche gli educatori dell’infanzia, potranno sciogliere i propri dubbi sull’impiego delle nuove tecnologie, sulle modalità più adatte e idonee all’interazione con i dispositivi digitali di ultima generazione e sulle potenzialità didattiche di questi strumenti.
L’iniziativa, a supporto di un uso consapevole delle nuove tecnologie, segna un’ulteriore tappa nella collaborazione tra JekoLab e Università di Torino, avviata con il lancio – a ottobre 2011 – delle prime favole e attività sotto forma di apps per tablet e smartphone della giovane start-up torinese. Intendendo rispondere a esigenze ludico-didattiche, le applicazioni di JekoLab sono disponibili in diverse lingue: italiano, inglese, francese e spagnolo. Già in età prescolare, i bimbi si trovano infatti a interagire in contesti culturali e linguistici molto ricchi. Grazie alle diverse opzioni di lingua delle apps, si favorisce così la costruzione di competenze linguistiche, comunicative, relazionali e cognitive.
La Facoltà di Scienze della Formazione ha scelto di condividere con JekoLab un vero e proprio progetto culturale volto alla diffusione non solo di strumenti correttamente progettati, ma anche di una educazione ai media e di una cultura tecnologica orientata al benessere psico-fisico dei bambini e degli adulti, nonché a una maggiore qualità dei consumi tecnologici.
L’obiettivo di JekoLab – spiega Silvia Carbotti, responsabile creativa JekoLab - è di sfruttare le nuove opportunità che i tablet offrono anche ai più piccoli, fondendo la dimensione dell’intrattenimento con quella dell’apprendimento, prestando la massima attenzione a creare applicazioni sia attraenti per i piccoli sia intelligenti e utili per il loro sviluppo cognitivo e che presuppongono un uso in compagnia dei genitori. Il nostro intento è perciò di progettare apps che non siano semplici trasposizioni di libri stampati ma apps che esaltino le potenzialità educative dei nuovi dispositivi digitali, anziché trasformarli in comodi surrogati dei genitori”