Jennifer Lopez torna con A.K.A., un disco “old style” riuscito a metà

Creato il 14 giugno 2014 da Marianocervone @marianocervone
Nella sua carriera Jennifer Lopez ha alternato momenti di brillante intuizione ad esperimenti musicali meno riusciti. Era soltanto un’attrice con all’attivo qualche film di successo nel 1999, quando si trasformò in una stella mondiale della musica, con il suo album di debutto On the 6, sul sei, album che prendeva il nome dal treno metropolitano che dal Bronx, quartiere natio dell’artista, la collegava alla città, quando andava a fare casting e provini per tentare di sbarcare il lunario. Da allora la bella cantante portoricana ha pubblicato ben otto album, vendendo settantacinque milioni di dischi nel mondo. L’ultimo arrivato, A.K.A., in uscita ufficialmente la prossima settimana, il 17, come da tradizione è trapelato on-line con una settimana d’anticipo, fornendo ai fan la prima occasione per dare un ascolto a questo nuovo capitolo discografico. Dieci nuovi brani, quattordici nell’edizione Deluxe, sedici in quella Giapponese che si arricchisce anche del buzz single Girls featuring Tyga e Charades. È un po’ un ritorno alle origini quello di J.Lo con quest’album, sulla cui copertina appare in una forma davvero smagliante, fasciata da un sexy abito rosso lucido Versace. La Lopez ritorna alla sua amata urban music e all’R&B che agli inizi degli anni 2000 ne decretò il successo, allontanandosi dalla dance che aveva invece contaminato le sue ultime produzioni. Sono tanti i pezzi che la bella J.Lo ha snocciolato in questi mesi, da Same Girl, con un video che richiama l’iconografia delle clip con LL Cool J, da Girls a I Luh ya papi (con French Montana), passando per il primo singolo “ufficiale”, First Love, in cui, bellissima come sempre, balla sinuosa accanto al modello David Gandy, con un pop fresco, che ricorda il sound a tratti elettronico di Brave (del 2007). Da sempre avvezza alle collaborazioni, con quest’album J.Lo pare quasi aver esagerato, perdendosi in un esubero di featuring. Su dieci tracce infatti cinque contengono dei duetti che si ripetono, che nulla aggiungono alla discografia della cantante, né sono una novità sul piano musicale: da French Montana, che nella Deluxe ritorna in due tracce, all’amico di sempre Pitbull, la cui Booty, benché orecchiabile, non è di certo all’altezza dei pezzi che ci hanno fatto ballare nelle passate stagioni estive, e nemmeno del non proprio riuscito inno dei mondiali 2014, We are one (Ole Ola). AKA non è il disco dell’anno, ma un esperimento riuscito a metà, che suona un po’ vecchio, e se da una parte c’è il riconoscimento alla bellissima cantante di aver osato e virato verso nuovi lidi musicali, attingendo da se stessa, dall’altro non le si può perdonare di contare, forse, più sul suo fascino e bellezza che sulla sua stessa musica.

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