Jerry Maguire

Creato il 15 giugno 2013 da Misterjamesford
Regia: Cameron CroweOrigine: USAAnno: 1996Durata: 139'
La trama (con parole mie): Jerry Maguire è un procuratore sportivo, un uomo in carriera, uno squalo nonchè uno dei migliori nel suo campo. Quando un episodio apparentemente insignificante lo porta ad una crisi di coscienza e alla stesura di un manifesto programmatico in cui si chiede se non sia il caso di cambiare l'approccio rispetto ai clienti considerando un nuovo corso più umano e meno legato al denaro si ritrova licenziato dalla sua agenzia e privato di quasi tutti i nomi della sua agenda, spinti a rimanere dove sono principalmente per l'incertezza che ora trasmette loro l'ex pilastro Maguire, che per non farsi mancare nulla finisce per farsi mollare anche dalla sua promessa sposa.
Gli unici a rimanergli accanto saranno un'impiegata giovane e sognatrice con un figlio a carico, Dorothy, ed il giocatore di football a fine carriera Rod Tidwell, in cerca di un ultimo e lucrativo contratto che possa garantire un futuro a lui e alla sua famiglia: proprio da loro partirà la riscossa di Jerry, che da macchina da soldi imparerà sulla pelle il significato dell'umanità sul lavoro.

Mi pare già di vedere il Cannibale strabuzzare gli occhi, nonostante oggi si parli di un regista che anche lui apprezza come Cameron Crowe: un film a tematica sportiva con un Tom Cruise gigioneggiante a livelli mai registrati prima con una colonna sonora old school e tanta buona e sana retorica a stelle e strisce, praticamente un incubo quasi peggiore di una serata alcolica con il sottoscritto, un film con Van Damme o un disco di Kid Rock ascoltato a ripetizione per un giorno intero.

In realtà Jerry Maguire è senza dubbio uno dei guilty pleasures più smaccatamente ammmeregani che abbia mai avuto, un titolo che mi piace sempre rispolverare e al quale non dico mai di no se nel corso di una delle rare scorribande di zapping del sottoscritto capita di incrociarlo alla tv: proprio a seguito di una di esse ho sfruttato l'occasione per rinfrescare la memoria di Julez in merito, godendomelo come la prima volta dalla parabola prima discendente e poi ascendente - almeno per quanto riguarda il lato umano - del protagonista all'impagabile Rod Tidwell di Cuba Gooding Jr., che con questa interpretazione conquistò l'Oscar come migliore attore non protagonista, dal mitico Ray, figlio della sognatrice Dorothy pronta a sostenere fin dal principio la crisi di coscienza di Jerry al più classico dei climax strappalacrime da blockbuster hollywoodiano per famiglie.
Il merito di questo risultato - idolo fordiano Cruise a parte - è senza dubbio da attribuire al regista, che riesce a dare un'impronta fresca ed onesta ad una materia che, in mano a qualche mestierante del settore senza arte ne parte avrebbe prodotto una di quelle robacce melense che avrei bottigliato senza pietà, e che al contrario mi ritrovo ad elogiare proprio per il suo essere, in qualche modo, molto pane e salame nel raccontare una vicenda di riscatto in linea con la filosofia dell'american dream ma ugualmente pulita, lineare e piacevole.
In una cornice profondamente anni novanta, assistiamo dunque alla caduta del procuratore sportivo in crisi di coscienza Jerry Maguire, che rigettati i precetti di una società ormai basata esclusivamente sullo sfruttamento dei clienti - sportivi di alto livello - e sul denaro che pare non essersi svestita dei panni da squalo degli eighties degli yuppies si ritrova con il culo per terra a dover ricominciare da zero trasformando in fatti le belle parole che, in un delirio da post sbronza a seguito di un episodio che altri avrebbero considerato marginale, ha inserito in un manifesto programmatico che gli è costato, di fatto, il licenziamento.
Ogni spettatore ben sa come andrà a finire la storia - in fondo questo genere di pellicole hanno una sola direzione, costruita sulla soddisfazione dell'audience che, uscita dalla sala, si sente in diritto di sognare in grande almeno quanto i charachters che ha appena visto dibattersi e lottare per un'aspirazione superiore sullo schermo -, eppure si seguono le gesta della premiata ditta Jerry&Rod lungo un'intera stagione, facendo il tifo per loro e con loro soffrendo ed esultando fino a quel trionfale finale in cui perfino l'esplosivo giocatore di football finisce per commuoversi.
Se, da un lato, lo sviluppo della trama risulta decisamente prevedibile, dall'altro troviamo intuizioni ben riuscite come quelle legate al rapporto tra Jerry e Dorothy, che la giovane impiegata inizialmente idealizza proprio a seguito delle parole del "manifesto" di Maguire e che l'uomo - che tutti definiscono incapace di stare solo - traduce come una sorta di debito di riconoscenza nel momento in cui decide di chiedere alla sua unica dipendente di sposarlo: un legame dunque non facile, combattuto e costruito un pezzo dopo l'altro ma non per questo meno intenso di quello decisamente più rodato dei Tidwell, che nonostante gli anni e le battaglie dentro e fuori il campo da football paiono ancora innamorati come il primo giorno.
Crowe, dunque, pare sfruttare la vicenda di Jerry Maguire non tanto per raccontare una sorta di rivincita del cuore sui biechi affari, quanto per esaltare i valori che sono le basi di quello stesso cuore, nonchè la benzina più potente per il sacro fuoco del "kwon": e senza il "kwon", ragazzi, non potrete mai e poi mai, ma proprio mai, coprire qualcuno o farvi coprire di soldi.
Parola di Tidwell. E di Jerry Maguire.
MrFord
"I wanna glide down, over Mulholland
I wanna write her, name in the sky
I wanna free fall, out into nothin'
gonna leave this, world for awhile
and I'm free, free fallin'
yeah I'm free, free fallin'"
Tom Petty - "Free fallin'" -

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