Jersey Boys

Creato il 19 novembre 2014 da Misterjamesford
Regia: Clint EastwoodOrigine: USA
Anno:
2014Durata: 134'
La trama (con parole mie): nel cuore del Jersey della mala e della tradizione di origine italiana, Tommy De Vito accoglie, nel pieno dell'epoca d'oro a cavallo tra gli anni cinquanta e sessanta il giovane e promettente cantante - nonchè parrucchiere - Frankie Valli nel suo gruppo, con la speranza di trasformare in una professione effettiva la passione che guida lui ed i ragazzi che non vorrebbero dover scegliere tra una carriera criminale ed una da cittadino qualsiasi.Quando Bob Gaudio, compositore e strumentista, entra nella band ed inizia il sodalizio creativo con Frankie, le cose cambiano: puntando il tutto per tutto su un nuovo nome, i giovani cantanti danno inizio ad una carriera che li condurrà dritti alla Hall of fame del Rock un successo dopo l'altro.Ma il prezzo dell'immortalità e della fama dei Four Seasons sarà almeno in parte alto: le strade dei suoi quattro componenti, infatti, finiranno per prendere binari così diversi da dubitare che possano aver mai davvero costituito un gruppo.

Nel corso delle ultime stagioni cinematografiche, l'appuntamento con le nuove produzioni firmate dall'idolo fordiano Clint Eastwood è sempre stato un must per il quale annullare impegni e precipitarsi in sala, spinto dalla curiosità rispetto a quello che sarebbe stato il lavoro dietro e davanti alla macchina da presa del "texano dagli occhi di ghiaccio".
E in fondo, da Gran Torino ad Invictus, fatta eccezione per Changeling - che, per quanto ben realizzato, è stato l'unico film del vecchio Clint a non conquistarmi particolarmente -, tutto si è sempre concluso con un vero e proprio sentimento di ammirazione per questo grande Maestro del Cinema USA, il John Ford dei nostri tempi, un assetato di esperienza e di vita pronto a mettersi in gioco ogni volta come fosse la prima: rispetto a Jersey Boys, tratto da un musical di grandissimo successo a Broadway ispirato alla carriera ed alla vita di Frankie Valli, il timore di trovarsi di fronte  ad una sorta di progetto su commissione ha finito per prolungare oltre misura l'attesa, quasi temessi di affrontare una nuova esperienza come quella legata al già citato Changeling.
E, devo ammetterlo, almeno per i primi venti minuti di pellicola, ho temuto che potesse essere davvero così: Eastwood, ormai, muove la macchina come pochi altri, e conosce benissimo il suo mestiere, arrivando a confrontarsi anche con generi lontani da quelli che lo hanno formato riuscendo a settare standard qualitativi altissimi, scomodando paragoni con grossi calibri che, almeno sulla carta, dovrebbero a dispetto dell'età e per esperienza da cineasti metterlo comunque all'angolo - come Martin Scorsese, al quale lo "spietato" Clint pare essersi ispirato parecchio per la messa in scena di questo lavoro -, eppure l'impressione che si trattasse di un'operazione commerciale della Warner dirottata sulla mano esperta di Eastwood dopo il naufragio del primo progetto che avrebbe dovuto essere firmato da Jon Favreau era davvero ingombrante, almeno per il sottoscritto.
Ma l'ex pupillo di Siegel e Leone - che si concede perfino un'autocitazione dei tempi di Rawhide - sa come gestire il Tempo, e dunque, senza fretta, sequenza dopo sequenza, finisce per impadronirsi di una materia senza dubbio non sua - quella del musical - sfruttando l'esperienza recente nell'ambito del biopic - J. Edgar - ed omaggiando la Hollywood dei Grandi Studios con una classe impareggiabile, concedendosi nella seconda parte un crescendo clamoroso sia dal punto di vista della narrazione, sia rispetto alla profondità della riflessione sul Tempo, la Famiglia, le origini ed i valori americani - ma non solo - che da buon repubblicano non ha mai nascosto di rispettare.
In un certo senso, si potrebbe associare al regista la figura del sempre magnifico Christopher Walken, che come un vero boss d'altri tempi segue, protegge e cerca di aggiustare tutte le faccende che riguardano il suo favorito Frankie, uno dei cantanti più importanti della Storia della Musica americana, interprete unico e conosciuto dal grande pubblico anche quando le canzoni hanno finito per superare la fama del loro autore - sinceramente, io stesso sono rimasto a bocca aperta nello scoprire che brani coverizzati da generazioni di band ed artisti solisti siano eredità dello stesso Frankie e dei Four Seasons -: eppure, nonostante il denaro, il successo, la fama, la vita di Valli e dei suoi compagni non è stata semplice quanto potrebbe apparire.
Ed è proprio nel momento delle difficoltà che Clint sfodera le sue zampate migliori, riflessioni sull'esistenza e sul quotidiano che, inesorabilmente, formano caratteri e vite, e sull'amicizia, sulla capacità tutta umana di vedere le cose esclusivamente secondo il proprio punto di vista, sulle cadute ed i ritorni che rendono ogni esistenza speciale, unica, degna di una grande storia e di una grande colonna sonora.
E mentre i Four Seasons cantano "Walk like a man", Eastwood prende per mano lo spettatore e racconta cosa sono la crescita, la voglia di imparare sulla propria pelle e dai propri errori e quella di raccontare, di tramandare, di lasciare qualcosa a qualcuno - che si spera siano i propri figli -, il coraggio di accettare le sconfitte ed alzarsi, sempre, con la testa alta ma ugualmente pronti ad inchinarsi per ringraziare di quello che abbiamo avuto e chi ci sta, in una misura o nell'altra, applaudendo.
Ed anche di quello che, del resto è inevitabile, perdiamo lungo la strada.
Perchè siamo tutti Jersey Boys.
Qualcuno ce la fa, e qualcun'altro no.
Ma non per questo una storia - o un punto di vista della stessa - è meno importante di un'altra.
MrFord
"He said walk like a man
talk like a man
walk like a man my son
no woman's worth
crawling on the earth
so walk like a man my son."The Four Seasons - "Walk like a man" - 

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