Siamo senza parole. Mentre il mondo piange le vittime del Charlei Hebdo e manifesta per la libertà di espressione, dalla Repubblica Islamica continua ad arrivare notizie di artisti perseguitati. Questa volta, a finire nel mirino delle forze di sicurezza, è stata Atena Faraghdani, attivista per i diritti umani e artista. Pochi mesi prima dell’attentato di Parigi, il Ministero dell’Intelligence iraniano ha convocato Atena, accusandola di aver insultato “il leader supremo” per aver disegnato delle caricature di Khamenei e di altri politici iraniani.
Arrestata, Atena Fareghdani è stata picchiata di fronte ai suoi genitori e successivamente trasportata nel carcere di Varamin. Qui, secondo la denuncia degli attivisti, la ragazza è stata insultata, costretta a spogliarsi nuda e abusata sessualmente dalle guardie. Dopo la perquisizione, Atena è stata messa in una cella piccolissima insieme a Ghoncheh Ghavami, la ragazza iraniana arrestata e condannata per aver voluto assistere ad una partita di pallavolo. Secondo la denuncia fatta dalla stessa Arena Fareghdani, la cella era minuscola e piena di formiche. Lo stesso corpo di Ghonche Ghavami, infatti, è ricoperto di punture rosse provocate dalle formiche stesse (grazie alle pressioni internazionali Ghoncheh e’ stata liberata a fine novembre).
In seguito alle violenze subite, Atena Fareghdani ha perso conoscenza e le guardie sono state costretta a chiamare un dottore. Il dottore, prima di aiutare Atena a riprendersi, ha presteso che alla prigioniera venisse messo il velo. Davanti al pianto disperato della giovane ragazza, il medico le ha afferrato i pantaloni dall’angolo della cella e li ha usati per coprire i capelli della povera artista. Nonostante il dolore, Atena ha comunque trovato la forza di gettare via i pantaloni dalla sua testa, come simbolo di ribellione al fondamentalismo del regime.
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