“Jesus as an openly gay man”

Creato il 04 aprile 2011 da Malvino


Michael Ruse sostiene che si possa ritenere “Jesus as an openly gay man” (guardian.co.uk, 4.4.2011), e da quanto e come riferisce dei codici paleocristiani trovati qualche anno fa nel nord della Giordania siamo autorizzati a tradurre “openly” in “manifestamente”. Da molti passi di quest’ennesimo vangelo, infatti, parrebbe più che lecito desumere che l’omosessualità di Gesù e dei suoi accoliti non fosse solo costume della setta, ma vera e propria cifra della dimensione comunitaria, peculiarmente caratterizzata da una omofilia di tipo cenacolare, tendenzialmente fusionale, forse paraorgiastico: a vicende che già avevamo trovato nei sinottici, e che qui si presterebbero assai bene ad una lettura del genere, ne emergono di nuove che parrebbero legittimarla, perfino incoraggiarla.Fra qualche anno dovremmo poterci mettere gli occhi sopra e sarà meglio rimandare ad allora ogni altra considerazione, ma sempre tenendo conto che ogni nuova lettura del mito non fa che riscriverlo. Di là da quanto e come i codici autorizzino a ritenere valida questa lettura, tuttavia, è assodato che si tratti di documenti antecedenti o contemporanei al più antico dei sinottici, scritti in ebraico e su tavolette di piombo, a dar prova di fonte attendibile e non inquinata. Poco importa: quand’anche fosse possibile dimostrare l’attendibilità della fonte e la legittimità di una lettura come quella suggerita da Michael Ruse, si tratterebbe comunque di un vangelo destinato ad essere considerato come apocrifo, anche se si potesse esser certi che nel tempo e nello spazio abbia visto luce più vicino a Gesù di quanto siano i sinottici. Nessuna lettura è possibile, se non piace a chi si proclama mito vivente. “Jesus as a gay man”, chissà, forse. “Openly”, non se ne parla.