Jetop e l’incontro con Wearable Tech Torino

Creato il 21 novembre 2015 da Retrò Online Magazine @retr_online

Cos’è

Wearable Tech Torino, la prima fiera in Italia  sulla tecnologia indossabile. Nella giornata di venerdì 20 e sabato 21, il padiglione 5 ,  lo spazio espositivo del Lingotto Fiere, ospiterà  ben 50 prodotti espositivi e 15 aziende promossi da Jetop, una realtà studentesca no profit del Politecnico di Torino nata nel ’95  e che  lavora da mesi per la realizzazione del progetto Wearable.. Due giornate intense di talks alla presenza di influencer come Umberto Macchi e Giancarlo Orsini di Banca Mediolanum e ancora Ivan Botta, CEO di Enter. I temi cult dell’evento sono dall’impiego della tecnologia aerospaziale ad un uso più quotidiano della stessa.

I werables

Tra i wearables, ossia tecnologie indossabili vi è GET, un nuovo esempio di smartwatch, un bracciale che cambia il rapporto con il proprio smartphone, grazie alla connettività bluetooth 4.0 in cui la propria mano diventa una cornetta, che rifiuta o accetta le chiamate in arrivo verso il dispositivo e permette di compiere le normali attività di un smartphone (utilizzo dei social, risposta alle notifiche senza però utilizzare lo schermo con l’aggiunta della tracciabilità dell’attività fisica e ciclo del sonno) . Il dispositivo, realizzato in un mese , ha vinto il premio Maker Fair Rome 2015 con l’impegno  della startup di Emiliano Parini GET . Altra app è ComfortSense di TelecomItalia  che permette di sperimentare un sistema che possa creare comfort all’interno dell’ambiente in cui ci si trova in collegamento con  alcuni sensori fissi e portatili che misurano la qualità dell’aria, la temperatura, la luminosità, il rumore e l’affollamento . Senza dimenticare l’importanza dei feedback degli utenti che usano l’applicazione  e che possono contribuire a   fornire il proprio aiuto per la riduzione dello spreco energetico.

L’intervista a Daniela Abagnale e Davide Giordano, vice-presidente e presidente di Jetop

Qual è il vostro  lavoro all’interno di Jetop e cosa è Jetop in tre parole?

 Daniela:  Sono vicepresidente ed enterpreneur di Jetop e al suo interno mi occupo delle cose più disparate. Lavorando in questa realtà guido i soci più giovani, verifico che i progetti e le scadenze siano portati a termine e rispettati. Abbiamo un organico di 60 membri che ogni anno si rinnova . Quando sono entrata a far parte di Jetop quattro anni fa, eravamo 25/30 membri e avevo un solo desiderio, quello di diventare esperta come chi ci lavorava al suo interno da tempo. Jetop per me è una sfida  quotidiana e vitalità dei suoi soci. Ha formato dal ’95, anno della sua nascita moltissimi imprenditori e menager.

Davide: Sono top manager come Daniela . Leiè stata un  mentore per me, mi ha fatto scoprire delle potenzialità e  Jetop mi ha dato la possibilità di metterle in campo, dimostrando  che  il tuo futuro è altro oltre gli studi e l’università. Jetop è una palestra.

Dal progetto di Wearable alla sua prima edizione in cui si incontrano innovazione e tecnologia, qual è l’immagine della tecnologia emersa e promossa da Wearable Tech Torino?

 Davide: L’immagine della tecnologia è in divenire, soprattutto la tecnologia indossabile, un tempo il telefono cellulare Nokia sembrava essere il massimo , oggi la tecnologia indossabile è alla base di una  nuova realtà. Wearble incontra l’ambiente social media e dimostra come sviluppare campagne di advertising sui social. L’esempio lampante è quello  di Dreamlux.

Quale è il vero rapporto delle aziende con la tecnologia? Spesso si  pensa  all’Italia come un fanalino di coda, manca effettivamente  l’approccio tecnologico?

Daniela: L’apertura c’è , quello che manca sono i punti di incontro fisici tra tecnologia e azienda, dove potersi confrontare veramente . Ce ne siamo accorti all’inizio avvicinandoci alla tecnologia wearable. Prima di partire con l’evento, abbiamo fatto indagini, ricerche fino alla decisione di organizzare un aperitivo di networking ,ponendo nello stesso posto tutti i players e  permettendogli  di confrontarsi ed eventualmente favorire una futura collaborazione.

Davide Con un occhio di riferimento alla realtà piemontese, vi sono molte aziende impegnate nella robotica, la meccatronica, elettronica e il tessile, ma manca, come diceva Daniela, il sistema, l’incontro tra le diverse realtà , istituti di ricerca e l’università.  Manca quell’ utopia che esiste invece nella Silicon Valley, quel ponte tra startup, azienda, investitori ed università. Vi sono tanti punti isolati, tante eccellenze  dove bisogna creare sistema perché ce n’è bisogno.

Ad esempio, l’industria tessile italiana è leader nel mondo, però essendo formata da tante piccole e medie imprese, vede la ricerca e lo  sviluppo come un miraggio, qualcosa di lontano.

Quali saranno gli step successivi all’esperienza di Jetop, dopo la fiera?

Davide: Speriamo di poter realizzare, dopo questa edizione, un vero evento a cadenza annuale con  Wearble Tech, che diventerà un salone della tecnologia indossabile, basandoci su esperienze come l’Hachaton, workshop, espositori, magari con la possibilità di realizzare un salone in primavera. Tutto  sta nelle mani dei ragazzi di Jetop.

Daniela:  Infatti, abbiamo ricevuto la proposta di realizzare un evento di Jetop itinerante, una serie di edizioni in diverse città.

 

Quali sono stati i criteri per la scelta del vincitore del contest di Hachaton, dettagli sui prodotti in concorso?

Daniela: Un hachaton, è una competizione tra tecnologie indossabili. Dunque, l’innovazione nell’ idea, la valutazione sulla programmazione, quindi implementazione dell’aspetto tecnico, comunicazione del prodotto (business plan, posizionamento sul mercato dell’idea). Questo quello che si è cercato in ogni prodotto. Sono stati scartati diversi progetti però tra quelli eliminati, mi ha colpito un’applicazione per smartwatch consistente nella trasmissione  immediata  dei contatti tra persone nel momento in cui si scambiano la mano.

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