Jeune et Jolie

Creato il 20 giugno 2013 da Marta Impedovo @pizzaecimena

Mercoledì, ultima serata della settimana di Cannes a Milano, ho visto Jeune et Jolie (che ho pensato fino all’ultimo fossero i nomi dei due protagonisti). L’ultimo film di Francois Ozon è stato presentato al Festival dove non ha vinto premi ma è comunque stato largamente applaudito.

Isabelle è una ragazza di diciassette anni che, eccetto che per le sua incredibile bellezza, ha una vita assolutamente normale. Ha un fidanzato tedesco che piace alla famiglia, lo vede in spiaggia di nascosto, fa l’amore con lui la prima volta e altre cose così. Passa l’estate però e Isabelle non sembra più molto interessata da alcun fidanzato. Grazie a un profilo e delle immagini su internet è riuscita a crearsi un piccolo giro di clienti cui vende il proprio corpo per 300 o più euro a volta.

 Perché lo fa? Questa è la domanda che accompagna lo spettatore per la prima parte ed è forse l’unico motivo per cui il film merita di essere visto (e girato). Il personaggio di Isabelle (o Lea come si fa chiamare dai clienti) rimane un enigma per tutta la durata del film (ruolo che forse l’interprete ha preso un po’ troppo alla lettera vista la sua quasi assente mobilità facciale). L’unica cosa certa è che Isabelle non è felice e non lo è né quando fa quello che deve fare nè quando fa quello che vuole fare (e che vuole al punto da adoperarsi in tutti i modi per tenerlo segreto agli altri). Gli unici piccoli segni di entusiasmo e verità che Isabelle manifesta sono il brivido di ricevere messaggi dai clienti e l’affetto per il fratello più piccolo (con cui Ozon crea un rapporto forse eccessivamente morboso).

Pare che a Cannes il regista abbia dichiarato che uno dei motivi di questo film è che secondo lui in tutte le donne si cela il desiderio di vendere il proprio corpo. Devo dire che questa dichiarazione intacca non poco la mia interpretazione del film, poiché di certo in Isabelle non ho visto un recondito desiderio femminile che trova la strada per la libertà. Isabelle non è un’illuminata che scopre un piacere sconosciuto a tutte le altre donne. Isabelle è una ragazza disperata e malata come lo sono tante ragazze alla sua età. E con questo non intendo che sia una “pervertita” o cose del genere. La storia di Isabelle non è molto diversa da quella di una diciassettenne tossico-dipendente o anoressica che trova in una piccola soddisfazione, quella di essere desiderata, di essere indipendente e potente, la soluzione a un dolore più profondo. Dolore che nella vita come nel film è difficile a vedersi e soprattutto a capirsi. La madre di Isabelle non è un mostro, è una madre normale che non si accorge di quanto un “piccolina” o un “maschiaccio” o un “io alla tua età…” possa far male alla propria figlia. Più di quanto non ne faccia un sessantenne che la scopa in una camera d’albergo.

Come metafora del disagio giovanile più recente quindi, questo film funziona. Le reazioni scandalizzate quando si viene a sapere del segreto di Isabelle sottolineano perfettamente quanto di fatto sia tutto una provocazione e indubbiamente la più efficace. La questione di come usare i soldi guadagnati rientra completamente nel contesto della malattia psichica (in fondo a Isabelle non interessa come vengano usati, interessa che sia lei a poterlo decidere). La storia della morte di George con finale allegato sono un’aggiunta non indispensabile (quasi il regista avesse temuto di fare un film troppo poco narrativo), se non fosse che il periodo di sospensione dell’attività di Lea e il superamento del trauma nell’ultima scena non lasciano dubbi sul fatto che Isabelle non è affatto guarita.

Davvero peccato per l’interpretazione di Marine Vacth che pur essendo di una bellezza spropositata non riesce a rendere fino in fondo la complessità di un personaggio così travagliato.

VOTO: 6 ½

TITOLO: Jeune et Jolie

REGIA: Francois Ozon

ANNO: 2013

CAST: Marine Vacth


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