Jim Jarmusch: Only Lovers Left Alive

Creato il 24 febbraio 2014 da I Cineuforici @ICineuforici

ONLY LOVERS LEFT ALIVE
(Usa, Ger., Fr., Cipro,Uk 2013, 123 min., col., drammatico)
Il decadentismo, come noto, fu un termine coniato dalla critica letteraria per racchiudere in una macro etichetta la situazione culturale dalla seconda metà dell’ottocento fino ai primi anni del novecento. Con il nuovo film di Jim Jarmusch, Only Lovers Left Alive, questa categoria è ancora d’attualità e dovrebbe essere riproposta dalla critica ma questa volta cinematografica. Il regista, in una struttura estetica dai forti connotati poetici e pittorici, ripropone a distanza di un secolo la medesima crisi sociale, scientifica e positivista di fine ottocento, ma ovviamente in chiave contemporanea.
Adam (Tom Hiddleston) ed Eve (Tilda Swinton) si amano da molti secoli, ma vivono separati. La crisi esistenziale di Adam, musicista underground, fa riavvicinare la coppia. Tutto vacilla quando Ava (Mia Wasikowska), sorella di Eve, va a far visita ai due amanti.
PassatoArrivare al massimo stadio di decadentismo cinematografico è ancora possibile. Adam ed Eve sono la perpetuazione (e non la reincarnazione, poiché vampiri) della decadenza ottocentesca. A differenza d’Intervista col vampiro, solo per citare un esempio su tutti, in cui tutto era giocato sull’aspetto retrò e dandy del duo protagonista, qui l’atmosfera è altra. Non si è di fronte alle gioie del passato, ma alla sua nostalgia con richiami ironici (si vedano le battute sugli uomini del passato). I secoli precedenti sono riletti (i libri di Eve), riascoltati (la musica di Adam), riguardati e ritoccati (antichi strumenti musicali, foto o ritratti di persone famose incontrate). L'abitazione di Adam non è un castello o una nobile dimora, ma una grande teca di collezioni, uno studio di registrazione e una galleria di curiosità. Il passato è passato, ma non deve essere dimenticato. Senza di esso, non si può stare nel presente.
Presente Il presente è, allora, un vacillare sull’orlo del precipizio; è rimanere sulla soglia; è girare su se stessi come i vinili di Adam. Non è un girare a vuoto; il presente non è solo “forma”, ma è anche “contenuto”. L’inizio è da antologia. Come un disco che gira sul giradischi, la macchina da presa ruota su se stessa con un movimento dall’alto verso il basso sui protagonisti, con un montaggio alternato. I protagonisti girano su se stessi, senza sapere dove andare, nelle notti di Tangeri e Detroit. Il buio fa paura, esprime il nulla, l’oblio. È la struttura del niente. Jarmusch manipola il buio come un artigiano: lo dilata, gli dà forma e lo illumina di luce artificiale. La fotografia di Yorick Le Saux omaggia la forma del nero e la colonna sonora degli Sqürl e di Jozef van Wissem cadenza squisitamente il passo dei due amanti, nonché il loro sorseggiare emoglobinico.
Come si accennava Only Lovers Left Alivenon è solo pura forma. La notte e la musica di Adam, strutture e contenitori del film che girano su loro stesse come un vinile, sono riempite da citazioni, ironie e crisi sociali. La crisi dell’auto a Detroit si è fatta sentire. La città è abbandonata, le fabbriche d’auto dismesse e pure i teatri sono diventati parcheggi (la crisi sociale, si ricordi, è un tema del decadentismo). Non resta altro che flâner dans les rues(altro tema del decadentismo), non a piedi come vorrebbero Baudelaire o Walter Benjamin, ma in macchina. L’auto è, come in tutti i film di Jarmusch, catalizzatore del far niente, della discussione e degli incontri. L’automobile in Jarmusch è la passeggiata a vuoto nella Parigi della seconda metà dell’ottocento. Quindi non c’è contenuto? Sì, invece; la sostanza è proprio questa. Il comportamento umano (o non, in questo caso) di fronte alla crisi economica, che è sì devastante, ma non è la più terribile della storia, come ricorda Eve al depresso Adam. Insomma, estraniarsi dalla crisi del presente, come fanno Adam ed Eve, è un modo per proporre uno sguardo estetico, magari artistico e poetico (o musicale) sull’attualità. Non è quello che fecero i decadenti nell’ottocento?
FuturoIl vampiro di Jarmusch si carica del presente par guardare al futuro; si muove come un artista ed è portatore di un messaggio di speranza per gli uomini (gli “zombie” nel film). Il vampiro è il nuovo uomo, un artista che vive al di là del tempo terrestre pur dipendendone e in grado di guardare il formicaio umano dall’alto in basso. Jarmusch, quest’artista vampiro, lascia il suo messaggio, ma senza fare propaganda. Non si tratta, insomma, di un finale ottimistico per la specie umana. Adam lascia una nuova musica alla società umana, ma non la costringe a seguirla e, addirittura non vorrebbe diffonderla. L’opera d’arte è per chi vuole vederla (o ascoltarla); non è fatta per chi guerreggia per il petrolio o per l’acqua (persone che, come fa intendere Eve nel finale, sono destinate a sparire). Élite artistica? Certamente.
In attesa di una sua uscita nelle sale, godetevi il trailer già di per sé un'opera d'arte:
Mattia Giannone  

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