un drammatico particolare tratto dalla copertina del trade paperback
che raccoglie la saga "Una morte in famiglia"
Il numero 48 della rivista Back Issue edita dalla TwoMorrows è quasi interamente dedicato a Jim Starlin, protagonista di una lunghissima (e, inutile sottolinearlo, interessantissima) intervista che ne ripercorre tutto l'arco della sua carriera (fortunatamente non ancora conclusa, visto che Starlin si è appena insediato alle redini di Stormwatch, una delle testate del New 52). Da quelle pagine vi propongo un piccolo estratto inerente una delle storyline più famose (e controverse) di cui l'autore si è occupato nel corso della sua lunga carriera, il ciclo di episodi intitolato A death in the family (una morte in famiglia) nel corso del quale il Joker uccide Jason Todd, personaggio che all'epoca vestiva i panni di Robin. Uno scambio di battute davvero interessante durante il quale Starlin rivela qualche aneddoto degno di essere raccontato.
BackIssue #48
numero del magazine interamente, o quasi,
dedicato a Jim Starlin
Back Issue: Uno dei momenti di maggiore visibilità della tua carriera lo hai vissuto quando ti sei occupato di Batman, che hai scritto verso la fine degli anni '80 nel corso di una run durante la quale, eseguendo il volere che i lettori espresso attraverso un sondaggio telefonico, hai ucciso Robin. Si è trattata un evento che ti è stato richiesto dagli editors, o è nato da una tua proposta?
Batman 426
primo capitolo di
"A death in the Family"
copertina di Mike Mignola
Jim Starlin: Danny O'Neill era l'editor della serie e aveva bisogno di un fill-in e io scrissi un fill-in per la serie. Glielo consegnai e lui mi disse che aveva bisogno di un altro fill-in per la collana, "Potresti scrivermene un'altra?" mi ritrovai semplicemente a scrivere storie per la serie e dopo il quinto numero consecutivo di Batman da me realizzato gli chiesi: "Hey, adesso sono lo scrittore regolare di Batman?" e lui mi rispose "penso di sì". In quel momento ci trovavamo nel bel mezzo di un arco narrativo intitolato "Ten nights of the beast". Pensavo che nel suo complesso l'idea di un eroe adulto che andasse in giro con un teenager non funzionasse, soprattutto poi se lo fai vestire con dei colori sgargianti mentre tu ti aggiri nell'oscurità delle ombre. Sembreresti semplicemente un codardo.
BI: quando ti cominciasti a occupare di Batman chi era il Robin che combatteva al fianco del protagonista?
Starlin: Era il secondo Robin [Jason Todd]. Dick Grayson era già andato via ed era diventato Nightwing. Nelle mie storie, per quanto mi fosse possibile, provai ad evitare di usare Robin. In molte delle prime storie di cui mi occupai non appariva. Finché Danny mi chiese di scrivere una storia che si incentrasse su Robin, io me ne occupai, e alla fine pare che fosse venuta anche abbastanza bene a giudicare dalle reazioni. Ma io non impazzivo per il personaggio.
Batman 427
secondo capitolo di
"A death in the Family"
copertina di Mike Mignola
Successivamente Danny, dal momento che era stata appena sviluppata una tecnologia adatta a questo tipo di operazioni, bbe l'idea di far decidere ai lettori con le telefonate. La DC ci rispose, "Ok, fatelo"e noi ci mettemmo al lavoro sulla miniserie (nella serie) di quattro numeri, e io scrissi una sceneggiatura che prevedeva due finali. Il primo albo andò in distribuzione e Danny era ovunque. Fu invitato in tutti i talk show del mattino, e lì spiegava come aveva preso questa o quella decisione, e a me andava bene perché quello era il lavoro dell'editor. Alla fine l'albo andò in distribuzione e i lettori (la gran parte di essi) decisero che Robin avrebbe dovuto morire.
BI: la cosa ti sorprese?
Starlin: avevo sempre immaginato che sarebbe successo, perché non avevo sviluppato davvero alcun lavoro dietro le due pagine inerenti il finale alternativo. Semplicemente penso che immaginavo quali fossero i desideri dei lettori.
Batman 428
terzo capitolo di
"A death in the Family"
copertina di Mike Mignola
Starlin: No, no. Non feci alcuna telefonata. L'albo fu distribuito e le vendite furono buone, ma poco tempo dopo il reparto merchandising della DC Comics ci fece sapere che in magazzino c'erano talmente tante magliette e cestini per la colazione con Robin e a quel punto fu subito chiaro che era tutta colpa di Jim Starlin [risate]! Danny repentinamente si scaricò delle sue responsabilità dicendo che lui non c'entrava nulla con tutta quella storia. "E' un errore di Starlin". In breve diventai una persona non gradita. All'epoca stavo sviluppando Gilgamesh, e loro mi chiesero immediatamente di dedicarmi a quell'opera e visto che si trattava di qualcosa che davvero mi piaceva, mi ci misi al lavoro. Sin dal momento in cui il progetto fu accettato fu stabilita una data di consegna scolpita nella pietra. Avrei dovuto lasciare ciò che stavi facendo sui Nuovi Dei in modo da dedicarmi completamente a questo altro incarico. E per lasciarmi più tempo libero avrebbe affidato Batman nelle mani di qualcun altro.
Così questa fu la fine del mio tempo alla DC. Uccidere Robin fu con tutta probabilità la peggior mossa che abbia mai fatto ai fini della mia carriera.
BI: Be' è risaputo.
Starlin: Più tardi, il tipo che ha preso in carica la serie di Batman dopo di me [con tutta probabilità Starlin si riferisce a Marv Wolfman che è diventato il nuovo sceneggiatore regolare della serie a partire dal numero 435, dopo un breve interregno di John Byrne] mi ha ringraziato incredibilmente perché avevo lanciato la serie talmente in alto nella classifica di vendita che lui, grazie alle royalties ricevute dalla serie, fu in grado di comprare un castello in Scozia.
Batman 429
quarto, e ultimo, capitolo di
"A death in the Family"
copertina di Mike Mignola