Cambio di guardaroba ed eccomi di nuovo a
Parigi amici miei, con ancora addosso il caldo della Grecia del giorno prima e sempre in compagnia di Betty e Vito per assistere tutti insieme al concerto di
Jimmy Buffett all‘Olympia. Anche mio nipote Edoardo ci ha raggiunti in tempo da
Copenhagen in questa reunion familiare. Il nostro Jimmy, scalzo, in maglietta e pantaloncini corti quasi fosse un concerto sulla spiaggia, ha regalato ai suoi fans i Parrotheads (teste di pappagallo), quasi tre ore di musica solare, caraibica con canzoni ritmate e ballabili intervallate da ballate d’atmosfera accompagnato dalla sua
The Coral Reefer Band. Anche chi non conosce la musica di Jimmy Buffett viene rapito (probabilmente dai pirati aggiungo … ) e coinvolto in questa festa di inizio autunno. I suoi concerti sono esuberanti e mostrano la gioia di vivere con la sua vera filosofia di felicità e di libertà.
Anche quest’anno noi non siamo stati da meno e passandoci la ghirlanda di Betty quasi fosse il testimone di una staffetta abbiamo sfilato con le nostre camicie a fiori sul foyer dell’Olympia. sede storica dei grandi concerti parigini, trasformato in questa occasione in un festoso
carnevale stile Tiki
Bar, con palloncini che volavano sopra il pubblico.
Jimmy sceglie Parigi (la cita in molte sue canzoni) perché ama tutte le cose francesi (come noi del resto). Durante il concerto anche lo spazio per l’esibizione a sorpresa insieme ad Antoine, famoso in Italia negli anni sessanta con canzoni come “Pietre“, “La tramontana“, “Cosa hai messo nel caffè” e “Taxi“. Ora il valido
Antoine gira il mondo con il suo catamarano.
Per il dopo concerto avevo prenotato la cena (ore 23) al ristorante L’Ecaille di proprietà di Gerard Depardieu. La lista scritta su una lavagnetta all’interno del locale ci proponeva impeccabili piatti di pesce,
tra i quali poi la scelta è caduta sullo squisito carpaccio di salmone (una autentica prelibatezza con il tocco di una goccia di olio italiano), sulla piccola frittura di calamari, sulla ciotola piena di cozze alla marinara e sul merluzzetto affumicato (troppo salato però per Vito).
Lo spazio per il dolce in questi casi è d’obbligo. Ci siamo scolati una bottiglia di vino bianco Anjou prodotto dal grande Gerard dal cuore italiano nella sua tenuta del Castello di Tignè nella Loira e tre bottigle di
acqua minerale gassata Badoit (la mia preferita in territorio francese).
Il giorno seguente Parigi Parigi e ancora Parigi.
Parigi che adoro, che respiro quasi ci abitassi, che cammino e ricammino ancora con passo da vero parigino.
Eccoci allora pronti per un salto al convento di Santa Caterina in Rue de Bac per ritirare la medaglietta miracolosa e a chiedere di intercedere per noi; un passo verso gli Champs-Elysées sfilando davanti alle persone in coda per accedere alla mostra di Monet al Grand Palais (termina a gennaio 2011 e mi piacerebbe visitarla) e un tuffo nel Quartiere Latino a impolverarci nella libreria “Shakespeare and Company” con le sue pareti
tappezzate di cultura, con gli scaffali di legno pieni
zeppi di libri fino al soffitto, con volumi antichi e non, con fotografie ingiallite per gli anni, poesie e lettere d’amore. Sembra di essere fuori dal tempo e siamo solo a due passi da Notre Dame. E poi ancora una capatina sotto i colonnati e nei giardini del Palais-Royal di fronte all’ala nord del Louvre, con assaggio di crepes alla Nutella (per me ed Edoardo) rigorosamente acquistate al prezzo di 2,50 € l’una e una foto
d’artista sopra le colonne di Buren fatte a strisce verticali bianche e nere. La stanchezza del lungo camminare ha poi preso
il sopravvento e con l’aiuto della linea metropolitana 6 abbiamo raggiunto la nostra fermata “Edgar Quinet” il giusto tempo per trovare un tavolo presso il ristorante Le Plomb du Cantal, con vista sul Teatro de la Gaitè, per riempirci lo stomaco di truffaude e aligot (vedi recensione dello scorso anno) e il palato di aglio allo stato puro. La domenica mattina con il breve tempo
rimastoci per il rientro a casa, visita
alla Tour Eiffel da diversa angolazione rispetto al turista classico quasi a ricordare la scenografia del film “La cena dei cretini“ dove la torre appariva nella sua grandeur dalle finestre di casa dei fortunati proprietari confinanti.
Qui siamo stati
travolti dalla folla dei maratoneti della Paris-Versailles. Ogni anno dal 2008 in poi troviamo a Parigi un personaggio famoso : quest’anno è stata la volta dell’ex commissario tecnico della nazionale di calcio francese Raymond Domenech immortalato con noi giocatori di altri tempi (Vito e io) e a una giovane promessa (Edoardo). Simpatico o antipatico … con noi è stato disponibile e sorridente (certo io tifoso del Chelsea non gli ho minimamente accennato della storia di Anelka ai Mondiali del Sudafrica …). .
Parigi rimane il mio sogno di vita, dall’alto di una mansarda in zona
Montparnasse-Saint Germain.
Post’s song : “Fins” performed by Jimmy Buffett
Periodo del viaggio : 24-26 settembre 2010