Jo Walton: Le mie due vite

Creato il 23 dicembre 2014 da Martinaframmartino

Quello natalizio per me è sempre un periodo impegnativo: figlie a casa da scuola, e ora vanno pure a letto tardi, straordinari al lavoro e ritmo stesso di lavoro enormemente accresciuto (il mio responsabile con il contapassi ha scoperto di aver percorso in negozio, nella sola giornata di domenica, quasi 15 chilometri), oltre ai vari impegni extra (prove per il saggio di pattinaggio di entrambe le bimbe, e poi saggio, prova per il saggio di karate per la piccola, e poi saggio, dentista e catechismo per la grande, consegna delle pagelle perché la sua scuola scagliona il giudizio in trimestri, due feste scolastiche…). Come potete immaginare di tempo per scrivere ne rimane poco. E allora vi ripropongo l’articolo di presentazione e la recensione di Le mie due vite di Jo Walton, libro che ero curiosa di leggere e che mi è piaciuto molto. Spero che Gargoyle continuerà a tradurla – non ho i dati di vendita nazionali, ma la mia impressione è che le sue vendite siano basse – altrimenti mi sa che passerò anche con lei alla lettura in inglese. Jo è davvero brava.

La presentazione del libro:

Patricia Cowan ha la mente confusa e dimentica cose che dovrebbe ricordare. O forse ricorda troppo, con due vite inconciliabili fra loro che si affacciano nella sua mente. Patricia ha compiuto una scelta nel 1949, e da quel momento le sue due vite e i mondi in cui le ha vissute hanno iniziato a divergere.

È una storia alternativa Le mie due vite, il romanzo di Jo Walton appena arrivato in Italia e incentrato su una donna affetta da demenza e con problemi di memoria. E sono due le vite che Pat ricorda, anche se in modo confuso e frammentario. I punti di vista di Pat e del suo alter ego Tricia si alternano portando avanti una storia in cui sono fondamentali l’amore e le scelte che si compiono nel corso della vita.

L’idea per il romanzo, ha spiegato la Walton, le è venuta parlando con un amico coetaneo della sua immaginaria Patricia e afflitto da problemi di memoria. A questo spunto la scrittrice ha unito il desiderio di narrare due versioni alternative della storia della seconda metà del XX secolo che non fossero focalizzate sulla politica o sulla guerra, tranne là dove questi elementi vanno a toccare in modo concreto la vita delle persone.

Per le ricerche più particolari necessarie alla stesura di Le mie due vite la Walton si è fatta aiutare dai lettori del suo blog, che l’hanno aiutata su dettagli come il peso delle sedie a rotelle o i modelli delle auto.

La sinossi

Patricia ha dei ricordi molto confusi del suo passato. Le immagini dell’adolescenza sono nitide e intatte, ma dopo cosa è successo?

Ha sposato Mark ed è stata moglie e madre come le sue coetanee, oppure ha scelto di amare liberamente la sua compagna Bee sfidando tutti i pregiudizi? Davvero le sue scelte hanno influenzato il destino del mondo al punto di farlo diventare contemporaneamen­te un posto meraviglioso in cui vivere e il palcoscenico di atti terribili?

Patricia non lo sa. Non sa come sia possibile ricordare di essere stata sia Trish sia Pat. Le sfugge qualcosa, è “molto confusa” come annotano i medici sulla sua cartella clinica. E tuttavia deve tentare di rimettere insieme i frammenti per capire chi è stata in realtà…

Due incredibili versioni della storia del XX secolo diverse dalla nostra, due possibilità di vita vissute dalla medesima donna, in cui, come nell’effetto farfalla, le conquiste personali hanno il potere di cambiare i destini di molti altri allo stesso modo in cui il battito d’ali di una farfalla può provocare un uragano dall’altra parte del mondo.

L’autrice

Jo Walton (1964) è poetessa e scrittrice di libri fantasy e di fantascienza. Ha vinto numerosi premi, tra cui il John W. Campbell Award come Miglior nuovo talento, il World Fantasy Award, il Prometheus Award e il Mythopoeic Award. Con Un altro mondo, tradotto in italiano lo scorso anno, si è aggiudicata il Nebula Award e l’Hugo Award.

Ha esordito con una trilogia liberamente ispirata al ciclo arturiano composta da The King’s Peace (2000), The King’s name (2001) e The Prize in the Game(2002). In seguito ha pubblicato Tooth and Claw (2003), dalle atmosfere vagamente vittoriane se non fosse che i protagonisti della storia sono draghi, la trilogia di storia alternativa composta da Farthing (2006), Ha’Penny (2007) e Half a Crown (2008) e i romanzi autoconclusivi Lifelode (2009) e Un altro mondo (2011). Le mie due vite è il suo decimo romanzo.

La recensione:

Ci sono giorni in cui Patricia è “MC”, molto confusa. La cosa è evidente a tutti, persino a lei, che non sa bene se la casa di cura in cui si trova è dotata di un ascensore o di un montascale. La confusione massima però è legata ai suoi figli, tre oppure quattro, così diversi fra loro e tutti ugualmente amati.

Come ci si può fidare del proprio cervello quando fornisce informazioni e ricordi così diversi fra loro? Specie, poi, se la propria madre ha sofferto dello stesso problema di smemoratezza negli ultimi anni della sua vita. La memoria gioca strani scherzi a Patricia, donandole i ricordi di due mondi diversi e ugualmente reali. Due mondi nati nello stesso luogo ma separati da una discontinuità, una scelta compiuta in un momento di sorpresa e confusione che ha scavato un solco fra i due mondi che l’hanno portata a vivere vite tanto diverse. Ma esistono davvero i due mondi, o sono solo i falsi ricordi di una mente confusa?

L’elemento che dà il via a Le mie due vite di Jo Walton ricorda un film del 1988 con Gwyneth Paltrow, Sliding Doors. Qualcosa non va nel verso giusto e la protagonista si trova a dover scegliere cosa fare della sua vita, e da questa scelta nascono le due trame. Da un lato ci sono Tricia e il suo matrimonio con Mark, dall’altro Pat e la sua storia d’amore con Bee.

Dal momento in cui Patricia compie la sua scelta le sue due vite proseguono in parallelo, con l’alternanza di capitoli distinti dal modo in cui viene chiamata la protagonista. Un cammino lungo sessantasei anni, che narra la vita di una donna e che racconta il mondo che cambia intorno a lei. Mondi diversi, come se dalla sua scelta fossero scaturiti cambiamenti più grandi che comportano situazioni politiche ed economiche a livello mondiale molto diverse fra loro.

I mondi di Patricia per certi versi rispecchiano il nostro, con problemi concreti che noi abbiamo dovuto — o avremmo potuto dover — affrontare, anche se le due realtà fittizie e la nostra sono inconciliabili. In uno di quei mondi il presidente Kennedy si è dimesso, in un altro è stato assassinato a Dallas con una bomba. Realtà diverse dalla nostra, ma terribilmente familiari. E se le notizie che riguardano un presidente sono qualcosa di distante, viste solo da un telegiornale, sono molte le situazioni che influenzano le vite di Patricia che toccano anche le nostre vite.

La condizione delle donne, l’omosessualità, il terrorismo, l’Aids, le tensioni politiche internazionali, la malattia, il progresso tecnologico sono tutti elementi che si sviluppano secondo modalità leggermente diverse nelle due storie, creando alla fine mondi molto diversi fra loro, ma che si legano in modo molto stretto alle vite di Tricia e Pat. In entrambi i casi la storia è sviluppata in mdo coerente dalle premesse, e Patricia è viva riconoscibile in entrambe le donne, anche se le due donne si allontanano sempre più. Sentieri diversi, dettati dalle diverse circostanze create da una scelta, e animati da personaggi reali quanto Patricia.

La Walton mantiene lo stesso tocco delicato che già aveva dimostrato di possedere in Un altro mondo. Narra di piccole cose, di azioni che in sé non hanno nulla di eclatante anche quando sono gravide di conseguenze, si sofferma sull’interiorità della protagonista e le costruisce intorno una solida rete di relazioni, e alla fine il lettore si accorge di essere stato assorbito da due storie in apparenza normali ma che hanno tanto da dire. È questa la grande capacità della scrittrice britannica, capace di passare con disinvoltura dalle storie personali a problemi universali facendo sentire la realtà e l’importanza di entrambi gli elementi, per la storia e per il lettore. E questo senza cadere nella facile tentazione di forzare i toni per cercare effetti emotivi forti che alla fine toglierebbero credibilità alla storia.

Tricia e Pat, e tutti coloro che le conoscono, vivono le loro vite. Ma se Patricia è molto confusa, quale delle due vite è reale? Tutto è iniziato con una scelta, ma quanta influenza possono avere sul mondo le scelte che ciascuno di noi compie? Una grande scrittrice a cui è stato appena assegnato il National Book Awards per la sua capacità di occuparsi di problemi filosofici ed esistenziali, Ursula K. Le Guin, ha affermato che il compito della narrativa fantastica è quello di porre domande al lettore. La Walton questa lezione dimostra di averla imparata bene, perché la conclusione del libro è destinata a suscitare numerose domande.

A proposito, ve lo avevo già postato ma vi rimetto il link al discorso fatto dalla Le Guin nel momento dell’accettazione del premio: http://www.fantasymagazine.it/notizie/22270/ursula-k-le-guin-servono-scrittori-liberi/.



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