La presentazione del libro:
È una storia alternativa Le mie due vite, il romanzo di Jo Walton appena arrivato in Italia e incentrato su una donna affetta da demenza e con problemi di memoria. E sono due le vite che Pat ricorda, anche se in modo confuso e frammentario. I punti di vista di Pat e del suo alter ego Tricia si alternano portando avanti una storia in cui sono fondamentali l’amore e le scelte che si compiono nel corso della vita.
L’idea per il romanzo, ha spiegato la Walton, le è venuta parlando con un amico coetaneo della sua immaginaria Patricia e afflitto da problemi di memoria. A questo spunto la scrittrice ha unito il desiderio di narrare due versioni alternative della storia della seconda metà del XX secolo che non fossero focalizzate sulla politica o sulla guerra, tranne là dove questi elementi vanno a toccare in modo concreto la vita delle persone.
Per le ricerche più particolari necessarie alla stesura di Le mie due vite la Walton si è fatta aiutare dai lettori del suo blog, che l’hanno aiutata su dettagli come il peso delle sedie a rotelle o i modelli delle auto.
La sinossi
Ha sposato Mark ed è stata moglie e madre come le sue coetanee, oppure ha scelto di amare liberamente la sua compagna Bee sfidando tutti i pregiudizi? Davvero le sue scelte hanno influenzato il destino del mondo al punto di farlo diventare contemporaneamente un posto meraviglioso in cui vivere e il palcoscenico di atti terribili?
Patricia non lo sa. Non sa come sia possibile ricordare di essere stata sia Trish sia Pat. Le sfugge qualcosa, è “molto confusa” come annotano i medici sulla sua cartella clinica. E tuttavia deve tentare di rimettere insieme i frammenti per capire chi è stata in realtà…
Due incredibili versioni della storia del XX secolo diverse dalla nostra, due possibilità di vita vissute dalla medesima donna, in cui, come nell’effetto farfalla, le conquiste personali hanno il potere di cambiare i destini di molti altri allo stesso modo in cui il battito d’ali di una farfalla può provocare un uragano dall’altra parte del mondo.
L’autrice
Ha esordito con una trilogia liberamente ispirata al ciclo arturiano composta da The King’s Peace (2000), The King’s name (2001) e The Prize in the Game(2002). In seguito ha pubblicato Tooth and Claw (2003), dalle atmosfere vagamente vittoriane se non fosse che i protagonisti della storia sono draghi, la trilogia di storia alternativa composta da Farthing (2006), Ha’Penny (2007) e Half a Crown (2008) e i romanzi autoconclusivi Lifelode (2009) e Un altro mondo (2011). Le mie due vite è il suo decimo romanzo.
La recensione:
Come ci si può fidare del proprio cervello quando fornisce informazioni e ricordi così diversi fra loro? Specie, poi, se la propria madre ha sofferto dello stesso problema di smemoratezza negli ultimi anni della sua vita. La memoria gioca strani scherzi a Patricia, donandole i ricordi di due mondi diversi e ugualmente reali. Due mondi nati nello stesso luogo ma separati da una discontinuità, una scelta compiuta in un momento di sorpresa e confusione che ha scavato un solco fra i due mondi che l’hanno portata a vivere vite tanto diverse. Ma esistono davvero i due mondi, o sono solo i falsi ricordi di una mente confusa?
Dal momento in cui Patricia compie la sua scelta le sue due vite proseguono in parallelo, con l’alternanza di capitoli distinti dal modo in cui viene chiamata la protagonista. Un cammino lungo sessantasei anni, che narra la vita di una donna e che racconta il mondo che cambia intorno a lei. Mondi diversi, come se dalla sua scelta fossero scaturiti cambiamenti più grandi che comportano situazioni politiche ed economiche a livello mondiale molto diverse fra loro.
I mondi di Patricia per certi versi rispecchiano il nostro, con problemi concreti che noi abbiamo dovuto — o avremmo potuto dover — affrontare, anche se le due realtà fittizie e la nostra sono inconciliabili. In uno di quei mondi il presidente Kennedy si è dimesso, in un altro è stato assassinato a Dallas con una bomba. Realtà diverse dalla nostra, ma terribilmente familiari. E se le notizie che riguardano un presidente sono qualcosa di distante, viste solo da un telegiornale, sono molte le situazioni che influenzano le vite di Patricia che toccano anche le nostre vite.
La Walton mantiene lo stesso tocco delicato che già aveva dimostrato di possedere in Un altro mondo. Narra di piccole cose, di azioni che in sé non hanno nulla di eclatante anche quando sono gravide di conseguenze, si sofferma sull’interiorità della protagonista e le costruisce intorno una solida rete di relazioni, e alla fine il lettore si accorge di essere stato assorbito da due storie in apparenza normali ma che hanno tanto da dire. È questa la grande capacità della scrittrice britannica, capace di passare con disinvoltura dalle storie personali a problemi universali facendo sentire la realtà e l’importanza di entrambi gli elementi, per la storia e per il lettore. E questo senza cadere nella facile tentazione di forzare i toni per cercare effetti emotivi forti che alla fine toglierebbero credibilità alla storia.
Tricia e Pat, e tutti coloro che le conoscono, vivono le loro vite. Ma se Patricia è molto confusa, quale delle due vite è reale? Tutto è iniziato con una scelta, ma quanta influenza possono avere sul mondo le scelte che ciascuno di noi compie? Una grande scrittrice a cui è stato appena assegnato il National Book Awards per la sua capacità di occuparsi di problemi filosofici ed esistenziali, Ursula K. Le Guin, ha affermato che il compito della narrativa fantastica è quello di porre domande al lettore. La Walton questa lezione dimostra di averla imparata bene, perché la conclusione del libro è destinata a suscitare numerose domande.
A proposito, ve lo avevo già postato ma vi rimetto il link al discorso fatto dalla Le Guin nel momento dell’accettazione del premio: http://www.fantasymagazine.it/notizie/22270/ursula-k-le-guin-servono-scrittori-liberi/.