Fondatrice e direttrice della New York School of Burlesque, autrice del fondamentale libro The Burlesque Handbook e, allo stesso tempo, una dei personaggio più famosi nella comunità burlesque a livello mondiale: è Jo Weldon!
Eri famosa nell’industria dell’intrattenimento ancora prima di intraprendere la carriera di burlesquer. Com’è successo esattamente?
Ero performer fin dagli anni ’70, ai tempi della scuola, facendo i numeri di burlesque negli strip club. Ma fu solo nel 1997, quando conobbi Whitney Ward e Bambi the Mermaid che fui introdotta nella scena burlesque di Coney Island e allo stile neo-burlesque di The Blue Angel, The Vavavoom Room e The Slipper Room.
Sei conosciuta come la maggiore autorità mondiale nel campo dello striptease. Qual è la differenza fra lo spogliarello burlesque e quello degli strip-club? Quali sono, invece, i punti in comune?
Lo spogliarello burlesque è normalmente inteso come parte di uno spettacolo di varietà nel quale il/la performer presenta un numero teatrale. Le esibizioni negli strip club sono più rivolte al cliente individuale e nella maggior parte degli strip clubs il palco non è la principale fonte di guadagno delle danzatrici. Il burlesque mira all’intero pubblico, mentre gli strip club al cliente individuale. Negli strip club, il cliente arriva e se ne va quando vuole, mentre negli spettacoli di burlesque normalmente si arriva a un’ora stabilita. Poi, negli strip club, il pubblico è quasi esclusivamente maschile, mentre il pubblico del burlesque è misto.
Il punto comune è che, in entrambi i casi, il/la performer contano su sé stessi e sul proprio corpo per esprimersi e intrattenere, e non sugli altri performer e sullo scenario. Le stripper da club passano normalmente molto tempo a socializzare con i clienti, mentre le burlesque performer sono spesso troppo occupate per farlo.
Le leggende del burlesque della golden age si considerano spesso, semplicemente, “strippers”. Qual è la posizione delle neo-burlesque performer rispetto a questo punto? E qual è la tua?
Credo che le performer dovrebbero scegliere quello che le fa sentire a loro agio. Io mi considero una spogliarellista perché mi tolgo i vestiti. Adesso mi considero anche come un’artista dello striptease perché ho studiato come togliere i vestiti in modo teatrale e aggiungere, arricchire le mie performance. Se qualcuno cerca di insultarmi chiamandomi stripper, posso pensare che sia maleducato, ma di certo non mi sento offesa. Io sono una spogliarellista! Quando lavoravo negli strip club, mi consideravo “sex worker” e non me ne vergognavo, perché lavoravo duro, facendo del mio meglio per comportarmi in modo etico e prendermi cura di me stessa.
Come si è sviluppato il genere dagli inizi al giorno d’oggi?
L’artista dello spogliarello è una figura nuova, nata meno di un secolo fa. Anche prima esisteva la nudità sul palco e gli atti innovativi come la danza dei sette veli, ma non la categoria di artista nota come “stripteaser”. Si è creata da sola e dovremmo accoglierla!
Io sono interessata allo spogliarello in quanto tale, più ancora che ai bellissimi costumi e alle idee folli. Amo l’idea di una sola persona in mezzo a un palco che esercita il potere su tutto il pubblico, semplicemente svelando le dita delle mani che scivolano fuori dal guanto. Si tratta di qualcosa che potrei guardare centinaia di volte al giorno e rimanere sempre e ancora affascinata dal glamour della pelle che si scopre.
Jo Weldon (ph Don Spiro)
E’ il momento dei tuoi consigli e astuzie: spiega alle giovani performer le principali cose “da fare” e quelle “non da fare assolutamente” nello striptease.
Da fare:
1) Tagliate le etichette dai vostri reggiseni, guanti e ogni altro indumento.
2) Se desiderate migliorare la vostra performance, chiedete agli altri di giudicarla e valutate attentamente prima di accettare o rifiutare i giudizi.
3) Portate molto più trucco e gioielli di quanto non fareste a un party e metteteli ben in vista, quando siete sul palco.
4) Pensate a quello che il pubblico riesce a vedere e mostrate loro in modo chiaro quello che state facendo.
5) Qualsiasi cosa facciate, camminate in modo convincente! Esercitatevi in una bellissima camminata, cominciando a utilizzarla prima ancora di salire sul palco e proseguendola anche quando lasciate il palco.
Da non fare assolutamente:
1) Non ve la tirate. Tutti lavorano duramente.
2) Non copiate i gimmick di altra gente. Non è giusto ricevere l’applauso per l’idea di qualcun altro.
3) Non fate terminare il brano con una dissolvenza. Finite il vostro numero in bellezza, lasciando che il pubblico vi applauda.
4) Non chiedete consigli né dispensateli durante lo show. Tutti sono pieni di adrenalina in quei momenti.
5) Non scusatevi per quello che vi piace, che questo sia il classico stile da burlesque showgirl, nerdlesque, performance art o jazz dance in pantaloncini. Fate quello che amate fare e cercate il posto giusto per voi. E se non riuscite a trovarlo, createvelo!
Terminiamo con qualche consiglio alle donne che, semplicemente, vogliono creare un intimo “private show” per il/la proprio partner.
1) Scegliete una musica che piaccia a entrambi.
2) Toccate il vostro corpo con le mani per mostrare quanto questo vi piaccia
e per suggerire al vostro partner il senso del tatto. Fate scorrere lentamente le mani lungo i lati del vostro corpo, toccandovi le braccia e i capelli, avvicinatevi quel tanto necessario a far sentire il vostro profumo, e avvicinatevi con la testa all’orecchio del partner in modo che possa far sentire il vostro respiro.
3) Lasciate che il partner faccia una risatina, se magari è nervoso o timido. E’ bello ridere!
4) Mentre ballate, sbottonate un bottone o la cerniera al partner. Chi guarda deve sentirsi disarmato.
5) Finite sempre affidandovi all’intesa fra voi e il vostro partner. Non c’è bisogno di far altro, una volta che è pronto per voi!
Jo Weldon terrà uno “Striptease Expertise Masterclass” per la Burlesque School Milano domenica 16 dicembre 2012, dalle 15 alle 17, al Superstudio Dance Point, via Tortona 27, Milano. Iscrizioni: info@burlesqueschoolmilano.com.