Quindi, molte cose potranno cambiare, in meglio o in peggio; intanto, però, vediamo quali sono le caratteristiche principali del testo uscito dalla Camera e quali modifiche sono state apportate al progetto iniziale.
1. Contratti – Inizialmente, si era deciso che un'azienda avrebbe potuto rinnovare un contratto a termine quante volte desiderava, senza alcun obbligo di specificare tempi e motivazioni, per un massimo di 3 anni consecutivi.
Ora, dopo lunghe trattative in sede di Commissione Lavoro, il testo definitivo prevede un tetto massimo di 5 rinnovi, sempre nell'arco dei 3 anni. Inoltre, viene esteso a tutti i contratti a termine il principio di acausalità, ovvero non sarà più necessario indicare il motivo per cui si assume a tempo determinato.
E' stabilito, infine, un tetto massimo per il numero totale di dipendenti precari, all'interno delle aziende, fissandolo al 20% della forza lavoro totale.
2. Apprendistato – Per sua stessa natura, il contratto di apprendistato prevede l'assunzione, inizialmente a tempo determinato, di un giovane, allo scopo di istruirlo all'interno dell'azienda, tramite un preciso percorso formativo.
Con il Jobs Act, tale obbligo viene ridotto all'osso: il datore di lavoro è ancora tenuto a redigere un piano formativo per iscritto, ma potrà farlo in forma generica e senza l'obbligo di integrare la formazione professionale del lavoratore, all'interno dell'impresa, con corsi prestati da enti pubblici esterni.
Infine, viene introdotto l'obbligo, per le imprese con più di 30 dipendenti, di assumere a tempo indeterminato almeno il 20% degli apprendisti.
3. Snellimento burocratico – Il DURC viene informatizzato, mentre, tramite decreto interministeriale, saranno stilati i criteri per accedere alle esenzioni dei contratti di solidarietà. Infine, le lavoratrici in maternità, assunte a tempo determinato, potranno usufruire di un canale preferenziale per le assunzioni a tempo indeterminato.
Questo, in soldoni, il testo approvato definitivamente dalla Camera, ma come abbiamo già accennato all'inizio, è solo il primo atto: sono molte, infatti, le voci degli scontenti, sia nella maggioranza che nell'opposizione.
Negli ambienti di centrodestra, ad esempio, è forte il malumore per i limiti imposti ai rinnovi dei contratti a termine e per gli obblighi di assumere apprendisti a tempo indeterminato. Il M5S, da sempre nemico del provvedimento, ha, invece, inscenato in Aula una protesta contro il disegno di legge, definendolo un mezzo per creare moderni schiavi.
Nello stesso Pd non sono mancati i mal di pancia: un'ala del partito ritiene il Jobs Act incompleto e troppo precarizzante; l'altra è insoddisfatta per le modifiche, apportate al testo in Commissione Lavoro, che ne hanno cambiato l'assetto iniziale.
Con queste premesse, il disegno di legge ora passa al Senato, aspettiamo, quindi, di vedere cosa ci porterà il prossimo atto.
Danilo