Da “bagarre” a “rissa”: sono questi i termini più gettonati per la giornata di ieri nell’Aula del Senato, alle prese col voto di fiducia sull’emendamento governativo, interamente sostitutivo del Ddl. n. 1428, in materia di delega sul lavoro (“Jobs Act”).
Alla fine, tra insulti, libri lanciati e dimissioni – quelle annunciate dal senatore del Pd Walter Tocci, che ha però dichiarato di votare “sì” sulla questione di fiducia – dopo l’una di notte, dato che la chiama per il voto è slittata dalle 21 alle 23 di ieri, con 165 voti favorevoli, 111 contrari e due astensioni, l’Aula ha dato il via libera.
Concentrandosi sul testo approvato, si ricorda innanzitutto che si tratta di una legge delega, i cui contorni saranno quindi definiti in sede di decreti delegati. In particolare, per quanto riguarda la delega per il riordino delle tipologie contrattuali, la volontà è quella di esaminare tutte le forme esistenti, per valutarne l’effettiva coerenza con il tessuto occupazionale e con il contesto produttivo, e attuare interventi di semplificazione, modifica o superamento. In tale ambito si inserisce la previsione, per le nuove assunzioni, del contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti in relazione all’anzianità di servizio.
Inoltre, tra i criteri direttivi a cui si attiene il Governo per l’esercizio della delega, figura la razionalizzazione e semplificazione di procedure e adempimenti, “anche mediante abrogazione di norme”, connessi con costituzione e gestione del rapporto di lavoro.
Il riferimento, da giorni nemmeno troppo velato, all’art. 18 dello Statuto dei Lavoratori (L. 300/70), è stato sottolineato dal Ministro del Lavoro Giuliano Poletti, nel suo intervento depositato in Senato dopo l’interruzione del discorso per via della bagarre che si è creata in Aula: “Per semplificare, superare elementi di incertezza e discrezionalità, per ridurre il ricorso ai procedimenti giudiziari – ha detto il Ministro nel suo intervento – nella predisposizione del decreto delegato relativo al contratto a tutele crescenti, e quindi per le nuove assunzioni, il Governo intende modificare il regime del reintegro così come previsto dall’articolo 18, modificato dalla legge n. 92/2012”, la legge Fornero, “eliminandolo per i licenziamenti economici e sostituendolo con un indennizzo economico certo e crescente con l’anzianità”. “Contestualmente – ha proseguito Poletti – sarà prevista la possibilità del reintegro per i licenziamenti discriminatori e per quelli ingiustificati di natura disciplinare particolarmente gravi, previa qualificazione specifica della fattispecie”.
Ancora, la scelta del Governo per “ridurre la precarietà per i lavoratori e dare certezza alle imprese – ha aggiunto il Ministro – è un drastico riordino delle tipologie contrattuali con l’abolizione delle forme più permeabili agli abusi e più precarizzanti, come i contratti di collaborazione a progetto”, chiarendo anche che l’Esecutivo “assume l’impegno a finanziare per 1,5 miliardi i nuovi ammortizzatori; insieme a questo dovranno essere meglio utilizzate le risorse attualmente disponibili e si dovranno verificare le dinamiche innescate”.
Tra le deleghe, infatti, figura quella per il riordino della normativa in materia di ammortizzatori sociali. In particolare, per gli strumenti di sostegno in caso di disoccupazione involontaria, si evidenzia l’intenzione di rimodulare l’Assicurazione sociale per l’impiego (ASpI), rendendo omogenea la disciplina relativa ai trattamenti ordinari e ai trattamenti brevi, rapportando la durata dei trattamenti alla pregressa storia contributiva del lavoratore. Inoltre, si punta a universalizzare il campo di applicazione dell’ASpI, estendendola anche ai lavoratori con contratto di collaborazione coordinata e continuativa (esclusi amministratori e sindaci).
Un’ulteriore delega riguarda la creazione di un’apposita Agenzia nazionale per l’occupazione, che avrà competenze gestionali in materia di servizi per l’impiego, politiche attive e AspI, per valorizzare le sinergie tra servizi pubblici e privati e rafforzare le capacità d’incontro tra domanda e offerta di lavoro.
Altri interventi in materia riguardano, ancora, la revisione della disciplina delle mansioni, in caso di processi di riorganizzazione, ristrutturazione o conversione aziendale, e dei controlli a distanza, oltre all’introduzione del compenso orario minimo nei settori non regolati da CCNL.
Vi è poi anche una delega volta a tutelare la genitorialità, con cui si propone un’analisi delle disposizioni su tutela e sostegno di maternità e paternità, per garantire una maggiore flessibilità dei congedi obbligatori e parentali, favorendo le opportunità di conciliazione dei tempi di vita e lavoro. Inoltre, il Governo si prefigge una ricognizione delle categorie di lavoratrici beneficiarie dell’indennità di maternità, per estendere gradualmente tale prestazione a tutte le categorie. Oltre a prevedere la garanzia, per le lavoratrici madri parasubordinate, del diritto alla prestazione assistenziale anche in caso di mancato versamento dei contributi da parte del datore di lavoro, nella delega si punta infine all’integrazione dell’offerta di servizi per l’infanzia.
Fonte: Eutekne