Joe

Creato il 21 aprile 2015 da Jeanjacques

Non guardo molta televisione. L'etere fornisce davvero poche cose che mi possano interessare e, da che ho scoperto il meraviglioso mondo di internet, quella strana cosa a forma di scatola l'ho dimenticata del tutto. O almeno, ho dimenticato una parte del suo utilizzo, perché se mi metto a guardare la televisione lo faccio perché sto visionando un dvd. Devo ammettere però che il digitale terrestre, che aveva scatenato tante lamentele ai tempi, qualcosa di buono l'ha fatto, fornendoci dei simpatici canali a tema che, magari per sbaglio o magari per un insolito fattore positivo che mi fa ricredere del mio pessimismo, qualcosa di buono lo trasmettono, ogni tanto. Certo, film che sono stati trasmessi mille volte e che ormai si conoscono a memoria (seriamente, comprare il dvd di A history of violence è stato un mezzo errore perché RaiMovie lo trasmette sempre), ma comunque pellicole che hanno una loro curiosità, insieme a tante cose da noi passate direttamente in home video e qualche film orientale per cui ringrazio. Pochi giorni fa, però, mi capita di vedere che su un canale Rai trasmettono questo Joe, film che non so perché mi incuriosiva parecchio e che era stato ben recensito sui vari blog che frequento. Certo, è un film con Nicholas Cage, però i miei genitori mi hanno insegnato che il razzismo e il pregiudizio sono una brutta cosa.

Joe è un ex galeotto che, fra donne e bevute, cerca di portare avanti la propria vita e attività lavorativa come meglio può. Un giorno però sulla sua strada si piazza il giovane Gary, che gli chiede lavoro per lui e il problematico padre...

Posso dire, tutto sommato, di aver avuto una vita abbastanza tranquilla, per quanto a tratti davvero strana. Certo, non mi sono mancate le mie rogne, la mia esistenza ha preso degli scivoloni che non augurerei manco alla più odiata delle mie ex e pure nel presente ogni tanto mi vengono dei dilemmi che non so come colmare. Però ho avuto due genitori che hanno saputo crescermi al meglio delle loro forze, sono sempre stato lontano dalle droghe e alle avventure da una notte ho sempre preferito le storie lunghe - anche perché, anche se avessi voluto, di avventure con me nessuna voleva farne. Certo, tutto il resto, il cosiddetto marciume, è riuscito però a sfiorarmi attraverso conoscenti, fossero essi amici o meno, cosa che ha saputo aprirmi gli occhi e a farmi comprendere che il mondo non è tutto nuvole di zucchero filato e coniglietti sorridenti che suonano l'ukulele. Credo sia per questo quindi che sono sempre affascinato dalle storie 'al limite', oltre al semplice fatto che ciò che è estraneo alla nostra esistenza finisce inevitabilmente per accendere un minimo di curiosità, ma in me lo fa in una maniera quasi morbosa. Forse è proprio per questo che ho voluto vedermi questo Joe, film che altrimenti potevo benissimo continuare a ignorare, ma così facendo mi sarei perso una graditissima sorpresa. Va detto che le aspettative non erano elevatissime perché (oltre alla presenza del caro Nicholas Kim Coppola come protagonista) avevo fatto delle ricerche sul regista, che si dice sia un pupillo di Terence Malick, e ho scoperto che ci aveva 'deliziato' con Lo spaventapassere, ma indagando ulteriormente sono venuto pure a scoprire che quello era un film fatto su commissione e che non ha nulla a che vedere con la sua poetica. Poetica che va a riconoscersi proprio in questa pellicola, forse il manifesto del suo cinema ideale: sporca, grezza, con una cattiveria dosata ma non indifferente e dei personaggi che sembrano vinti dalla vita non appena hanno visto la luce del mondo. Molti lo paragonano a Mud e dal canto mio posso ammettere che delle piccole somiglianze ci sono, ma qui siamo davanti al fratello bastardo. Ci sono delle pecche di scrittura e delle semplificazioni di trama che si possono notare anche a una visione molto disattenta, per quanto non inficino particolarmente il prodotto finale, ma se ne stanno comunque lì, ricordando la loro presenza senza infastidire troppo. Ma ci sono ed è impossibile non notarlo o negarlo. Un qualcosa che in altri casi potrebbe far declassare il film ma che qui, stranamente, contribuisce a rendere il tutto più umano - quindi fallibile. A separarlo definitivamente dalla pellicola di Nichols (curiosità. anche qui recita Ty Sheridan) però è proprio la regia di David Gorgon Green, che fa un massiccio uso di telecamera a spalla, inquadrature tremolanti e fotografia molto granulosa. Si sente lo sporco delle abitazioni e delle foreste dove lavora Joe, un qualcosa che a tratti si fa davvero insopportabile e che quindi può rendere a tratti la visione molto ostica per coloro che vogliono solo rilassarsi, ma certi credo ce ne andranno davvero a nozze, Ma la vera rivelazione è proprio Nicholas Cage, uno degli attori che ho più pernacchiato nella mia vita di cinefilo e che qui ha saputo farmi ricredere con una parte davvero molto bella, calibrata a dovere e con dei momenti in cui ha dimostrato di essere un vero attore, segno forse che i bravi registi dei miracoli li sanno fare quando vogliono. Non ne fa invece, di miracoli, questo film... ma non è nemmeno questo il suo scopo. Se ne premia la coerenza e la genuinità, quella di voler raccontare una storia di riscatto e rinascita senza tanti sfronzoli e con tutti i fattori (positivi e negativi) del caso. Una storia di vita. Di quelle che ogni tanto servono e che ci fanno rimanere coi piedi per terra. Perché in un'epoca che sovrabbonda di superuomini e biopic di persone geniali, è bello ricordare che anche i semplici umani nel loro piccolo possono creare dei minuscoli miracoli. Non sempre ci riescono, ma possono comunque provarci.

Da guardare senza aspettarsi il capolavoro massimo della cinematografia. Ma sono sicuro che deluderà davvero poche persone.Voto: 


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