“Lend me your ears”, sesto video di John Cantlie
“If I were the US President today…” suo secondo articolo in Dabiq5
Catturare una persona e tenerla in ostaggio è un atto scellerato. La condanna morale da sola, purtroppo, è inefficace per salvare la vita al prigioniero. Allora, se un cittadino di una qualsiasi nazione è nelle mani di un’entità combattente con la quale il governo del suo paese rifiuta di negoziare, minaccia i famigliari che s’adoperano per farlo scampare alla morte, dilapida in raid falliti somme maggiori del riscatto richiesto, si può affermare che la civiltà è finita in secca. E gli ostaggi continueranno a morire.
“Da tempo ho accettato il mio destino“ dichiara John Cantlie – giornalista, ostaggio dell’Isis, da due anni abbandonato dal governo della Gran Bretagna – nel video del 21 novembre, il sesto degli otto registrati dal prigioniero nei mesi scorsi.
Cantlie esprime la sua rabbia contro Cameron e Obama, unici leader, afferma, che non negoziano con lo Stato Islamico per il rilascio dei loro cittadini. Denuncia l’inutilità dell’opzione militare ai fini della liberazione, il fallimento dell’Intelligence, l’uso strumentale degli ostaggi per scopi politici ed espone lucidamente il doppio standard seguito da Obama, il quale ha negoziato con i Talebani ottenendo la liberazione del sergente Bowe Bergdahl in cambio di cinque prigionieri di Guantanamo, ma rifiuta di trattare per gli ostaggi civili.
“Non vogliamo, la tua simpatia, vogliamo il tuo aiuto” risponde a David Cameron che alla vigilia dell’esecuzione dell’operatore umanitario Alan Henning aveva espresso comprensione per i sequestrati .
E’ durissima la sua denuncia. Probabilmente i media non daranno al video la risonanza che dovrebbe avere e già stupisce che nessuna petizione diretta a Cameron sia stata lanciata in questi mesi. Tuttavia, qualora il video diventasse virale, l’ attenzione del pubblico contribuirebbe ad allontanare nel tempo la conclusione fatale per Cantlie e per gli ostaggi ancora in vita.
p.f. diffondete il video nei social media
Nello stesso giorno, 21 novembre, è comparso anche il nuovo numero del magazine Isis: “DABIQ5“ .
Tratta della situazione nei vari paesi dove le milizie locali hanno di recente giurato fedeltà allo Stato Islamico, presenta un report da Kobane, annuncia l’emissione del dirham aureo. Il titolo riprende la promessa del leader Al Baghdadi: “REMAINING AND EXPANDING“, ci siamo per restare e espanderci, e in un articolo la avvalora con le opinioni degli analisti internazionali, come questa di Andrew Leapman (pag. 35) “Smantellare, indebolire, contenere lo Stato Islamico è un obiettivo possibile, ma distruggerlo, anche mettendo in conto un paio di anni, non è possibile. Anche se ci riuscissimo, ci troveremmo con una regione in condizioni veramente problematiche”.
In altre parole, il mondo è cambiato, nonostante la grande promessa del 2001, dopo l’attacco alle Torri Gemelle, “il terrorismo non cambierà il nostro stile di vita” .
Come nel magazine precedente, in DABIQ5 c’è un articolo di Cantlie.
Fra i vari argomenti, Cantlie tratta degli attacchi ad opera di Jihadisti (ndr. veri? presunti?) in territorio americano, Canada e Stati Uniti, e li collega all’appello alla Jihad globale lanciato dal portavoce Isis Abu Mohamed al-Adani.
Qui sotto la traduzione della parte conclusiva dell’articolo; l’originale integrale in inglese è leggibile in questo pdf .
L’intervento in Iraq oggi (così com’è attuato) differisce poco da quello precedente, se non per le operazioni di facciata e, ad un certo punto in futuro, per l’uso di truppe locali invece del dispiegamento sul terreno di soldati americani. Perché alla gente a casa, negli Stati Uniti d’America, non importa se a morire sono i loro alleati. E fino a quando (ndr. a Kobane) i Peshmerga potranno continuare a sopportare il peso dei morti grazie allo strano rifornimento dall’aria e con l’aiuto a terra di un po’ di forze speciali .
I governi sono come un robot bloccato in un loop che incessantemente esegue la sequenza sbagliata nonostante ripetute istruzioni contrarie.
Master del robot: Devi trovare un modo diverso di affrontare il pericolo che i mujahidin pongono all’Occidente. “Impossibile … elaborare…”
L’azione militare non funziona, prova con i negoziati “Devo obbedire alla programmazione …”
Tutto quello che hai fatto dall’ 11 settembre ci ha messo più in pericolo però… “Zzzzz … sintassi … errore …”Naturalmente, Robot-Obama non ascolta le voci ragionevoli e così procede con gli stessi vecchi dati sbagliati, commettendo i medesimi errori più e più volte.
Nel mese di settembre, James Comey ha descritto lo stato islamico e i Mujahidin come “selvaggi” ( classico esempio di pensiero arrogante e convenzionale che procederà direttamente verso il nulla), mentre Nick Paton Walsh, ha descritto alla CNN le loro tattiche come “sorprendentemente sofisticate”. Questo è un commento molto più istruito e vicino alla verità, tuttavia Nick è solamente un giornalista , mentre James Comey è il direttore dell’FBI.Se io fossi il presidente degli Stati Uniti oggi – e lasciatemelo dire, sono molto contento di non esserlo – sarei atterrito dal casino che mi sta arrivando addosso. Risucchiato in una guerra che s’era detto esser finita. Legato da alleanze con i tiranni più vili del Medio Oriente. Impegnando il mio paese e la presidenza nel calderone di un conflitto, mentre il popolo si alza contro di me in risposta alla chiamata dello Stato islamico. Con quasi un miliardo di dollari spesi mentre il nemico sembra sempre più forte. Non solo, il nemico in realtà sta rafforzando la sua influenza in paesi dove avevo già costruito basi militari e profuso in precedenza miliardi di dollari allo scopo di impedirglielo.
Di fronte a un tale disastro, direi che scavare diciotto buche intorno a Martha ‘s Vineyard (ndr. è un’isola)sarebbe stata un’alternativa molto più ragionevole. E alla luce degli eventi attuali, probabilmente anche più costruttiva.
°°°°°
Qui l’articolo precedente