John Doe e il fratello di Bill

Creato il 09 agosto 2012 da Chemako @chemako71

Non ho mai letto John Doe, il fumetto di Lorenzo Bartoli e Roberto Recchioni edito dall'Editoriale Aurea. Non so esattamente perché, so solo che non mi è mai venuta la curiosità nemmeno di acquistarne una copia. Questione di impressioni, di scarso appeal dei disegni di copertina, del fatto che Recchioni è uno degli autori e, da quel che leggo sul suo blog, mi ispira scarsa simpatia. Non lo so... Dicevo: non ho mai comprato nessun albo di John Doe .... fino ad un mese fa circa, quando sono uscito dall'edicola con il penultimo numero della serie, intitolato "La polvere del tramonto". Avevo un ottimo motivo per investire 3 euro. Avevo infatti letto in rete che sull'albo di giugno veniva reso omaggio ad un grande personaggio del fumetto: il fratello di Bill Parker, Ken.
Devo dire la verità: mi ha fatto tenerezza ritrovare Ken là dove tutti i suoi lettori l'avevano lasciato, in un carcere. John lo vede accovacciato da solo nel cortile e lo raggiunge. Si instaura un rapporto basato sulla reciproca riconoscenza di molte affinità e di alcune differenze: i due diventano inseparabili.
Dico subito che i testi mi son piaciuti di più dei disegni (troppo scuri e cupi per i miei gusti) di Paolo D'Antonio, anche se ogni tanto John tende a strafare, facendo il saputello nei confronti di Ken. La parte più bella è quando gli autori mettono in bocca a Ken le sue preferenze e le sue passioni, sullo sfondo di immagini che lo ritraggono libero, nel suo passato:
"A me piace la prateria, sconfinata, verde... madre e matrigna per l'uomo. Mi piace la neve che scricchiola sotto gli stivali... Mi piace il mio Kentucky. Non chiede niente, ma sa fare la voce grossa, se occorre.. Mi piace la natura. Non ha morale, soltanto forza e debolezza...debolezza e forza... Mi piacciono le differenze, la diversità... Mi piacciono le discussioni che portano a qualcosa... Mi piace la forza che diventa dolcezza... E poi, più di tutto, mi piace costruire... costruire insieme agli altri. Vedere le cose che crescono e cambiano. Sì. Questo è ciò che mi piace..."

C'è quasi tutto Ken in queste parole. Ma, secondo me, manca una sua caratteristica importante. L'ascolto. Una qualità così poco diffusa fra gli uomini. L'ascolto e l'empatia. Ken presta massima attenzione al suo interlocutore, sempre. Il suo è un ascolto attivo, gli occhi sono solo disegnati, ma restituiscono la partecipazione del racconto dell'altro. E poi ha la rara capacità di mettersi nei panni di colui che gli sta di fronte. E' per questo che Ken è un grande personaggio dei fumetti.
Ci sono poi alcune pagine in cui l'omaggio a Chemako scricchiola parecchio. John fa una lunga filippica meta-fumettistica sulla libertà dei personaggi, sui loro scrittori, sul concetto di gabbia reale e virtuale, insegnando con supponenza ad un Ken, rappresentato quasi come un sempliciotto, quello che lui in realtà sa già da tempo. Ovvero che la griglia entro cui loro sono imprigionati si può spezzare, distorcere, tirare, bucare.


John infatti non fa altro che scimmiottare Ken quando, nel memorabile numero 24 del Ken Parker Magazine intitolato "La terra degli eroi", trascina i suoi autori Giancarlo Berardi e Ivo Milazzo dentro il fumetto.

Ecco, magari gli autori potevano risparmiarsi queste pagine.... ma, come dice lo stesso John a Ken:
"Noi siamo il frutto della fantasia di qualcun altro. Nel mio caso di più fantasie malate... fantasie dotate di pochissimo talento..... Io sono nelle mani di autentici cialtroni!  Il tuo autore è uno serio, bravissimo... quasi ti compatisco che i miei ti abbiano scelto per percorrere un pezzo di strada insieme a me!"
In effetti un po' lo compatisco anche io... ma è comunque stato molto piacevole ritrovare Ken sulle pagine di un albo a fumetti, in un'edicola. Spero che la prossima volta gli autori siano quelli bravissimi... gli originali.

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