A pochi giorni dall'anniversario della morte di John Lennon ripropongo un post di qualche mese fa, per ricordarlo.
John Lennon, Yoko Ono and The Plastic Ono Band
Camera 1472, Queen Eizabeth Hotel, Montreal, 1 giugno 1969
“Di sicuro non ero nè drogata nè altro. Andai da John una seconda volta perché conoscerlo era stata una bella esperienza e il posto era pieno di bella gente”. (Petula Clark)
Oggi la camera 1472, un appartamento d’angolo al diciassettesimo piano del Queen Elizabeth Hotel, nel centro di Montreal, è conosciuta come la “John Lennon Suite”. Chi prenota qui ha diritto a indossare pigiami esattamente uguali a quelli di John e Yoko, consumare a letto la stessa colazione da loro ordinata e ricevere, al momento del commiato, una stampa con il testo di Give Peace a Chance.
La canzone fu registrata all’interno della suite durante uno dei tanti “bed-in” contro la guerra organizzati dalla coppia e molto apprezzati dalla stampa.
All’improvvisata session presero parte un discreto numero di amici e sostenitori, fra cui anche la delicata Petula Clark che raccontò:
“Ero a Montreal per una serie di concerti in inglese e francese . L’idea era di unire persone che parlavano lingue diverse, ma in teatro era guerra tutte le sere. Altro che dare una possibilità alla pace, come diceva la canzone di Lennon! Sapevo che John era in città , così anda daluiperchè volevo parlare con qualcuno che non mi conoscesse, qualcuno con cui confidarmi e magari scoppiare a piangere. Sentivo che fra me e lui poteva esserci una sintonia spirituale e non mi sbagliavo. Fu gentilissimo. In sostanza mi disse ...” vadano a farsi fottere…” , che mi parve un ottimo consiglio.
La prima sera non c’era praticamente nessuno, a parte John e Yoko sotto le lenzuola. Quando ritornai la seconda volta era pieno di gente, fra cui gli Smothers Brothers e Timoty Leary.
John era seduto in quel grande letto con in braccio la chitarra e voleva che cantassimo tutti Give Peace a Chance.
Ci divertimmo parecchio. Nessuno si comportava da divo e l’atmosfera era piacevole. Non mi resi nemmeno conto che ci stessero filmando e registrando. Naturalmente la canzone piaceva a tutti e ci sentivamo in sintonia con i concetti che esprimeva: il desiderio che le cose andassero meglio e di riuscire a entrare in contatto con il nostro lato positivo”.
(Informazioni tratte da note di Mark Paytress)