Un articolo di questo genere lo volevo scrivere da un po’ e finalmente ho trovato lo spunto giusto da cui incominciare. Che poi sarebbe questo:
John Wayne, il grande attore americano scomparso nel 1979, sarebbe morto a causa delle radiazioni che lo colpirono nel 1954 mentre girava un film nel Nevada Test Site, cioè il deserto tra California e Utah che il governo americano usava come poligono per le bombe nucleari. A rivelare questa notizia è il libro Cavie Umane – L’America e l’energia nucleare: cronaca di un disastro annunciato di Harvey Wasserman e Norman Salomon (con la collaborazione di Robert Alvarez e Eleanor Walters). – (fonte: Il Giornale)
L’articolo completo, e ancor di più in libro, ci portano alla scoperta di uno dei segreti più taciuti della Guerra Fredda, vale a dire gli esperimenti nucleari che gli americani hanno fatto in patria, nel tentativo di migliorare il loro arsenale rispetto a quello sovietico.
Esperimenti che hanno portato alla morte di 300.000 tra soldati e cittadini statunitensi, utilizzati come cavie per valutare gli effetti delle radiazioni sull’uomo.
Ancora, riprendendo l’interessante articolo, troviamo illazioni sulla morte di John Wayne, le cui vere cause sarebbero state insabbiate dai vertici del US Army. Così come sono stati nascosti i dati riguardanti la radioattività nel deserto del Nevada. A causa dei ripetuti esperimenti, protratti fino agli anni ’50, l’area sarebbe ancora altamente nociva, specialmente in alcune zone ora del tutto disabitate. Il bello è che le autorità hanno smentito questo dato di fatto fino ai primi anni ’90, lasciando così libero accesso alle aree più inquinate dalle radiazioni. Ed è proprio per colpa di tali leggerezze che il buon Wayne sarebbe caduto preda dell’invisibile fallout nucleare.
(…) Hanno lasciato che la troupe cinematografica del film Il conquistatore, ricostruzione drammatico-storica della vita di Gengis Khan, prodotto e finanziato dal miliardario Howard Hughes, si recasse nelle dune sabbiose fuori St. George, nello Utah, senza minimamente avvertirla del pericolo che correva. Attori, tecnici e operatori vi restarono tre mesi. Nel cast, oltre a John Wayne, c’erano Susan Hayward, Agnes Moorehead e Pedro Armendariz. Il regista era Dick Powell. Le radiazioni, si sa, sono un killer silente che uccide poco per volta, causando varie forme di cancro. E di questo, infatti, morirono tutti. John Wayne morì nel ’79 di tumori ai polmoni, alla gola e allo stomaco; la Hayward nel ’75 di tumori al cervello, al seno e all’utero; la Moorehead nel ’74 di cancro all’utero; Armendariz si uccise con un colpo di pistola nel ’63 in ospedale a Los Angeles, dove era stato ricoverato per un cancro ai reni e al sistema linfatico; Powell morì nel ’63 a causa di un devastante linfoma. Delle 220 persone del cast, senza considerare la sorte sconosciuta dei 200 indiani utilizzati come comparse, 91 avevano contratto tumori e 46 di loro morirono entro il 1980.
John Wayne nei panni di Gengis Khan.
Ma la leggerezza delle Forze Armate USA in campo nucleare hanno antiche origini. Dopo il bombardamento duplice di Nagasaki e Hiroshima gli Stati Uniti inviarono diverse compagnie di soldati sul posto, per verificare gli effetti dell’atomica su strutture e persone. I poveracci furono spediti nel bel mezzo delle macerie fumanti senza alcuna protezione, coi superstiti che si squagliavano letteralmente davanti ai loro occhi. I turni di permanenza sui luoghi dei roghi atomici erano di circa 45 giorni: sufficienti per devastare gli organismi dei soldati. Infatti i membri di quelle compagnie morirono tutti, spesso in modo atroce. Né più né meno dei giapponesi coinvolti nel raggio del fallout attorno alle due città nuclearizzate.
Tutto ciò non insegnò nulla. Infatti i test nucleari in Nevada furono condotti con la medesima leggerezza.
Ad esempio, subito dopo le esplosioni delle bombe atomiche nel poligono del Nevada, mandavano interi battaglioni di soldati, sempre privi di indumenti protettivi, per esaminare i siti.
Ben presto, però, gli effetti delle bombe si fecero sentire anche sulle città. La nube atomica, infatti, trasportata dal vento, colpiva le popolazioni civili facendo salire a dismisura i casi di cancro e la mortalità infantile. Nel libro ci sono innumerevoli esempi, tutti ampiamente documentati con nomi, cognomi e località. Il problema è che la Casa Bianca e gli enti federali si ostinavano ad affermare che le voci circa la pericolosità delle radiazioni era del tutto infondata. E scienziati come il dottor Ernest Sternglass, che dimostrarono scientificamente l’ingente pericolo dell’atomo, vennero sistematicamente perseguitati.
Ci sarebbe poi da citare i tanti incidenti avvenuti nelle centrali nucleari civili (Rocky Flats, Three Miles Island), ma questa è un’altra storia e magari la riprenderemo in seguito…