A Barcellona 1992 Josefa Idem partecipò per la prima alle Olimpiadi da italiana, così come aveva rappresentato la Germania a Los Angeles 1984 e Seoul 1988. Stiamo parlando di un periodo storico distante quasi tre decenni, un'eternità nello sport. Ebbene, la mitica canoista di Gogh, 28 primavere dopo la prima apparizione a Cinque Cerchi, sarà anche a Londra 2012, realizzando un vero e proprio record per un atleta del Bel Paese (eguagliato solo dai fratelli D'Inzeo nell'equitazione) di otto partecipazioni olimpiche. Il biglietto tanto atteso per l'edizione britannica è arrivato nella finale odierna del K1 500 metri ai Mondiali di Szeged (Ungheria), dove la formidabile italo-tedesca è giunta settima nella competizione vinta dalla teutonica Nicole Reinhardt. E' d'obbligo sottolineare come la Idem abbia sbagliato completamente la partenza, arrestandosi addirittura dopo un paio di pagaiate e ripartendo praticamente da ferma: vista la successiva ed impetuosa progressione (ai 300 metri era addirittura quarta), si può affermare che con un avvio quanto meno discreto l'azzurra sarebbe finita sul podio. L'appuntamento con la medaglia, dunque, è rimandato alla prossima stagione, quando a quasi 48 anni Josefa cercherà nuovamente di vincere la propria personale battaglia contro il tempo. Per un giorno l'impresa della Idem ci ha fatto dimenticare il panorama desolato della canoa italiana, dove neppure un equipaggio ha raggiunto la finale nelle specialità olimpiche (fuori anche l'atteso Michele Zerial nel K1 200). Vi rimando alla rubrica 'Italia, come stai?' per un'analisi attenta sulla disastrosa spedizione tricolore in terra magiara. Per il Bel Paese il miglior risultato in assoluto è giunta da...un moldavo-rumeno! Si tratta di Sergiu Craciun, quinto nel C1 500, che per la prima volta ha rappresentato l'Italia in un Mondiale, anche se per le Olimpiadi, non avendo ancora il passaporto del nostro Paese, dovrà attendere Rio 2016. Il fatto che i migliori risultati siano giunti da due 'nuovi italiani' (Craciun e Idem), la dice lunga sulla penuria del movimento italico attuale.
Federico Militello