Joseph Mwepu Ilunga
Creato il 12 maggio 2015 da Marvigar4
22 giugno 1974, ore 17.40 circa, sul terreno di gioco del Parkstadion di Gelsenkirchen i campioni del mondo in carica del Brasile, orfani di Pelè, affrontavano i campioni d’Africa dello Zaire, nome con la quale si chiamava all’epoca l’attuale Repubblica Democratica del Congo. Era l’ultima partita del gruppo 2 dei Mondiali organizzati dalla Germania Ovest, i brasiliani dovevano far goleada ed evitare di qualificarsi secondi per la differenza reti nel proprio girone dietro la Jugoslavia, già vincente per 9-0 il 18 giugno precedente contro gli stessi africani. Nel frattempo le notizie che provenivano dal Waldstadion di Frankfurt zur Mein misero in crisi la nazionale verdeoro: gli jugoslavi vincevano 1-0 con la Scozia e sarebbero stati primi nel girone a punteggio pieno.
A cinque minuti dalla fine del match di Gelsenkirchen il Brasile conduceva 3-0 (Jairzinho 12’, Rivelino 66’, Waldomiro 79’), l’arbitro rumeno Nicolae Rainea fischiò un fallo al limite dell’area di rigore contro lo Zaire e dispose la barriera degli africani in attesa che Rivelino, Francisco Marinho e Jairzinho decidessero come battere la punizione… dalla barriera si staccò fulmineo il numero 2, Mwepu Ilunga, che senza pensarci due volte dette un calcio al pallone rischiando di colpire Rivelino, visibilmente sorpreso da questo comportamento folle. Rainea, in mezzo all’ilarità degli spettatori, non seppe far altro che estrarre il cartellino giallo ed ammonire Mwepu Ilunga per aver fatto perdere tempo a tutti… Per la cronaca, il punteggio finale rimase invariato, la Scozia era riuscita a pareggiare con la Jugoslavia all’89’ grazie a un goal di Joe Jordan, futuro attaccante milanista, ma gli slavi mantennero il primo posto in classifica davanti al Brasile.
Anni dopo si è scoperto il perché di un gesto considerato all’epoca l’opera balzana di uno sprovveduto calciatore. La nazionale dello Zaire, qualificata per la prima volta a un’edizione dei mondiali di calcio, doveva assecondare la megalomania del dittatore Mobutu e mostrare a tutti la bravura degli atleti congolesi. Purtroppo la sconfitta con la Jugoslavia aveva compromesso tutto, inoltre da Kinshasa arrivavano brutte notizie circa l’ira funesta del tiranno. Lo stesso Mwepu dichiarò nel 2002: «Pensavamo che saremmo diventati ricchi, appena tornati in Africa, ma dopo la prima sconfitta venimmo a sapere che non saremmo mai stati pagati e quando perdemmo 9-0 con la Jugoslavia gli uomini di Mobutu ci vennero a minacciare. Se avessimo perso con più di tre gol di scarto col Brasile, ci dissero, nessuno di noi sarebbe tornato a casa» [1]. In un’altra più recente dichiarazione Mwepu svelò il motivo della sconfitta eclatante con la Jugoslavia: «In primo luogo c’era la paura contro la Scozia, con cui abbiamo perso 2-0. Poi contro la Jugoslavia la squadra aveva sabotato la partita a causa del dirottamento del denaro che il capo dello Stato Mobutu ci aveva destinato. L’allenatore Vidinic era innocente. Dopo una riunione guidata dal capitano Kidumu, abbiamo fatto pressione sulle autorità politiche perché fossimo pagati, ma, ahimè, il denaro prese un’altra destinazione … »[2]
Mwepu non fu autore di quell’unica “follia”, un’altra, durante l’incontro con la Jugoslavia, lo rese protagonista seppur senza conseguenze disciplinari: al 22’ del primo tempo, con lo Zaire già sotto di quattro goal, il terzino rifilò un calcio al sedere all’arbitro colombiano Omar Delgado, ormai di spalle, dopo aver avuto un’accesa discussione. Delgado, non avendo visto da chi era partita la pedata, espulse l’incolpevole Matambula N’Daye reo di essere solo nei paraggi. Mwepu ebbe fortuna, non fu squalificato e poté partecipare all’incontro successivo con il Brasile facendo il giro del mondo con la famosa fuga dalla barriera.
Pochi giorni fa Mwepu Ilunga è venuto a mancare dopo una lunga malattia, ma a distanza di 41 anni il suo nome è ancora iscritto negli annali del calcio per un gesto che è rimasto unico e inimitabile.
Marco Vignolo Gargini
Potrebbero interessarti anche :