L’album è veramente bello; doloroso, ma bello. In quel lavoro c’è probabilmente la sintesi di questo personaggio davvero molto particolare anche fisicamente (una specie di sosia di Christian Bale con capelli lunghi e barba, anche se a Roma si è presentato con capelli e barba corti), un texano figlio di un predicatore, intorno al quale si è costruita una vera e propria aura mitica dopo l’esperienza breve ma acclamata della band Lift to experience e la recente carriera da solista, arrivata dopo un lungo periodo di pausa e di lontananza dalla scena musicale.
Ovviamente, andare ad ascoltare dal vivo un artista così è sempre una scommessa, ma credo che ne valga la pena.
L’apertura la fa Calvin LeBaron, che è arrivato con lo stesso Pearson ed quest'ultimo in persona ad annunciare. Si tratta di un tipo decisamente particolare e credo basti da un’occhiata al suo sito web per rendersene conto. Una specie di Joaquin Cortes, però americano, che fa una musica che è una via di mezzo tra il country, il flamenco e la musica di chiesa. Lui - che porta una grossa croce sul petto - canta in buona parte in falsetto e si muove in modo particolare sul palco, cosicché il primo impatto di questa serata risulta quantomeno originale.
Josh ci propone alcune canzoni dal suo album, ma stasera non sembra che si crei un grande feeling con il pubblico, che pure ascolta in perfetto silenzio ma non rapito. Pearson in questa esibizione non sembra un animale da palcoscenico; e nella sua staticità appare distaccato non solo dal pubblico ma anche da se stesso.
Segue il duetto con Calvin LeBaron e l’atmosfera da serata in parrocchia aumenta ulteriormente. I due hanno entrambi le cinte della chitarra con la croce, davanti a loro c’è un leggio che sorregge un cartone con la scritta “Two witnesses” e qualcosa che ha a che fare con il 666 e una grossa croce. Sulle loro custodie delle chitarre aperte ci sono altri due cartoni in bella vista con le scritte “Love thy god” e “Love thy neighborogh”. E tra la scelta prevalente di gospel, gli arrangiamenti molto essenziali e la voce in falsetto di Calvin, con il controcanto di Josh, un po’ di senso di alienazione diventa inevitabile.
Che dire? Non esattamente quello che mi aspettavo, anche se devo ammettere che a tratti ho percepito il fascino di un cantante così schivo ed essenziale (in realtà parla moltissimo con il pubblico, ma in quel texano che a volte resta talmente nella sua bocca da essere incomprensibile), nonché la bellezza della sua musica.
[Intervistatore]: “È una storia molto nota che sei figlio di un predicatore, che hai iniziato a suonare in chiesa, addirittura che hai pensato di diventare un predicatore tu stesso. Cosa è rimasto di questa necessità, questa attitudine, o visione, nella tua vita di artista o di normale essere umano in generale?”
[Pearson]: “Beh, credo di esserlo diventato! Voglio dire... Diffondere la buona Notizia! Lo spero! Opere buone. Nella tradizione del mio Dio, diffondo le cose buone, fare del bene. È meglio fare del bene, credere. Spero di condividere qualcosa di questo... Se è buono o è buon lavoro, stai predicando la speranza e la vita. Ci sono posti in cui le persone hanno bisogno di incoraggiamento, sai.”
Voto: 3/5