Apriamo questa nuova settimana con un libro a cui tengo particolarmente: sto parlando di Superman è arabo, della scrittrice/poetessa/giornalista libanese, Joumana Haddad. Scrittrice, giornalista, traduttrice, attivista e donna. In un mondo difficile, in una terra splendida ma ostile al contempo. Una terra che può fare paura: ma che non può arrestare la forza delle sue parole.
Il mondo, e le soprattutto le donne che lo abitano, non ha bisogno di uomini d’acciaio. Ha bisogno di uomini veri. Non di Superman, ma di Clark Kent: timido, onesto, dolce, capace di riconoscere le proprie debolezze. Invece il modello che va per la maggiore è quello del macho indistruttibile stile “lascia-fare-a-me-che-risolvo-io-la-situazione”. E se questo è vero in Occidente, tanto più è valido per il mondo arabo: anzi, come si è accorta Joumana Haddad, Superman è arabo. Sostiene di salvare il mondo, ma in realtà è il mondo che deve essere salvato da lui. Che fare, allora? Joumana usa l’unico superpotere di cui dispone, il più efficace di tutti: le parole. E in questo libro, spietato e pungente come sempre, va al cuore della questione demolendo, con i suoi versi, le sue invettive e le sue narrazioni, i molti miti del supereroismo in salsa macha che avvelena le relazioni tra i sessi e la vita delle donne non solo nell’universo arabo: dal senso del peccato alla battaglia tra i sessi, dal matrimonio all’imperativo dell’eterna giovinezza.