Sto pucciando un biscotto al cioccolato in una grossa tazza di caffè polacco, lungo, pieno di latte. Non sono in un bar, ma seduta a un tavolo in noce nero della sala stampa del Parlamento di Varsavia, dove sono entrata con un paio di jeans, le mie ballerine consumate, una giacchetta con la spilla dei franz ferdinand. Oggi qui si è votato, e mi è bastato accreditarmi – assieme alla mia socia Micol Sarfatti e a Matteo Cazzulani, presidente dell’associazione Annaviva – per poter entrare senza problemi alla conferenza stampa in cui i giudici della corte costituzionale hanno dichiarato chiuso il voto. E già questa è una notizia: voglio dire, a una conferenza stampa al Quirinale o a Montecitorio mi avrebbero sicuramente rimbalzata, e non sarei mai stata trattata così bene, per giunta, dagli addetti stampa. Senza prezzo la scena della mia collega che all’ingresso viene perquisita, nello zaino ha due tazze con scritto “Polska” da portare a sua madre, e dice all’uomo della sicurezza: “Please, pay attention”.
Staremo qui fino a notte fonda, quando sarà annunciato il vincitore di questo primo turno. Che per la cronaca dovrebbe chiudersi a favore del candidato moderato Bronislaw Khomorowski, a cui i sondaggi davano il 41% dei voti, contro il 36% del conservatore Lech Jaroslaw Kaczinsky. Segue con il 13% il candidato di sinistra Napieralski, seguono tutti gli altri 7 con percentuali ben più basse. (Ne abbiamo già scritto qui e sul quotidiano “Terra” di oggi, purtroppo non online).
Si è votato oggi: ai seggi che abbiamo visitato – come quello del quartiere-dormitorio Wawrzysew – le schede elettorali erano semplici fogli A4, con la fotocopia dell’elenco dei candidati. Per convalidarli basta il timbro del seggio! Come sembra tutto più semplice.