JOY di David O. Russell (2015)

Creato il 27 gennaio 2016 da Ifilms
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Scritto da Luca Chiappini
Categoria principale: Le nostre recensioni
Categoria: Recensioni film in sala
Pubblicato: 27 Gennaio 2016
David O. Russell   Jennifer Lawrence  

Qua i capelli sono biondi, l’aria è affaccendata e il look è quello di una giovane ragazza madre costretta a seppellire i suoi sogni da perenne inventrice (“smanettona”, diremmo noi) in favore di un posto fisso per una compagnia aerea: è sempre lei, la paladina delle nuove generazioni, la pluri-adorata e pluri-decorata Jennifer Lawrence, la ragazza “comune”, l’attrice che alterna i grandi incassi di blockbuster come Hunger Games al premio Oscar di successi di critica come Il lato positivo. In lei, il regista e produttore David O. Russell deve aver visto una miniera d’oro: squadra che vince non si cambia, e allora eccola tornare sia in American Hustle sia nell’ultima fatica Joy, per la quale si torna a formare la “supercoppia” Jennifer Lawrence - Bradley Cooper. Il film ha sortito gli effetti sperati? È Joy solo di nome o anche di fatto?

Il film deve il suo titolo al nome della sua protagonista e della sua vera storia: Joy Mangano, italo-americana di New York, che fin da bambina coltiva la passione di realizzare nuove invenzioni per rendere la vita più facile alle persone. Per un ironico contrappasso della vita, è proprio lei a non avere una vita facile: si è sposata e ha fatto due figli con l’uomo sbagliato, che ora vive a sue spese nel suo scantinato di casa. E la cantina verrà presto divisa con il padre di Joy, divorziato dalla madre, fannullone con un brutto carattere. Joy deve correre dietro a tutta la famiglia, sostenuta solo dalla nonna che ha sempre creduto in lei e nelle sue ambizioni. Per sbarcare il lunario è costretta a lavorare al desk della Eastern Airlines e a sopportare le lamentele dei clienti. Insomma, tutta la sua esistenza è relegata sotto un cumulo di polemica, malumori e facile maschilismo. Negli Stati Uniti dei tardi anni Ottanta, una delle tante disavventure servirà da spunto per l’idea geniale: un mocio innovativo per lavare i pavimenti, il Miracle Mop. La travagliata storia della sua innovazione e della messa in commercio è narrata dal film O. Russell.

Com’è il film di O. Russell? In una parola: semplice. Abbandona le grandi pretese in favore di una storia lineare, dove si fa aiutare più dalla cultura e dalla musica degli anni Ottanta che dal proprio ritmo registico. Alla scorrevolezza contribuisce sicuramente il tocco di Annie Mumolo, già sceneggiatrice di film generazionali al femminile, che probabilmente alleggerisce il ritmo e lo storytelling di O. Russell (troppo pedante in American Hustle). Il film cerca di essere vivace, pur non essendolo abbastanza, con il risultato di fabbricare l’ennesimo biopic-commedia semplice, godibile ma non davvero coinvolgente, sul sogno americano e il desiderio di riscatto femminile.

Due i problemi più ingombranti: il primo è l’eccessiva ridicolezza e stereotipizzazione dei personaggi (soprattutto la sorella Trudy, la madre, l’ex-marito Tony e il padre Rudy, interpretato da un Robert De Niro che ormai pare la caricatura di se stesso). Il secondo è l’accelerata eccessiva sul finale, con la conclusione troppo brusca, che nega di fatto ogni crescita ritmica e climax che avrebbe potuto rendere il film un buon titolo. Jennifer Lawrence nel suo ruolo è capace, eppure l’impressione è che il suo viso e la sua fama cozzino con l’identità e la storia del personaggio che è chiamata ad interpretare. Forse O. Russell e la produzione avrebbero dovuto osare di più, cercando non in un cast stellare ma in volti nuovi ed interpretazioni genuine i portavoci della storia che hanno portato sul grande schermo. In sintesi, un classico prodotto hollywoodiano, senza infamia e senza lode, godibile e adatto ad una visione leggera.

Voto: 2/4


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