Da adesso fino a maggio, per la stagione delle piogge, le strade diverranno del tutto impraticabili e sia le forze governative che i ribelli stanno intensificando gli sforzi per guadagnare più terreno possibile.
Combattimenti sono segnalati in tutti e tre gli Stati del nord e del nord-est del Sud Sudan.
I ribelli legati all’ex vice-presidente Riek Machar stanno prevalendo mentre nell’Upper Nile e a Jonglei la situazione appare più equilibrata”.
Ma la situazione si regge su equilibri precari anche altrove.
Le truppe inviate dall’Uganda pochi giorni dopo l’inizio del conflitto armato a dicembre sarebbero decisive per garantire la sicurezza della capitale Juba e di Bor, la principale città di Jonglei.
L’incertezza è alimentata anche dai ritardi nel dispiegamento del contingente africano promesso dall’Autorità intergovernativa per lo sviluppo (Igad) per metà aprile.
L’Igad non ha le risorse finanziarie necessarie per gestire la missione – dicono fonti attendibili– e il governo di Juba non vuole che le truppe siano poste sotto il comando dell’Onu.
In Sud Sudan le Nazioni Unite sono presenti con la missione di peacekeeping “Unmiss”, che conta circa 6800 effettivi.
Al di fuori del mandato delle Nazioni Unite operano invece i militari ugandesi, che sostengono le forze governative a a Juba e a Bor.
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)