“Jugoslavia distrutta dall’Occidente, serbi demonizzati”. Intervista a Radovan Karadzic

Creato il 09 gennaio 2015 da Giacomo Dolzani @giacomodolzani

di Giacomo Dolzani

In seguito al disgregarsi di quella che dal 29 aprile 1945 era stata la Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia, governata per gran parte della sua storia dal Maresciallo Josip Broz Tito, presidente fino alla morte sopraggiunta il 4 maggio 1980, le differenze fra le varie etnie presenti nel paese portarono alla nascita di nazionalismi costantemente repressi dal regime socialista e ora invece fomentati dalle politiche dei nuovi governi delle diverse entità costituenti la Federazione. È il caso soprattutto di quello serbo e di quello croato, guidati rispettivamente da Slobodan Milosevic e Franjo Tudjman, i quali attraverso il controllo della stampa diedero inizio ad una campagna mediatica che fomentò l’odio interetnico e portò in pochi anni serbi e croati a vedersi l’un l’altro come nemici da annientare.
L’obbiettivo di Milosevic di costituire una Grande Serbia, uno stato che riunisse entro i propri confini tutti i serbi dell’ex Jugoslavia, e l’analogo progetto di Tudjman per una Grande Croazia portarono i due popoli allo scontro armato, sia nelle regioni croate di Krajina e Slavonia, che furono occupate dall’Armata Popolare Jugoslava (di fatto l’esercito di Belgrado) che, soprattutto, in Bosnia ed Erzegovina, un paese la cui popolazione era suddivisa in maniera pressoché equivalente tra cittadini croati, serbi e musulmani, distribuita su tutto il territorio nazionale in maniera promiscua. Cosa evidente al punto tale che, per quanto fosse grossomodo possibile individuare aree in cui un gruppo era prevalente, la presenza di altre etnie nella zona era comunque tutt’altro che trascurabile.
Questo fatto portò, oltre alle devastazioni della guerra, a violenti episodi di pulizia etnica da parte delle forze occupanti contro quei gruppi che nell’area erano minoritari.
La guerra si concluse il 14 dicembre 1995 con la firma dell’Accordo di Dayton, in cui era prevista la cessazione delle ostilità, l’intangibilità delle frontiere così come erano definite al tempo della Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia, il ritorno della Slavonia, ancora in mano ai serbi, alla Croazia e la divisione della Bosnia ed Erzegovina in due entità amministrative, la Federazione Croato-Musulmana, consistente nel 51% del territorio nazionale e la Repubblica Serba di Bosnia ed Erzegovina (Republika Srpska), che avrebbe controllato il 49% della superficie del paese.
Uno dei protagonisti di questo conflitto fu Radovan Karadzic, primo presidente della Republika Srpska che ricoprì questo ruolo dal 7 aprile 1992 fino al 19 luglio 1996, anno in cui venne emesso dall’Interpol un mandato contro di lui per crimini contro l’umanità.
Personaggio di primo piano negli avvenimenti che interessarono la Bosnia ed Erzegovina, fu arrestato nel luglio 2008 dopo oltre 12 anni di latitanza; detenuto al carcere speciale dell’Aja è ora sotto processo al Tribunale penale internazionale per l’ex Jugoslavia (Icty) con l’accusa di genocidio, crimini contro l’umanità e crimini di guerra. Stigmatizzato duramente dai suoi detrattori, soprattutto da quelli che in quella guerra furono i suoi nemici, Notizie Geopolitiche lo ha intervistato per conoscere qual è invece la sua versione dei fatti.

– Dottor Karadzic, qual è stato secondo Lei il motivo scatenante e chi sono stati i responsabili della guerra che portò alla devastazione della Bosnia Erzegovina e dell’intera Jugoslavia nel periodo ’91, ’95?
“La guerra in Jugoslavia è strettamente legata all’esistenza della Jugoslavia stessa. Questo paese è stato costituito con modalità differenti da quelle con cui sono nati gli altri stati nazionali europei, e pure il periodo storico è diverso. Mentre questi ultimi sono stati creati nel XIX secolo (Germania o Svizzera anche molto prima), la Jugoslavia ha tentato di diventare uno stato nazionale solo nel XX secolo.
Altre popolazioni erano composte da tribù analoghe, organizzate in stati piccoli e non sostenibili, mentre la Jugoslavia è stata creata dal Libero Regno di Serbia e Montenegro poco dopo la caduta dell’impero turco e subito dopo la dissoluzione di quello austroungarico e tedesco.
I rimanenti paesi Slavi del Sud, liberati dall’esercito serbo dal “K-und-K” (kaiserlich und königlich, usato anche come sinonimo per intendere l’amministrazione asburgica n.d.r.), hanno aderito e partecipato attivamente alla creazione del Regno dei Serbi, Croati e Sloveni, che più tardi venne ribattezzato Regno di Jugoslavia.
I serbi, i croati ed i musulmani, soprattutto quelli residenti in Bosnia ed Erzegovina, e coloro che parlano lo stesso dialetto del linguaggio serbo-croato (stokavski) sono grossomodo lo stesso popolo, cresciuto sotto due imperi confinanti.
I serbi, principalmente cristiani ortodossi (benché ci fossero serbi di religione cattolica o musulmana) ed i croati, in gran parte romani cattolici, entrambi hanno sofferto differenti occupazioni straniere ed entrambi hanno portato avanti differenti lotte per la libertà.
Il confine tra i due mondi, Est ed Ovest, era nel mezzo dei paesi Slavi Meridionali, sul fiume Drina. Se si leggono le opere del premio Nobel serbo Ivo Andric, probabilmente il più grande scrittore europeo del XX secolo, si può imparare su di noi molto di più che da qualsiasi altro libro di storia.
Nonostante fossero molto vicini, si può dire un unico popolo, i serbi ed i croati però, invece che fratellanza tra loro, svilupparono una sorta di antagonismo.
Gli sloveni erano invece un po’ differenti, ma andavano comunque molto d’accordo con i serbi.
La ragione principale del fallimento della Jugoslavia è stato il fatto che la formazione di un tale paese era un bisogno più sentito dai nostri alleati occidentali che non dai gruppi etnici che di fatto lo costituivano. In particolare Francia e Gran Bretagna volevano escludere il blocco tedesco (Germania ed Austria) dalla geopolitica del mare Adriatico e quindi ci spinsero alla creazione di uno stato comune. Naturalmente la Germania aveva un interesse completamente opposto.
Quindi i serbi altro non sono che le vittime della loro fedeltà agli alleati occidentali, i quali sono poi apparsi non così leali quanto invece lo era la Germania con i suoi protetti. Per questo i serbi dovrebbero essere grati per il ristabilimento delle relazioni serbo-tedesche, tanto più che non è idiosincratico con la loro vicinanza ai russi. Uno dei primi e più grandi europei tra i serbi è stato Vuk Karadzic (XIX secolo), il creatore della moderna cultura serba, e lui era particolarmente vicino ad Austria e Germania, essendo personalmente amico dei più grandi scrittori europei dell’epoca, come Goethe ed i fratelli Grimm. A differenza che con i governi che hanno in passato amministrato la Germania, i serbi hanno molto in comune con il popolo e la cultura tedesca.
La causa scatenante di questa guerra è stato il nuovo ordine mondiale, stabilito a Malta dai due presidenti Gorbachev e Bush padre: i nostri alleati occidentali, conclusa vittoriosamente la Guerra Fredda, non hanno più sentito la necessità dell’esistenza della Jugoslavia e così l’hanno sacrificata.
I serbi erano conosciuti come i “Guardiani delle Porte”: i custodi dell’Europa contro gli ottomani. Durante la Prima Guerra Mondiale la resistenza serba (partigiani e cetnici) costituì un grande problema per la macchina da guerra di Hitler. Mi sembra abbastanza da parte dei Serbi! L’ultimo che ha marciato senza una guerra e con un accordo sul territorio serbo verso il Medio Oriente fu Federico Barbarossa durante la Terza Crociata; noi siamo posti in un punto strategico e molto sensibile del territorio europeo.
I serbi e la Jugoslavia furono le prime vittime di questo nuovo ordine mondiale e la colpa per la sua distruzione grava tutta sulle spalle di Germania, Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia. Con il loro prematuro riconoscimento dell’illegale ed unilaterale secessione di Slovenia, Croazia e, in seguito, della Bosnia (le quali avrebbero potuto ottenere la loro indipendenza in maniera regolare in Parlamento invece che con una guerra) hanno dato il via agli eventi catastrofici che ci sono costati, ed ancora ci costano, così tanto. Ora possiamo solo sperare di poter ristabilire relazioni amichevoli, come hanno fatto i paesi scandinavi, in maniera pacifica e tramite un accordo”.

- Si parla sempre dei crimini commessi dai serbi contro la popolazione croata e musulmana; può parlarci invece di quali furono i soprusi subiti dalla popolazione serba in quegli anni?
“Un particolare capitolo di questa crisi è la stampa; è stato preparato in maniera estremamente meticolosa un sistema di “demonizzazione” e stigmatizzazione dei serbi, ed è stato così esemplare che, in futuro, chiunque sarà in grado di prevedere cosa può succedere ad una nazione che venga trattata nello stesso modo.
Con tutto con tutto il rispetto per i veri ed onesti giornalisti… ma quanti di questi erano davvero tali, non si può sapere!  Forse alcuni di loro scrivevano in maniera imparziale, ma i loro editori hanno cambiato quegli articoli in maniera da compiacere in governo ed i suoi interessi. È una leggenda quella che i media influenzano la politica dei governi. E’ vero l’esatto opposto, i governi trovano sempre un modo per influenzare i mezzi di comunicazione: non c’è nessuna esitazione, nessun pudore, nessun senso di responsabilità.
Sui media di alcuni paesi amici chiunque poteva leggere incredibili descrizioni dei serbi come mostri, cannibali, bastardi, creature che si meriterebbero ogni tipo di punizione possibile, come accadde alla vigilia della Prima Guerra Mondiale, quando i serbi furono denigrati e minacciati di essere annientati.
Perché accadde? Perché era una sorta di preparazione della popolazione e dell’opinione pubblica dei paesi interessati a tutti gli atti illegali e criminali che sarebbero stati compiuti contro questa “orribile” nazione. Il pubblico è troppo assuefatto per chiedersi cosa il loro governo gli stia servendo tramite la stampa, sono pochi in ogni nazione gli spiriti sufficientemente liberi ed autonomi per giudicare con la loro mente ed essere degni di fiducia; ci sono molti intellettuali, giornalisti e politici indipendenti, ma sono troppo pochi per costituire una speranza per questo stanco mondo.
In questa guerra i serbi hanno subito più danni da un’informazione falsa che dalle bombe della Nato e se questo mondo si riprenderà e guarirà dalla sua debolezza, le prime cose che dovrebbero essere recuperate sono l’onore e la decenza, alla pari di un sistema economico in cui ci sia una corrispondenza moneta e riserve auree.
Stiamo soffrendo a causa di una sorta di terrore indotto dalle più alte istituzioni finanziarie e dalle loro manipolazioni di denaro falso, per parole non vere ed indegne, dietro alle quali non c’è né onore né nessun senso di responsabilità; addirittura non vengono rispettati nemmeno i trattati internazionali, come l’accordo di Helsinki sul rispetto delle frontiere. Quando verrà il tempo, gli storici ed il pubblico si divertiranno sapendo quello che è accaduto durante il XX secolo.
I principali media non hanno mai parlato delle palesi messe in scena di falsi incidenti volte a denigrare i serbi, alcune di queste poi, che non sono state precisamente un successo, non sono nemmeno più oggetto di accusa contro gli imputati serbi perché, altrimenti, tutti gli altri avvenimenti verrebbero visti sotto una luce diversa di fronte a tali goffe montature.
Questa è stata una guerra civile, non un’aggressione esterna; durante tre anni e mezzo di conflitto ci furono vittime civili e militari tra tutti i gruppi etnici ma, in proporzione, il tasso più alto è stato tra i serbi. Gli esperti dell’accusa hanno calcolato vittime civili corrispondenti al 2.6% della popolazione musulmana; i musulmani hanno combattuto sia i serbi che i croati ed anche contro gli stessi musulmani europeisti di Fikret Abdic. Sappiamo che tra i serbi questa percentuale è invece pari al 2.8%, mentre tra i croati assume un valore di molto inferiore.
Tra le vittime di etnia serba ci sono stati tantissimi civili, in particolare bambini, anziani e donne in quantità notevolmente superiore che negli altri due gruppi. Molti villaggi serbi senza difese sono stati interamente rasi al suolo ed ogni abitante ucciso, i serbi al contrario non hanno mai compiuto atti simili, nessun centro abitato a maggioranza serba situato in territorio croato-musulmano è sopravvissuto oltre il mese di settembre del 1992, mentre nella parte serba della Bosnia erano invece presenti numerosi villaggi e quartieri i cui residenti erano cittadini unicamente musulmani. Nell’esercito serbo era anche presente un’unità composta da soli musulmani che combattevano non “per i serbi” ma “assieme ai serbi” per i comuni valori europei di democrazia e secolarismo.
La verità è l’esatto opposto di quanto presentato dai media e dai governi dei paesi occidentali e un giorno, sperando di essere ancora qui per vederlo, tutto questo verrà alla luce”.

- Crede che le forze della Federazione croato-musulmana ricevessero finanziamenti e sostegno da paesi o agenzie straniere che operavano in chiave anti serba?
“Non è un segreto che molti paesi occidentali hanno aiutato con tutti i mezzi la Federazione Croato-Musulmana: fornendo armamenti e denaro, con la loro propaganda, con il supporto da parte dell’intelligence, con ricognizioni satellitari, sparando bombe da aerei ed anche con l’artiglieria.
Alcuni di questi paesi occidentali, altrimenti in disputa con regimi islamici ostili, raggiunsero addirittura un accordo comune, perlomeno per aiutare l’impresa musulmana in Bosnia.
Anche molti paesi islamici, non importa se fondamentalisti, democratici o filo occidentali, hanno aiutato i nostri nemici; più tardi questi stessi regimi hanno vissuto la “Primavera Araba”, alcuni leader sono già stati rovesciati, ed altri a breve seguiranno il loro stesso destino ma non per il supporto fornito ai bosniaci musulmani, bensì perché questo è solo il modo in cui vanno le cose in un mondo senza regole. Molte nazioni sono state parte attiva in questa guerra, ma nessuna di queste, a parte la Repubblica Federale di Jugoslavia, è stata oggetto di alcuna sanzione”.

Foto. dall’alto in basso: Radovan Karadzic durante il processo (foto Michael Kooren/Afp/Getty); Radovan Karadzic (a destra) in compagnia del generale Ratko Mladic ai tempi della guerra in Bosnia ed Erzegovina (foto Reuters); Radovan Karadzic (a destra) in compagnia  di Slobodan Milosevic (foto Anp), presidente della Repubblica Federale di Jugoslavia; la suddivisione etnica della Bosnia ed Erzegovina, in arancione le aree a maggioranza serba, in viola quelle a maggioranza croata ed in verde quelle a maggioranza musulmana, la linea rossa indica i confini posti dal trattato di Dayton tra Repubblica Serba di Bosnia ed Erzegovina e Federazione Croato-Musulmana (National Geographic).

Un particolare ringraziamento va all’avvocato Peter Robinson, che ha reso l’intervista.

Nota: pur essendo stata posta una domanda sugli avvenimenti concernenti il massacro di Srebrenica, non è stato possibile ottenere alcuna dichiarazione a causa del processo ancora in corso in relazione a questi fatti.

da Notizie Geopolitiche



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