Sostengo da tempo che Julia, la serie mensile della Sergio Bonelli Editore concepita dal papà di Ken Parker Giancarlo Berardi, rappresenta una delle migliori proposte dell’editore milanese.
Il 174° numero, “Cadavere in trasferta”, in edicola nel mese di marzo, si configura come una buona occasione sia per avvicinarsi alla serie che per sviluppare un nuovo approfondimento su alcuni degli elementi che la caratterizzano. È anche un ottimo momento per chiacchierare con il disponibilissimo Berardi, in un’intervista inedita che presentiamo insieme a questo articolo.
“Cadavere in trasferta” vede l’esordio di Ettore Cambiaso, nuovo personaggio della serie, poliziotto italiano di origini genovesi e partenopee (non a caso, due città portuali) e nuovo amore della protagonista, destinato a restare nel tempo, come ammette l’autore nell’intervista.
Per questa nuova analisi, credo sia utile iniziare dai disegni.
Il segno al servizio della storia
Disegnatore di “Cadavere in trasferta” è Valerio Piccioni, che ci offre una delle sue prove migliori su Julia. Il suo stile elegante, morbido, preciso ma essenziale, rappresenta un perfetto esempio di della cifra stilistica della serie. Piccioni ha maturato negli anni uno stile proprio, riconoscibile, ma nell’approcciarsi alle storie della criminologa amalgama le proprie caratteristiche con le scelte stilistiche definite da Berardi e dai suoi ottimi collaboratori (Mantero e Calza).
In particolare, è possibile seguire la curatissima regia della storia seguendo le vignette passo a passo, senza leggere testi e dialoghi. Si noteranno i continui movimenti di “camera”, che determinano un costante dinamismo anche nei momenti potenzialmente più statici, offrendo al lettore punti di vista sempre diversi, mettendo in primo piano le interazioni dei personaggi e in evidenza un protagonista piuttosto che un altro, a seconda di come si sviluppano gli avvenimenti e gli accidenti.
Allo stesso modo, seguire i soli disegni permette di farsi un’idea precisa della scansione ritmica delle vignette.
Ciò favorisce la semplicità e la fluidità della lettura e al contempo l’immedesimazione nella storia. Se si sposta quindi il punto di vista all’interno della struttura narrativa della vignetta, possiamo osservare quello che lo stesso Berardi definisce “approccio teatrale allo sviluppo della storia“.
Le scene nelle vignette sono dominate spesso dalla presenza di una o più persone, il segno e le “inquadrature” pongono l’accento sulla gestualità del corpo e l’espressività dei volti, su quella che potremmo chiamare presenza scenica. E’ in questi movimenti,
Julia, pur in certe “ritualità” delle sceneggiature, nella relativa rigidità della griglia, nella compattezza stilistica richiesta ai disegnatori, con un bianco e nero essenziale e la chiarezza del tratto, è una serie che potremmo definire “calda”, che richiede e trova la costante partecipazione emotiva dei lettori. È questa, a mio avviso, una delle chiavi di volta del successo che Julia ha tra le lettrici donne, insieme alla scelta di avere una protagonista femminile.
Tutta la sequenza di apertura di “Cadavere in trasferta”, ambientata nel porto di Genova, che ci porta prima alla scoperta del cadavere citato nel titolo e che metterà in moto tutti gli avvenimenti, e poi alla presentazione del nuovo personaggio Ettore Cambiaso, è da antologia, proprio in relazione a quanto sopra descritto. Una lettura a più livelli permetterà in particolare di cogliere le numerose sfumature e i tantissimi particolari che la costituiscono.
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Ragione e sentimento
Lorenzo Calza, che sceneggia la storia insieme a Giancarlo Berardi, fa anche in questo caso un puntuale esercizio di messa in scena delle miserie e delle ricchezze dell’umanità che così spesso sono il vero motivo delle storie di Julia. L’impianto giallo della serie, infatti, è un semplice quanto curato pretesto per raccontare l’umanità nelle sue diverse facce e nelle sue continue interazioni. Senza eccezioni, gli autori (sceneggiatori e disegnatori insieme) portano la loro attenzione sulla caratterizzazione dei personaggi, “maggiori” o “minori” che siano. È in questo realismo psicologico che le storie trovano senso, e che si stimola l’interesse e la partecipazione emotiva dei lettori.
Naturalmente, le emozioni e i percorsi mentali della protagonista sono il punto di vista privilegiato e anche, per certi versi, la chiave interpretativa che permette di comprendere comportamenti “deviati” o particolarmente “dolorosi” che riguardano gli altri personaggi. Julia è sempre divisa tra due piani, quello dell’empatia e della vicinanza emotiva con gli altri uomini e donne che le attraversano la vita (siano colleghi, studenti, criminali, amici, amori), e quello della razionalità interpretativa, che cerca di dare un senso, una forma e una risoluzione empirica agli avvenimenti.
Il trattamento del materiale onirico è per certi versi scontato, per altri originale. L’incubo prende il via sempre da una situazione realistica e collegata alla vicenda portante, per poi trasformarsi in un’ellissi paradossale e violenta degli avvenimenti, che rivelano al lettore la componente onirica e che svegliano di soprassalto la protagonista. La tecnica narrativa è quindi già vista diverse volte nella storia del fumetto (un ottimo maestro italiano è stato senza dubbio Tiziano Sclavi sul suo Dylan Dog).
D’altra parte proprio la funzione dell’incubo, sia sul piano psicologico che narrativo, è interessante. In primo luogo perché mette letteralmente in scena la divisione nevrotica che caratterizza Julia e la sua esistenza, quella conflittualità non risolta tra emotività e razionalità, da un lato, tra mente (che vuole trovare ragioni e senso) e corpo (che è mosso da desideri più profondi e inconsapevoli), dall’altro. Una separazione che potremmo definire comune alla maggior parte delle persone che conosciamo nella nostra quotidianità e che è una delle principali fonti di sofferenza nella nostra vita.
Sul piano narrativo, l’incubo è spesso il ponte per la risoluzione della storia, la chiave che permette di comprendere aspetti oscuri, o collegamenti nascosti delle vicende. Nulla di nuovo, certo. Ma l’approccio degli autori è talmente curato e consapevole, da essere ogni volta sorprendente o, quanto meno, coinvolgente. Importante aggiungere, inoltre, che offre un buon esempio di come funzioni la nostra mente. Proprio laddove è in atto un conflitto tra ragione ed emozione, tra mente e corpo, la sintesi onirica permette all’intuizione e alla conoscenza inconscia di emergere, dando nuova vitalità al pensiero creativo. Peccato che ciò avvenga spesso in cambio di un grande portato di dolore e sofferenza, quella poi che rende Julia inquieta e insonne.
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L’amore romantico e l’integrazione
Come si diceva in premessa, “Cadavere in trasferta” è soprattutto l’episodio in cui entra in scena il nuovo amore di Julia, Ettore Cambiaso. La caratterizzazione densa, vitale e, potremmo dire, brillante del nuovo personaggio ci dice già molto di come si vogliono muovere Berardi, Calza e Mantero nello sviluppo della serie. Soprattutto, è un buon pretesto per osservare come gli autori modulano le vicende all’interno delle storie.
Cambiaso arriva come il vento di primavera per Julia
Come suggerisce anche Berardi nell’intervista, Cambiaso sarà anche un ottimo pretesto per portare Julia in Italia. Con quale modalità verrà narrato il nostro paese nelle storie di Julia? Quale punto di osservazione verrà privilegiato? Quello di una straniera statunitense a confronto con le contraddizioni del nostro paese?
Possiamo solo aspettare. Intanto però torniamo all’entrata in scena di Cambiaso.
Equilibri relazionali e narrativi
Se rileggiamo con attenzione lo sviluppo della storia di Julia #174, possiamo osservare come tutto ruoti intorno al nuovo personaggio. “Cadavere in trasferta” è Cambiaso-centrico sin dal titolo. A essere in trasferta in Italia è un cadavere; simmetricamente si muove in trasferta negli Stati Uniti Cambiaso, che per le caratteristiche descritte sopra (vitalità ed energia) è il suo opposto.
Con Cambiaso, come si diceva, tutto appare più leggero, persino il primo bacio con Julia, persino le dinamiche relazionali sempre complesse con il tenente Webb. Ogni sguardo, ogni gesto e azione dei personaggi protagonisti della vicenda sono pensati e interagiscono in funzione del personaggio italiano: aiutano il lettore a comprenderne le caratteristiche personali; mettono le basi narrative per il rapporto affettivo con Julia nel medio/lungo termine; favoriscono il processo di immedesimazione con i lettori. La teatralità e le dinamiche relazionali sono così condizionate e mosse dal perno Cambiaso, in un processo che sembra mettere in discussione una serie di idee, convinzioni e “regole” che il lettore ha nel tempo imparato a dare per scontate (la gelosia di Webb, che in questo caso lascia il passo a qualcos’altro).
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Il tutto, attraverso la naturalità della messa in scena, che è altro dal realismo, in quanto sfrutta appieno la capacità di sintesi espressionista tipica del fumetto. L’abilità degli autori, quindi, è proprio quella di forzare un punto di vista, di piegare la storia alle necessità narrative, senza che questo diventi artificioso o innaturale. Ed è questa sensibilità il punto di forza maggiore dell’approccio di Berardi e collaboratori al racconto seriale, che fa di Julia, a distanza di quindici anni, una serie credibile, fresca e appassionante.
Abbiamo parlato di:
Julia #174 – Cadavere in trasferta
Giancarlo Berardi, Lorenzo Calza, Valerio Piccioni
Sergio Bonelli Editore, marzo 2013
130 pagine, brossurato, bianco e nero – 3,30€
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