Julian Kawalec (1916-2014), prosatore, pubblicista e poeta polacco

Da Paolo Statuti

Dopo tanta poesia, apro ora una parentesi di prosa, pubblicando alcuni racconti brevi polacchi inseriti nella mia antologia Viaggio sulla cima della notte, edita nel 1988 da Editori Riuniti. Ho scelto i racconti in base al mio gusto personale e lasciandomi guidare dal sentimento della poesia e dai sentimenti umani. Il terzo racconto, davvero brevissimo, è di Julian Kawalec e s’intitola

     Le mele

   Si incontrarono sulla piazza, accanto al grande monumento. Si scambiarono con calore qualche parola di saluto, perché non si vedevano dalla fine della guerra. Poi entrarono in un piccolo bar, come ce ne sono molti in quella città. Sono bar che non possono non essere notati, tanto attirano con il loro aspetto misero e l’incessante brusio che arreca sollievo. Nei tavolini rotondi di questi bar c’è come una forza grande e buona, alla quale è difficile resistere.

Ordinarono qualcosa da bere. Il magro-brizzolato studiò attentamente il suo gigantesco amico quasi calvo e disse:

- Lo so, lo so, hai perso i genitori, la moglie…

Calò un lungo silenzio. Il magro parlò di nuovo:

- Cosa fai adesso?

Il gigante distolse lo sguardo dalla grigia parete coperta di scure macchie di umidità, di colpo sorrise e si rianimò.

- Sono un venditore di mele – disse. – Vendo le mele: deliziose, renette, limoncelle… – elencò molte varietà di questo frutto, descrivendone anche i pregi. La sua voce era sonora, solenne e bella. Voci simili si sentono nei teatri, ai concorsi di recitazione, nei luoghi dove si esibiscono gli artisti.

Il magro-brizzolato continuava ad osservare il possente amico che parlava di mele in modo così insolito e solenne. E quando quello tacque, gli disse sottovoce:

- Anche tua sorella, Krystyna, è morta, l’ho saputo…

Il gigante, come se non avesse sentito, si sistemò sulla sedia, sollevò la testa quasi calva e riprese a parlare:

- Ogni giorno alle sette mi metto in cammino col mio carretto stracolmo di mele. Vedessi come sono belle… Mi fermo più volentieri all’angolo di una strada o del mercato. Invito la gente a comprare le mele. Comprano. Verso le mele nelle borse. Lo faccio con delicatezza e velocemente. Ho la mano adatta per le mele, io. Per fare questo bisogna avere la mano e la voce. Non tutti riescono ad essere venditori di mele.

Il gigante tacque per un po’ e restò pensieroso. E di nuovo disse:

- A poco a poco la catasta di mele sul carretto si abbassa, si appiattisce, e il mio portafoglio diventa sempre più gonfio. Sai cosa provo allora? Ti metterai a ridere… allora divento triste, mi dispiace per le mele…

Il magro-brizzolato sorrise stranamente e disse:

- Tuo fratello è stato ucciso, ho sentito.

Il gigante infilò la bella mano nella tasca e ne trasse una grossa mela rosata. La tenne sul palmo guardandola a lungo e replicò:

- Una del carretto la lascio sempre per me, non la mangio, la porto nella tasca, ogni tanto la prendo in mano, ogni tanto la guardo per un po’. Mi piace guardare le mele belle. Io ho sempre una mela in tasca, che abitudine stupida, vero?

(Versione di Paolo Statuti)

Jabłka (Le mele), tratto dalla raccolta Blizny (Le cicatrici), Kraków, WL,1960

(C) by Paolo Statuti