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Julio Llamazares, Le lacrime di San Lorenzo, Codice. Il libro del cuore della settimana

Creato il 13 aprile 2015 da Atlantidelibri

La citazione in apertura del libro ci porta alle parole di Sebald: “Sopra di noi la Via Lattea. Se guardo in verticale, vedo il Cigno e Cassiopea. Sono le stesse stelle che vedevo da bambino…..Fatico a credere di essere la stessa persona”. (e già questo richiamo ci ben dispone…)
Quello di LLamazares è uno splendido libro dedicato alla memoria e agli affetti intimi, al tempo che passa e allo scarto tra le illusioni e quanto poi ci viene riservato dalla vita, imbevuto dei momenti lieti e da quelli più dolorosi. Sono cose comuni a tutti gli esseri umani, direte voi, ma l’autore distilla con attenzione parole e sentimenti, riuscendo a renderle sulla pagina con grande capacità lirica  e filosofica. Non c’è supponenza, non si erge a “sommo poeta”, ma riesce a regalarci una intima  confessione sul sentimento del tempo che ci plasma, un dialogo con se stesso che si apre al resto del mondo, conquistandoci.
Fanno da filo conduttore le stelle del firmamento, quello stesso cielo osservato con il padre spesso assente, immersi nella quiete dei campi dominati dall’odore del luppolo, quella volta celeste sempre e comunque identica a quella che l’autore mostrerà al figlio Pedro.

Julio Llamazares, Le lacrime di San Lorenzo, Codice

Un libro sulla memoria, e su cosa fare quando i ricordi diventano più preziosi dei sogni. Il rapporto tra un padre e suo figlio esplorato con grazia e felicità, in una storia che racconta la bellezza e i mutamenti delle relazioni che scandiscono la nostra vita: la dolcezza inespressa di un padre verso il figlio, la tenerezza degli amanti, la crudeltà degli abbandoni. Come sfondo la Spagna di oggi e le lacrime di San Lorenzo, le stelle cadenti della notte del 10 agosto, un momento che segna nel romanzo lo scorrere del tempo e dei ricordi. Non è facile per un padre decidere se assecondare i sogni e le ingenuità del figlio, o se metterlo in guardia contro le disillusioni della vita reale. Così ripercorriamo con il protagonista la sua vita, le amanti, il lavoro, le delusioni e i momenti di felicità.

traduzione Paola Tomasinelli

Abbiamo parlato ancora in newsletter e in libreria di questo autore: ecco le nostre parole dedicate a Pioggia Gialla:

Chi frequenta Libreria Atlantide, la sua newsletter o il suo blog, avrà incontrato le nostri lodi a Luna da lupi, di Julio Llamazares. Complimenti da rinnovare anche per Pioggia Gialla, senza dubbio.
Il paese di Ainielle , collocato in un angolo solitario nelle montagne di Spagna, si è lentamente spopolato. Pioggia Gialla, un capolavoro della letteratura spagnola contemporanea, è il monologo disperato e disperante di Andres De Casas Sosas, ultimo abitante. È una sorta di testamento quello che ci lascia, indirizzato a chi si avventurerà tra i vicoli privi di vita del piccolo centro, dove una volta fioriva la vita. Un libro magnifico per quanto non consolatorio, illuminato dalla prosa di grande livello dell’autore, dalla tensione lirica che impregna ogni pagina. Attraverso i ricordi di Andres, rivive la storia di Ainielle, delle persone morte o fuggite per una vita più comoda lontano dalle montagne, delle ombre che vi si aggirano. E su tutto, sulla memoria (o sul suo delirio di sopravvissuto), imperversa il passare del tempo, con la pioggia gialla, l’alternarsi della stagioni con i suoni del fiume, il silenzio della neve.
Un capolavoro, vero e proprio, ripresentato ai lettori da un editore attento, Passigli, dopo l’ultima edizione proposta da Einaudi, ormai introvabile.

 

Julio Llamazares, Pioggia Gialla, Passigli

 

Andrés de Casas Sosas, il protagonista di questo romanzo, è l’ultimo abitante di Ainielle, un paese abbandonato dei Pirenei aragonesi. Una sorta di Robinson montanaro che racconta, in un monologo allucinato e spettrale, la fine di un mondo che è anche il suo. E la “pioggia gialla” delle foglie autunnali sembra scandire questo fluire del tempo, mischiandosi con la voce del narratore che evoca gli abitanti scomparsi, o meglio l’unica vita ancora possibile: quella della memoria, certo, ma anche quella della visione. Infatti, come scrive Paolo Collo nella postfazione, La pioggia gialla non è soltanto il romanzo di un uomo che muore assieme al suo paese, non è soltanto la fine di un’anima sempre più smarrita davanti all’inesorabile avanzare del nulla o l’allegoria di una morte individuale che inevitabilmente contagia quello che gli sta intorno; La pioggia gialla è anche, a ben vedere, un “realissimo” romanzo dell’orrore: la casa stregata, i fantasmi, le voci, il cimitero, i “non morti”, il sangue, “gli altri”, la natura ostile e velenosa, il delirio e l’abisso . . . un orrore quotidiano che in una ultima notte di vita si dilata all’intera storia di un paese e che la scrittura precisa e minuziosa -ma anche intensamente evocativa- di Llamazares fa rivivere in un romanzo indimenticabile, già assunto in Spagna all’onore dei grandi classici della letteratura più recente.

 


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